Cesena: il sogno è (praticamente) realtà

Toscano che salta addosso ai suoi ragazzi, l’inchino del patron. Il gol di Shpendi ha rotto ogni indugio: la promozione è a un passo

di LUCA RAVAGLIA -
13 marzo 2024
Il presidente del Cesena John Aiello si ’inchina’ al passaggio dell’allenatore Domenico Toscano dopo la vittoria sul Gubbio

Il presidente del Cesena John Aiello si ’inchina’ al passaggio dell’allenatore Domenico Toscano dopo la vittoria sul Gubbio

Cesena, 13 marzo 2024 – Orogel Stadium Dino Manuzzi, lunedì sera, 29’ del secondo tempo. Cristian Shpendi segna il 2-0 che piega il Gubbio. Che gol. Il gol. Quello che si scrive con la B maiuscola. La ‘B’ di ‘Promozione’. Va bene, l’approccio lessicale sarà anche rivedibile, ma il messaggio è chiarissimo e inconfutabile: è (praticamente) fatta. Se ne sono resi conto tutti quelli che erano lì l’altra sera, 10.120 persone, più l’arbitro, gli avversari, gli steward e le forze dell’ordine. Non lo dice la matematica, per la quale servirà aspettare ancora qualche turno, visto che gli attuali 9 punti di margine sulla Torres che insegue, in sette gare a disposizione che ne mettono in palio 21, sulla carta non valgono niente.

Ma lunedì sera, al 29esimo minuto del secondo tempo, tutti i sofismi del mondo sono stati risucchiati nella rete sotto la Curva Mare dal bolide con guida senza conducente manovrato da remoto da Cristian Shpendi. È lì che tutto è cambiato. Lì sono successe cose che prima di allora mai viste. Mister Domenico Toscano è scattato come non avrebbe fatto neanche il miglior Mazzone: da bordo campo lo si è visto arrivare come al rallentatore, anche se lui andava a tutta. Prima sfuocato, nell’inquadratura fissa su Shpendi che esultava rivolto alla curva, poi sempre più nitido.

L’esultanza di Toscano dopo il gol di Shpendi: il mister si è lasciato andare come mai prima d’ora
L’esultanza di Toscano dopo il gol di Shpendi: il mister si è lasciato andare come mai prima d’ora

È arrivato dove voleva arrivare quando intorno a Cristian si era formato il classico assembramento esultante: era in ‘ritardo’ e allora è andato di slancio. Si è buttato sopra a tutti, mentre con le mani cercava la maglia numero 9 e con la voce non aveva spazio per le parole, solo grida. E intanto la curva davanti a lui strabordava. "Non lo avevo mai fatto in tutta la carriera, di andare così ad abbracciare un giocatore" dirà il tecnico in sala stampa, citando il calore dei tifosi e il pathos del momento.

Perché in effetti quello era il momento. Quando la strada prima del traguardo è ancora da macinare ma poi ti giri, guardi gli altri e l’unica cosa che sai fare è pensare: “Non ci prendono più”. È vero, questo Cesena non lo prende nessuno. E allora i minuti che restano passano, arrivano i cori sulla capolista che se ne va e arriva il presidente John Aiello che corre in campo.

Toscano ha salutato la curva correndo fin lì sotto, applaudendo e ringraziando. Mentre il mister sta uscendo Aiello, mega professionista neworkese, lo agguanta con la passione di un ragazzino e lo abbraccia. Il tecnico ricambia, poi il presidente si inchina, prostrando le mani in uno scherzoso segno di assoluto rispetto. "È una piazza che si merita un livello più alto di questo – rilancerà davanti ai microfoni di RaiSport –. Abbiamo un grande mister, una grande squadra, grandi dipendenti: hanno fatto tutto loro, noi siamo solo i custodi di questa bellissima Cesena. Sono orgoglioso".

Non sono frasi che dici a metà del guado e non è questione di scaramanzia. È questione che ormai il fango della serie C nel quale si sguazza dal 2019 (dopo un anno nella melma della D) ha sporcato abbastanza la divisa bianconera. Manca il colpo della staffa, il Cesena non deve mollare ora. E non lo farà. Ma Cesena può cominciare a godersi il momento. Perché ha ragione Aiello: se lo merita.

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