Edoardo Bove: impiantato defibrillatore sottocutaneo dopo arresto cardiaco

Il giocatore della Fiorentina, Edoardo Bove, ha ricevuto un defibrillatore sottocutaneo dopo un arresto cardiaco in campo.

di PAOLO CHIRICHIGNO
11 dicembre 2024
L’intervento è riuscito. Ora può tornare a casa

Lo striscione per Edoardo Bove esposto da tifosi e atleti della Fiorentina (Germogli)

La nuova vita di Edoardo Bove è iniziata ieri alle 7,30 a Careggi, quando nel reparto di Emodinamica gli è stato impiantato il defibrillatore sottocutaneo. Ora il giocatore della Fiorentina, 22 anni, conta i giorni per tornare a casa. Senza l’apparecchio salvavita, non avrebbe potuto lasciare l’ospedale.

Il ragazzo è stato sempre informato dallo staff medico che lo ha preso in cura alle 18,30 di due domeniche fa, dieci minuti dopo che era crollato in campo per un malore e poi aveva avuto un arresto cardiaco in ambulanza, subito defibrillato grazie al Dae. Ora per Bove inizia un periodo di riposo a casa, e siamo sicuri che non veda l’ora di andare a trovare i compagni al Viola Park (ieri la Fiorentina ha annunciato che il giocatore sta bene e ha chiamato in sede). Tra domani e sabato dovrebbero arrivare le sue dimissioni da Careggi.

Fare adesso qualsiasi altra previsione sul futuro (sportivo e non) è inutile, perché si attendono i risultati degli esami genetici: dovranno stabilire se la lesione al ventricolo sinistro dipenda da un esito cicatriziale dovuto alla miocardite post Covid del 2020, o se invece si sia in presenza di una cardiomiopatia di origine genetica, come quella aritmogena. Stop. Chi si vuol spingere oltre rischia di scrivere cose inesatte o campate in aria.

"Rimuovere un defibrillatore è una follia e non credo che quello inserito a Bove sarà rimosso perché parliamo di prevenzione secondaria". Così Massimo Grimaldi, presidente designato dell’Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri e direttore di Cardiologia dell’Ospedale Miulli di Acquaviva delle Fonti. "Se il ragazzo avesse avuto un arresto cardiaco provocato da una causa non removibile con certezza, il defibrillatore è l’unica strada ed è il protocollo che sarebbe seguito in ogni caso, al di là del fatto che sia giovane e atleta – precisa Grimaldi –. Va impiantato con una indicazione assoluta perché è un dispositivo per la prevenzione".

La questione è il ritorno in campo che "a mio avviso non è praticabile, non solo a livello agonistico". A dirlo è il cardiochirurgo Luigi Chiariello, già docente all’Università di Tor Vergata, che operò al cuore Papa Benedetto XVI.

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