Carlo Ancelotti è dottore: “Il calcio è passione, equilibrio e rispetto”

Conferita a Parma la laurea ad honorem in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate. Il tecnico del Real commosso: “Tanti esami in questo lungo viaggio, il calcio mai un lavoro e continua a piacermi tantissimo”

di PAOLO GRILLI -
11 ottobre 2023
Carlo Ancelotti, 64 anni, dopo la proclamazione

Carlo Ancelotti, 64 anni, dopo la proclamazione

Parma, 11 ottobre 2023 – Tocco e toga. Ecco il dottor Carlo Ancelotti, neo laureato e commosso in quella Parma che lo fece decollare tra i professionisti del pallone. La laurea magistrale ad honorem in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive e adattate giunge come riconoscimento per il suo contributo enorme al mondo del pallone, in cui ha saputo trionfare e indicare la strada sia sul campo che in panchina. Un Auditorium Paganini da tutto esaurito ha fatto da teatro alla cerimonia che ha visto Carletto visibilmente emozionato (“è genetica, tutti nella mia famiglia si commuovono nelle occasioni importanti”).  Il rettore dell’Università di Parma Paolo Andrei ha sottolineato come questa sia stata una giornata di festa, ricordando però nel suo intervento l’”estrema tragedia” che si consuma non lontano dall’Italia.  Nella laudatio del professor Marco Vitale e del giornalista Luigi Garlando, sono stati ricordati gli innumerevoli trionfi di Ancelotti, che però ha saputo superare traumi notevoli, come i gravi infortuni o la sconfitta del 2005 del suo Milan col Liverpool. Ostacoli che hanno fatto crescere ulteriormente questo eccezionale uomo normale. E poi, la parola a lui. Ovazione della platea, come a un gol del Real.  ”Ogni tre giorni continuo a fare esami e devo dire che il titolo di dottore mi piace, ne sono onorato – dice l’allenatore –. Il talento è genetico, puoi imparare a gestirlo al meglio. Ma è importante sottolineare come lo sport sia di tutti, per migliorare soprattutto confrontandosi con se stessi. Io ero un ragazzino cresciuto sul campo dell’oratorio a Reggiolo, poi ho fatto tanti passi successivi. La mia carriera ha avuto momenti fantastici ma anche critici, L’esperienza ti insegna a superarli. Io – ha proseguito Ancelotti nella sua lectio doctoralis, in prima fila ad assistere anche Arrigo Sacchi – sono molto calmo e molto paziente. Non devo cambiare me stesso. So ascoltare e se serve cambiare parere. Il calcio è fatto di persone, e la persona è quello che uno è, non quello che fa. Solo con Arrigo Sacchi ho capito davvero che non è uno sport individuale. Serve equilibrio, serve stare al passo di tutti questi cambiamenti. Per me il calcio non è un lavoro, mi piace ancora tantissimo. Non è sacrificio. L’imprevedibilità, l'incertezza sono ciò che lo rendono speciale. Certo, sono nonno e ora pure laureato, non sono più quel ragazzino che giocava con gli amici fin quando il sole non calava”.

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