Diego non ha smesso di vincere. Argentina, Napoli, Barcellona,. Siviglia e Boca: l’anno incredibile di tutte le squadre di Maradona

Il Pibe è scomparso il 25 novembre 2022, ma la sua magia continua a spingere le maglie che ha indossato. Dal Mondiale in Qatar allo scudetto sotto il Vesuvio e in Spagna: manca solo la finale di Copa Libertadores.

di PAOLO FRANCI -
11 ottobre 2023
Argentina, Napoli, Barcellona,. Siviglia e Boca: l’anno incredibile di tutte le squadre di Maradona

Argentina, Napoli, Barcellona,. Siviglia e Boca: l’anno incredibile di tutte le squadre di Maradona

"Si yo fuera Maradona, viviría como él", Se io fossi Maradona vivrei come lui. In una canzone di Manu Chao di 15 anni fa, si sintetizzava quello che pensavano in molti, inciampando in un grossolano equivoco. Il pensiero del cantautore francese figlio di immigrati spagnoli si riferiva non alla dissolutezza maradoniana, ma all’ineluttabilità dell’essere tutte cose con la ’D’: Diego, Diez, Dios e inevitabilmente Destino. E quindi di non aver altra scelta. El Dios del futbol. Il Dio del pallone. E quando sei un pezzo unico del genere umano, è impossibile essere omologati a qualsiasi cosa, comportamento compreso. Quel "viviría como él" questo significa: non c’è altra via che essere quello che sei. Una condanna e un’assoluzione. Un dono e un abisso.

Quando, quel 22 giugno del 1986 la toccò di mano affondando i ’maledetti’ inglesi, per lui, per El Diez, quelli erano colleghi ma anche quelli delle Malvinas, le Falkland, fu proprio lui a dire che era stata la "Mano de Dios" a punire l’invasore inglese, passando per un campo di calcio e una divinità del pallone.

Ps: l’idea che Maradona un po’ riferisse a se stesso parlando di quel divino tocco mancino, ce l’abbiamo ancora oggi. D’altra parte, se uno ne fa quante ne ha fatte lui – distruggendo il proprio corpo fino a quel maledetto 25 novembre 2021 – giorno in cui Diego ha preso il volo per l’ultima volta senza però ritrovarsi un portiere davanti - vuol dire che è davvero una divinità. Una di quelle che possono permettersi di frequentare il bene e il male con lo stesso identico effetto: l’idolatria delle folle.

E se sei Diez, Dios, Diego e Idolo, finisce che la devozione pallonara un po’ sacrilega possa diventare venerazione, accarezzando l’onirico e l’immateriale. E cioè una sorta di “Diego è ovunque“, tra pellegrinaggio e ossessione da memorabilia. Lo abbiamo visto accadere con Elvis Presley, John Lennon, Michael Jackson. Si arriva a credere addirittura che non siano morti. Ci si convince che si siano ritirati chissà dove e qualcuno sostiene pure di averli visti. Come gli Ufo. Perché loro come Diego, in fondo sono alieni.

Chissà, tra qualche tempo qualcuno se ne uscirà convinto di aver visto El DIez chissà dove. Anzi, è giù successo qui da noi, nel giugno 2022, qualcuno l’ha visto in tribuna a Wembley per Italia-Argentina. Eh già, lui è ovunque e aumenta la leggenda. Se poi succede quel che è accaduto in questi ultimi mesi, beh, come fai a non vedere Diego ovunque? A pensare che sia stata la Mano de Dios, del Diez, di Diego e del Destino?

Succede che a meno di un anno dalla morte di Maradona, una serie di eventi incredibili si siano materializzati. Succede che il Napoli riesca a vincere lo scudetto dopo una vita, tra l’altro in uno stadio che si chiama Maradona. E l’ultima volta l’aveva vinto con e grazie a Diego. Succede che l’Argentina vinca il Mondiale. L’ultima volta l’aveva vinto con Diego, proprio nell’edizione della Mano de Dios. Succede che il Barcellona, suo grande amore prima del Napoli vince la Liga e il Siviglia, avventura intensa, ma breve post Napoli, porti a casa l’Europa League battendo la Roma. E mica finisce qui, perchè poi c’è il Boca Juniors. Già il Boca del suo cuore. Diego non c’è più ma è come se ci fosse ancora a correre in campo con gli Xeneizes: titolo argentino nel 2022, due coppe consecutive e adesso la finale di Copa Libertadores il prossimo 4 novembre con il Fluminense. Coincidenze forse esoteriche, paranormali. Coincidenze che a chi è incline alla credenza popolare, alla superstizione, diventano leggenda perchè, com’è che si dice? Non è vero ma ci credo. E il fatto che sia accaduto con un uomo del popolo, beh. Michael Jackson, John Lennon, lo stesso Elvis, erano pianeti irraggiungibili. Diego era l’eroe della gente, del popolo, delle classi sociali meno scintillanti.

"Yo soiy el Diego de la gente" è il titolo della sua autobiografia, di un adorabile manigoldo che per non dimenticare mai da dove veniva, si era tatuato Che Guevara e FIdel Castro – altra dettaglio che alimenta la leggenda: anche ’il Lider Maximo’ è morto il 25 novembre come El Diez – imprimendosi sulla pelle il popolo, sempre presente tra gloria e milioni. Ecco perché oggi credere che Diego sia ovunque, nelle teste, nelle superstizioni, nei gesti e nei trionfi delle sue squadre è più facile, perché in fondo lui non se n’è mai andato veramente.

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