Tra leggende e realtà. Hawkins, Ainge, Divac,. Bryant e Nowitzki: quegli assi solo sfiorati

Connie nel 1977 fece un provino in Fortitudo, ma giocò solo gare ’immaginarie’. Il tedesco trascorse una settimana all’Arcoveggio. Era tutto fatto, poi i Mavericks.... Vlade avvistato ogni estate, e la moglie aveva affittato una villa in via di Roncrio.

di ALESSANDRO GALLO -
19 agosto 2024

Dici Meneghin e, a Basket City, il pensiero corre subito ad Andrea che, nell’estate del 2000, è l’oggetto di un derby di mercato feroce. Andrea l’anno prima ha vinto lo scudetto a Varese, quello della stella e pure l’Europeo di Francia con la Nazionale. Virtus e Fortitudo farebbero carte false pur di averlo in squadra. La spunta la Fortitudo, la Virtus si consola con Manu Ginobili.

Ma il Meneghin dal quale vogliamo partire, è il Menego originale. SuperDino, DinoMito: idolo incontrastato di Varese prima e di Milano poi. Nella seconda metà degli anni Ottanta, Meneghin è vicino, anzi, vicinissimo alla Fortitudo. Il presidente della Fortitudo, Germano Gambini, è sicuro di portarlo in via San Felice. Alla fine non se ne fa nulla.

Meneghin, nel senso del padre, è solo una delle mille storie estive di Basket City, sempre alla ricerca di stelle per infiammare la rivalità cittadina. Vicende che spesso sfociano nel mito. Ma dietro ogni buona leggenda, qualcosa di vero c’è.

La nostra storia parte dal 1977 con una vicenda vera, riscoperta e narrata magistralmente da Lorenzo Sani nel volume ‘Vale ancora tutto’. Stiamo parlando di Connie Hawkins, classe 1942, scomparso sette anni fa. Si tratta di un campione definito da Larry Brown Doctor J prima di Julius Erving e Michael prima di Jordan. Nel 1977, Connie arriva a Bologna, sponda Fortitudo. Dopo un provino viene bocciato – gli viene preferito Jeff Cummings –, ma lui resta ugualmente in città. Non ci sono né internet né i cellulari. Gli Stati Uniti sono talmente lontani che Hawkins riesce a vivere per una stagione a Bologna, ospitato da più amici.

Ogni settimana chiama casa, la moglie, per raccontare di partite mai giocate e valanghe di punti realizzati. E’ talmente credibile e bravo, come oratore, che negli States non hanno dubbi.

A Bologna, oltre per i provini, resta nell’immaginario per una partita giocata sotto Natale, mescolato ad atleti di Virtus, Fortitudo, Gira e semplici appassionati. Leggendario, ma anche vero.

Qualche anno dopo, è il 1981, mondo Virtus, l’avvocato Porelli, vuole rendere più competitiva la squadra. E’ rimasto legato a Kresimir Cosic che, negli Stati Uniti, ha giocato per Brigham Young University. E nello stato dello Utah c’è un ragazzino dai capelli rossi dei quali si dicono mirabilie. E’ un fenomeno nel basket, nel baseball (meglio di Michael Jordan) e pure nel football. Si chiama Danny Ainge: sembra a un passo dal firmare per la Virtus. Lo vedremo sì, ma solo in maglia Boston Celtics.

Negli anni Novanta, alimentata da Walter Bussolari (storica voce del Playground dei Giardini Margherita), si parla di nuovi possibili approdi in bianconero. Stavolta il bersaglio è grosso. E’ uno alto 216 centimetri che, a Bologna, vedono in ogni angolo. E’ Vlade Divac. C’è chi giura di aver visto la moglie di Divac – Ana – firmare un contratto per l’affitto di una villa in via di Roncrio. Ora, i 216 centimetri di Vlade Divac non possono passare inosservati, ma la moglie di Vlade, con tutto il rispetto per la signora, chi la conosce davvero?

Divac a Bologna ci arriva. Ma solo perché si trova, per turismo, a Venezia. Deve essere operato di appendicite, il gigante serbo. Vlade chiama l’amico Danilovic, Sasha telefona al dottor Rimondini, medico Virtus. Ricovero e operazione a Bologna sì, canestri per la V nera no.

Nel 1998 i colpi sfiorati sono addirittura due. Uno di chiama Predrag Stojkovic detto Peja. E’ un grande amico di Zoran Savic. Basterebbe questo per avvicinarsi al mondo Virtus. Peja è un giovane di belle speranze che gioca nel Paok e ha preso la cittadinanza greca. Finisce ai Sacramento Kings, rapito dalla Nba. E la Nba porta via alle Due Torri e alla Virtus un gigante che, una settimana in via dell’Arcoveggio, la trascorre davvero. E’ un tedesco che si chiama Dirk. Ettore Messina ha ricevuto ottime referenze da Sandro Gamba. Così Nowitzki prende la strada di Bologna: si allena per sette giorni, di nascosto da tutti. E’ in parola con la Virtus. Se non ci sarà la Nba di mezzo. Il fatto è che quel giovane tedesco è talmente bravo che a Dallas non ci mettono molto a farlo firmare. Dirk resta solo un sogno.

Più recentemente, c’è la suggestione Bryant. Ma Kobe non è una leggenda: è il frutto del lockout e di un’intuizione di Claudio Sabatini. Il lockout viene sospeso, la Nba torna in campo. Kobe non si muoverà da Los Angeles.

Sogni anche di allenatori. Avete presente l’icona Dan Peterson? Forse non tutti sanno che, l’uomo che ha rivoluzionato il basket in Italia, è solo una seconda scelta. Anzi, una ‘riparazione’. L’avvocato Porelli, nel lontano 1973, è già d’accordo con Rollie Massimino, icona dei canestri universitari. Tutto fatto se non fosse che, Villanova University, propone a Massimino il ruolo di head coach. I Wildcats sono il sogno del popolare Rollie che, non a caso, resta seduto su quella panchina ininterrottamente dal 1973 al 1992. Ma, pur essendo una ‘seconda scelta’, non è che la Virtus abbia poi sbagliato più di tanto con Dan numero uno. Magari si potrebbe discutere su George Bisacca (1982),esonero e panchina Virtus al vice, Mauro Di Vincenzo. Ma questa è un’altra storia.

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