Euro 2032 nostri per metà, chance storica. Nodo stadi: parte già una sfida interna

Edizione condivisa con la Turchia. Si giocherà in cinque o forse sei città italiane, corsa contro il tempo per avere impianti all’altezza

di PAOLO GRILLI -
11 ottobre 2023
Euro 2032 nostri per metà, chance storica. Nodo stadi: parte già una sfida interna

Euro 2032 nostri per metà, chance storica. Nodo stadi: parte già una sfida interna

Un’assegnazione che profuma intensamente di ottimismo e che porta con sé anche grandi promesse. Come già previsto – non c’erano altre candidature oltre alla nostra ’congiunta’ – l’Italia, assieme alla Turchia, ospiterà gli Europei del 2032. Praticamente domani, in un calcio che tritura tutto alla velocità della luce, e in un mondo che si ciba di futuro.

Squilli di tromba dovuti e meritati, fari che iniziano già a puntare verso il Bel Paese. Almanacchi che ci ricordano prepotentemente la nostra impresa in casa del 1968, con la ’doppia finale’ vinta contro la Jugoslavia. E pure l’altra edizione italiana del 1980, quella che ci vide terminare al quarto posto due anni prima del trionfale Mundial, senza contare il trionfo del 2021 con il decollo proprio da casa nostra, con il girone all’Olimpico.

Ma poi, la questione centrale è già quella degli stadi. Le sedi azzurre della rassegna saranno cinque, ma c’è margine per salire a sei. Solo a ottobre 2026 si dovrà fissare la lista gli impianti ospitanti, e in questi tre anni si potrà ambire a massimizzare il nostro peso nel torneo. Un’opportunità, nell’ambito di una formula ’diffusa’ che oggi è quella preponderante, e che non è nemmeno più il caso di contestare: lo ’spezzatino’ tra nazioni è necessario per contenere i costi esorbitanti, e pure la facilità negli spostamenti e la copertura mediatica preponderante rispetto alla peculiarità del luogo della contesa.

Sono dieci le città per ora candidate a diventare palcoscenici di Euro 2032: Roma, Milano, Torino, Napoli, Genova, Bari, Bologna, Firenze, Verona e Cagliari. Palermo è poi la prima pronta a subentrare. Partirà da subito un’accesa competizione interna per aggiudicarsi le partite, anche solo quella dei gironi. E gli impianti dovranno farsi trovare pronti, moderni, confortevoli. Quello che adesso proprio non sono, visto che la nostra serie A può contare mediamente su stadi di 68 anni.

"Dobbiamo mettere insieme in questi tre anni tutte le forze poter offrire un pacchetto credibile – dice il presidente federale Gabriele Gravina –. Già tre sono stati considerati in modo positivo (San Siro, Olimpico, Allianz Stadium, ndr), ne mancano due o tre". Cagliari, Firenze e Bologna sono avvantaggiate, perché hanno progetti già definiti e con copertura finanziaria.

La figura ancora fantomatica, ma che si spera presto concreta, del commissario degli stadi chiamato ad accelerare le procedure per la realizzazione di nuove strutture, o per il rimodernamento delle vecchie, appare sempre più fondamentale. Speriamo che la carica di Gigi Buffon e Ilaria D’Amico, nostri orgogliosi ambassador ieri a Nyon, sia quella di un movimento intero per ridarsi lustro. Anche perché, ed è un fatto incontestabile, un Europeo trascina con sé enromi costi, ma pure un indotto da record.

Ieri è stata assegnata anche l’edizione che precederà la nostra, quella del 2028 in Regno Unito e Irlanda. Delle dieci sedi sei saranno in Inghilterra e una ciascuna in Irlanda del Nord, Repubblica d’Irlanda, Scozia e Galles. Wembley dovrebbe ospitare la finale sette anni dopo quella del nostro trionfo. Gli organizzatori stimano che il torneo genererà circa tre miliardi di euro di benefici economici per le cinque nazioni ospitanti. Nel 2016 l’indotto per la Francia fu di 1,9 miliardi. Cifre che autorizzano a stimare un giro di affari miliardario per l’Italia nel 2032: una chance unica, sperando poi di essere protagonisti anche sul campo.

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