Euro 2024, il ’napoletano’ Gaudino: "Attenti ai tedeschi"

Vinse la Bundesliga con lo Stoccarda, arrendendosi a Maradona in Coppa Uefa: "Nagelsmann sta ricostruendo la Germania"

di LORENZO LONGHI
16 giugno 2024

Maurizio Gaudino con il figlio Gianluca

Roma, 16 giugno 2024 – Di Maurizio Gaudino, negli archivi Rai, resta un’intervista che è una perla rara. 3 maggio 1989, finale di andata della Coppa Uefa tra Napoli e Stoccarda. Lui, napoletano di Brühl, nel Baden-Württemberg, segna, ma il suo Stoccarda perde 2-1, con il ritorno ancora da giocare. L’inviato lo intercetta a fine gara e Gaudino risponde con una cadenza napoletana strettissima, quella imparata a casa. Quattro anni più tardi avrebbe anche vestito la maglia della nazionale tedesca.

Oggi, a 57 anni, vive a Monaco, lavora da procuratore, ha visto giocare il figlio Gianluca (insieme nella foto) nel Chievo e, nella sua Germania, vive il clima dell’Europeo giorno dopo giorno, "perché qui tutti vogliono che la nazionale vinca in casa sua, deve provarci e arrivare almeno ai quarti di finale".

Gaudino, chi è la favorita del torneo?

"Difficile dirne una: se la giocheranno Francia, Italia, Spagna, Germania e Inghilterra, ma tutto dipenderà dagli abbinamenti degli ottavi, perché con il passaggio delle quattro migliori terze può accadere di tutto".

La Germania ha iniziato bene, ma viene da anni di crisi. Perché?

"Perché non crede più in sé stessa e c’è molta negatività. Il talento non è mai mancato, ma nell’ultimo periodo con Löw in panchina e in quello con Flick la Germania non è mai stata squadra. Per questo Europeo, per il morale, la prima partita è stata molto importante".

Vede similitudini con Germania 2006, quando arrivò in semifinale nel Mondiale di casa?

"Qualcuna perché la nazionale veniva da un pessimo Europeo, ma da lì ripartì e fino al 2014 arrivò sempre sul podio europeo e mondiale. Nagelsmann sta ricostruendo una Germania forte, a prescindere da come andrà qui".

E l’Italia?

"Non passare il girone è quasi impossibile, basta davvero poco, per il resto dipenderà dall’euforia che si creerà, se si creerà. Ma tre anni fa la sua vittoria fu una sorpresa".

Le piace Spalletti?

"Sta dando alla squadra il ritmo e il gioco che ho visto nel suo Napoli, ma l’Italia andrà valutata nelle partite più importanti".

Già, Napoli. Per lei non è un luogo comune, per origini e per quella finale di Uefa nel 1990.

"Non avrei mai voluto perdere una finale, ma se proprio avessi dovuto, avrei accettato di perderla in quel modo: io, figlio di napoletani, contro la mia squadra del cuore, contro Maradona. All’andata mia madre, alla Rai, disse che avrebbe voluto la vittoria del Napoli, ma un mio gol. Quel giorno era il suo compleanno: andò proprio così".

Con lo Stoccarda nel 1992 vinse la Bundesliga. Fu il suo momento migliore in carriera?

"Sì, perché vincere a Stoccarda non è facile, e mi guadagnai anche la nazionale. E chi prima mi insultava perché italiano, lì iniziò a fare il tifo per me".

Ha giocato anche nel City, ma era un altro mondo, all’epoca.

"Andai a Manchester nel dicembre del 1994, nulla a che vedere con ciò che il City è oggi: la squadra lottava per non retrocedere, erano tempi difficili per la società, ma ci salvammo anche grazie al mio aiuto. Tuttora vengo invitato allo stadio dal club, per salutare i tifosi: non sono ancora riuscito ad andarci, ma lo farò, è un onore. Significa che un pezzo di storia del City l’ho scritto anche io".

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