"Andrea Belotti: il centravanti generoso della Fiorentina"

Il centravanti Andrea Belotti della Fiorentina si distingue per la generosità in campo, ma la mancanza di gol potrebbe mettere in discussione il suo futuro con la squadra. La sua dedizione al gioco e alla squadra è apprezzata, ma nel calcio i gol sono ciò che conta davvero.

13 marzo 2024

Andrea Belotti, in prestito alla Fiorentina fino a fine stagione

Come la discrezione al Grande Fratello, la generosità non dovrebbe essere roba da centravanti, visto l’istinto da predatore egoista che da sempre li caratterizza. Però l’anomalia talvolta ha i suoi lati positivi e anche la Fiorentina nel tempo si è trovata ad applaudire centravanti con la dote della generosità. Lo era per dire Mario Maraschi, a cui Chiarugi e Amarildo avrebbero dovuto innalzare un monumento. Lo era il gringo Clerici e lo era pure Ciccio Graziani, che quando dopo essersi sgropponato per gli altri andava in debito di ossigeno, tirava giù i calzettoni a mo’ di spia rossa dell’auto in riserva. Anche Andrea Belotti da Calcinate, 181 centimetri di potenza ingobbita, sembra appartenere alla categoria. Un numero 9 bravo a tenere palla in avanti, a farsi fare falli utili a rifiatare e aggiungere chili in difesa nei recuperi. L’identikit del centravanti generoso, appunto.

Ora: perché dentro la sua corazza da bomber sia germogliato il fuoco garbato della prodigalità è difficile da dire. Forse i suoi inizi da mediano nelle giovanili dell’Albinoleffe gli hanno fatto sviluppare un’etica del pallone diversa da chi nasce centravanti. L’etica di chi deve dedicare più tempo alla causa comune che non allo specchiarsi nello stagno di Narciso proprio del numero 9. Di certo, molto del suo calcio profuma di una filosofia morale di provincia. Compreso il soprannome, "Gallo", e quell’esultanza del dopo gol a mimarne la cresta. Tutto nasce da un amico, ovvero Jury Gallo, talento puro ma indisciplinato che nel calcio non riesce a sfondare e dunque apre un bar a Calcinate. Quando con la maglia dell’Albinoleffe in serie C a 19 anni Belotti segna il suo primo gol da professionista, è del tutto naturale andare a esultare sotto la tribuna ripetendo il gesto che l’amico Jury faceva sui campetti delle giovanili nella bergamasca.

Sì, "il Gallo", un centravanti moderno capace di infiammare ogni tifoseria per quell’idea che consegna di non risparmiarsi mai nei novanta minuti. Anche nella Fiorentina ciò che lo fa apprezzare è questo. La sua presenza totale nella partita, il suo sacrificarsi su tutto il fronte d’attacco non solo per colpire in proprio ma anche nell’aprire spazi agli altri. Roba buona che anche domenica scorsa con la Roma gli ha fatto incassare gli applausi dello stadio e voti buoni in pagella sui quotidiani. Roba però che merita un’avvertenza Perché alla fine nella storia del calcio la generosità è una sensazione mentre ciò che resta negli almanacchi è il numero dei gol. E fin qui di gol Belotti ne ha segnati pochi: uno soltanto in 7 partite. Ecco: il sospetto è che per tracciare un solco (e restare in maglia viola anche il prossimo anno) serva qualcosa di più. Che la dura legge del gol non è, ahimè, soltanto il titolo di un album di successo degli 883 ma qualcosa che per i centravanti è ragione di vita. Ciò che stampiglia la differenza fra l’auspicabile e il celebrato, fra l’idea della generosità e l’impronta del campione, insomma. Segna di nuovo "Gallo", che Firenze aspetta solo questo per consacrarti appieno.

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