La nuova Champions sorprende le big. Crisi Real, City e Psg: altro che show
Tre favorite costrette alla rimonta: pesano anche gli infortuni, ma per ora i colpi alla Mbappé non pagano
Paris Saint-Germain fuori, Real Madrid dentro ai playoff per il rotto della cuffia, Manchester City dentro, sì, ma come primo degli ultimi: può non piacere, il nuovo format della Champions League, e di sicuro la sua formula astrusa non ne aiuta comprensione e proiezioni, tuttavia leggere la classifica fa effetto, soprattutto ora che la metà del cammino è stata superata, quando sono state giocate 5 giornate su 8.
La sensazione è quella di un totale rimescolamento delle carte, quasi un ribaltamento del tavolo, almeno per alcune delle favorite, quelle citate in precedenza, con i francesi al venticinquesimo posto con appena 4 punti, i madrileni ventiquattresimi a 6 – tutte dietro a realtà minori come Bruges, Dinamo Zagabria, Feyenoord e Celtic – e il City a 8, diciassettesimo e atteso, nel prossimo turno, dalla trasferta in casa di una Juventus che ha i suoi stessi punti, cioè pochi rispetto alle aspettative.
Quasi un mondo al contrario, non fosse in realtà che nei primi tre posti si trovano curiosamente tre squadre che sono state le finaliste perdenti delle ultime tre edizioni: davanti a tutti il Liverpool che arrivò all’ultimo atto nel 2022, quindi l’Inter (2023) e il Borussia Dortmund (2024), quando appunto a festeggiare furono Real, City e ancora Real, che oggi guardano gran parte della compagnia dal basso. Per intenderci: può ancora succedere di tutto, perché mancano ancora tre partite e l’ultima delle qualificate dirette, il Monaco, di punti ne ha 10, tuttavia alcuni risultati fanno specie.
Il Real, nostra Signora della Champions, è forse quello che fa più effetto: partito da campione in carica e con la grancassa dell’arrivo di Mbappé, pur avendo aggiunto uno dei migliori attaccanti del mondo la squadra di Ancelotti sta sperimentando l’effetto figurina, quello secondo cui il risultato dell’aggiunta di nuovi addendi è, in realtà, una sottrazione. Le sconfitte contro Lilla, Milan e Liverpool si spiegano anche così, e del resto le Merengues – che, già privi di Vinicius, Tchouameni e Rodrygo, hanno perso Camavinga: salterà la sfida con l’Atalanta – sono dietro al Barcellona anche nella Liga.
Più complicato il discorso relativo al City di Guardiola, incappato in una crisi inedita in era Guardiola, nella quale il pareggio di Manchester col Feyenoord ha posto fine a una sequenza di cinque sconfitte consecutive tra campionato e coppe. Nulla è perduto, ma qualcosa di compromesso c’è e – al netto dei rischi del processo della Premier per le violazioni del fair play finanziario – sul campo la situazione non è spiegabile solamente con gli infortuni di Rodri e Dias. La penultima giornata, a gennaio, vedrà peraltro il city affrontare un’altra grande delusa, il Psg, che guida la Ligue 1 ma in Champions ha battuto solamente il Girona e, se si chiudesse oggi, sarebbe addirittura fuori.
Fa meno rumore, ma è comunque clamoroso, vedere poi il Lipsia al palo: 0 punti per la prima squadra Red Bull, ultima con i vasi di coccio Slovan Bratislava e Young Boys (prevedibilissimi), ma addirittura dietro al Salisburgo (3 punti), il fratello più vecchio, ma cadetto, foraggiato dal medesimo colosso energetico. Attenzione, però: restano un turno a metà dicembre e due la seconda metà di gennaio. A mercato aperto, e può non essere un dettaglio.
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