Cesena: il sogno è (praticamente) realtà
Toscano che salta addosso ai suoi ragazzi, l’inchino del patron. Il gol di Shpendi ha rotto ogni indugio: la promozione è a un passo

Il presidente del Cesena John Aiello si ’inchina’ al passaggio dell’allenatore Domenico Toscano dopo la vittoria sul Gubbio
Cesena, 13 marzo 2024 – Orogel Stadium Dino Manuzzi, lunedì sera, 29’ del secondo tempo. Cristian Shpendi segna il 2-0 che piega il Gubbio. Che gol. Il gol. Quello che si scrive con la B maiuscola. La ‘B’ di ‘Promozione’. Va bene, l’approccio lessicale sarà anche rivedibile, ma il messaggio è chiarissimo e inconfutabile: è (praticamente) fatta. Se ne sono resi conto tutti quelli che erano lì l’altra sera, 10.120 persone, più l’arbitro, gli avversari, gli steward e le forze dell’ordine. Non lo dice la matematica, per la quale servirà aspettare ancora qualche turno, visto che gli attuali 9 punti di margine sulla Torres che insegue, in sette gare a disposizione che ne mettono in palio 21, sulla carta non valgono niente.
Ma lunedì sera, al 29esimo minuto del secondo tempo, tutti i sofismi del mondo sono stati risucchiati nella rete sotto la Curva Mare dal bolide con guida senza conducente manovrato da remoto da Cristian Shpendi. È lì che tutto è cambiato. Lì sono successe cose che prima di allora mai viste. Mister Domenico Toscano è scattato come non avrebbe fatto neanche il miglior Mazzone: da bordo campo lo si è visto arrivare come al rallentatore, anche se lui andava a tutta. Prima sfuocato, nell’inquadratura fissa su Shpendi che esultava rivolto alla curva, poi sempre più nitido.

È arrivato dove voleva arrivare quando intorno a Cristian si era formato il classico assembramento esultante: era in ‘ritardo’ e allora è andato di slancio. Si è buttato sopra a tutti, mentre con le mani cercava la maglia numero 9 e con la voce non aveva spazio per le parole, solo grida. E intanto la curva davanti a lui strabordava. "Non lo avevo mai fatto in tutta la carriera, di andare così ad abbracciare un giocatore" dirà il tecnico in sala stampa, citando il calore dei tifosi e il pathos del momento.
Perché in effetti quello era il momento. Quando la strada prima del traguardo è ancora da macinare ma poi ti giri, guardi gli altri e l’unica cosa che sai fare è pensare: “Non ci prendono più”. È vero, questo Cesena non lo prende nessuno. E allora i minuti che restano passano, arrivano i cori sulla capolista che se ne va e arriva il presidente John Aiello che corre in campo.
Toscano ha salutato la curva correndo fin lì sotto, applaudendo e ringraziando. Mentre il mister sta uscendo Aiello, mega professionista neworkese, lo agguanta con la passione di un ragazzino e lo abbraccia. Il tecnico ricambia, poi il presidente si inchina, prostrando le mani in uno scherzoso segno di assoluto rispetto. "È una piazza che si merita un livello più alto di questo – rilancerà davanti ai microfoni di RaiSport –. Abbiamo un grande mister, una grande squadra, grandi dipendenti: hanno fatto tutto loro, noi siamo solo i custodi di questa bellissima Cesena. Sono orgoglioso".
Non sono frasi che dici a metà del guado e non è questione di scaramanzia. È questione che ormai il fango della serie C nel quale si sguazza dal 2019 (dopo un anno nella melma della D) ha sporcato abbastanza la divisa bianconera. Manca il colpo della staffa, il Cesena non deve mollare ora. E non lo farà. Ma Cesena può cominciare a godersi il momento. Perché ha ragione Aiello: se lo merita.
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