Fiorentina, parla Pradè: "Da Gud a Nico, vi spiego la rivoluzione dopo la finale di Atene"

Il direttore sportivo della Fiorentina ha tenuto la conferenza stampa di fine mercato e ha parlato di tantissimi argomenti. Si è parlato sia di mercato in entrata che di quello in uscita

di ALESSANDRO LATINI
13 settembre 2024
Il direttore sportivo della Fiorentina, Daniele Pradè (Fotocronache Germogli)

Il direttore sportivo della Fiorentina, Daniele Pradè (Fotocronache Germogli)

Firenze, 13 settembre 2024 - Si è svolta la consueta conferenza stampa di fine mercato in casa Fiorentina. A tenerla il direttore sportivo Daniele Pradè, che ha raccontato le trattative, riuscite e saltate, Media Center del Viola Park. “La finale di Conference è stata la delusione più grande di questi anni e ha cambiato i nostri piani. Siamo arrivati a questa finale e tutti pensavamo di poterla vincere. Una sconfitta così ti lascia cicatrici permanenti, per questo c’è stato un cambiamento forte da parte nostra per ricreare un mood positivo diverso. La finale di Copa America ha invece inciso pesantemente sulla testa di Nico Gonzalez. Io dissi che al 99% restava con noi, meno male ho detto 99%, è stata la mia salvezza. Lui si è sentito di fare un passo in avanti, con la mia esperienza di dirigente, con la mia età, cerco di capire tutte le motivazioni delle persone con cui lavoro”. Crede di aver trovato finalmente il sostituto di Vlahovic? “Lo speriamo. Tutte le scelte sono state condivise con il presidente, con Ferrari, Goretti e il mister. Dopo l’allenatore, Kean è stato il primo giocatore, insieme a Valentini, che abbiamo preso. Siamo stati veloci a prendere subito la nostra priorità”. C'è un filo diretto con la Juventus sul mercato? “Assolutamente no. La Juventus è una società come le altre con cui lavoriamo. McKennie, Kostic, Arthur sono situazioni che si svolgono in maniera normalissima di mercato. Kean lo abbiamo preso molto prima di cedere Gonzalez, non c’era ancora assolutamente nulla”. Qual è stata l'operazione più difficile? “L’operazione più difficile, per lunghezza dei tempi, difficoltà con problematiche esterne alla parte tecnica è stata quella di Gudmundsson. Partita a gennaio scorso e finita dopo un mese di trattativa del mercato estivo. Le operazioni nel calcio sono stranissime, una settimana prima non esistono e poi ci sono". Un rimpianto? "Se avessimo aspettato potevamo prendere Vitor Roque, ma quando lo abbiamo chiesto non c'erano le condizioni. Un obiettivo che ci dispiace non aver potuto prendere, costava 40 milioni allora, è andato poi in prestito al Betis al 25 agosto ma non ci serviva più. Magari non avremmo preso Gudmundsson”. Sui tempi del mercato. “E’ un mercato particolare, è stato lunghissimo con Copa America ed Europei di mezzo è partito stranamente molto veloce. Noi non abbiamo fatto un mercato semplice, abbiamo fatto una ricostruzione. Quando cambi 11-12 giocatori non è un mercato normale, i tempi sono diversi. Ma qualsiasi cosa ce l’avevamo nella nostra testa. Il lunedì successivo alla partita di Bergamo Vincenzo (Italiano, ndr) ci ha detto che non sarebbe rimasto, pochissimi giorni dopo abbiamo presentato l’allenatore. E abbiamo fatto subito l’attaccante. La priorità era avere qualità in mezzo alle linee e siamo andati su Gudmundsson. Poi se mi dite, perché avete fatto gli ultimi giorni così intensi? Perché Amrabat era un punto interrogativo, noi volevamo tenerlo, lui voleva rimanere e potevamo trovare un accordo, poi le dinamiche portano a cambiare idee. Ha trovato una squadra che a livello economico lo accontentava di più, e alcune dinamiche ci hanno allontanato. Ma Richardson lo avevamo già preso, e volevamo prenderne altri due in mezzo. Il voto lo lascio al campo, con Goretti abbiamo soddisfatto le richieste di Commisso e Ferrari”. Preoccupati dalla vicenda di Gudmundsson? “E’ stato scritto pochi giorni fa in maniera molto chiara, su Gudmundsson ci siamo tutelati al 100%, ma sappiamo che il calciatore rischia poco e forse nulla. Ma noi ci siamo tutelati, è un prestito con obbligo o diritto in base a quando esce la sentenza. Se esce prima del 15 giugno sappiamo come ci dobbiamo tutelare, se esce dopo ci vedremo con il Genoa con cui abbiamo un ottimo rapporto con altre cifre e situazioni. Ma abbiamo un team che ha studiato tutte le carte di un processo in Islanda. Gudmundsson è stra-sereno, un ragazzo che spero ci dia quella qualità che speravamo”. Avete fatto un'offerta per Baturina? “Baturina è un ragazzo che ci piaceva molto, abbiamo fatto un’offerta ma il passaggio del turno in Champions ha fatto sì che loro prendessero altre decisioni. Non ne avremmo avuto bisogno sul ruolo, ma avremmo preso un centrocampista in meno”. Avete mai pensato di prendere un vice Kean? “All’inizio avevamo l’idea di prendere un vice-Kean, poi con l’inizio della stagione l’allenatore vede il materiale a disposizione. Kouame può giocare lì, anche Beltran. Abbiamo giocatori offensivi. Noi siamo coperti nel ruolo, entrambi possono fare prima e seconda punta. Il modulo è completamente diverso da prima, a volte non hai neanche bisogno di una punta fortemente fisica. Beltran ha avuto tante occasioni che sarebbero state vantaggiose per lui, ma non per noi. Sono convinto che quest’anno ci darà soddisfazioni”. Vi serviva un difensore in più? “All’inizio cercavamo un difensore in più. Siamo una squadra che non deve giocare per forza a tre, a volte si può giocare a quattro. Se volevamo prendere Valentini subito? Sì, ma non c’erano le condizioni. La cessione di Milenkovic è stata dolorosa, un giocatore forte, attaccato a noi, dopo 7 anni Niko ha cercato qualcosa di diverso anche a livello professionale, perché conosceva solo Firenze. Quando dovevamo ricostruire la difesa dovevamo decidere se prendere un difensore in più, ma con il mister ci siamo seduti e abbiamo deciso di prendere uno come Gosens che ci potesse dare qualcosa di diverso. L’operazione di Gosens andava avanti da giorni, come altre. Ma non c’erano le condizioni per chiuderla prima”. I riscatti della prossima stagione li avete messi in conto? “Quando fai un’operazione cerchi sempre di pensare a cosa fare successivamente. Abbiamo preso tanti giovani, con prestiti tra diritto e obbligo. Ci sono tante dinamiche, ma quando prendi i giovani con diritto o obbligo cerchi di capire se esercitarlo o meno, se il giocatore vale quella cifra. Speriamo che siano tutti pilastri per il nostro futuro, se prendi i 2000 o 2002 speri questo. Over 30 c’è solo Gosens in prestito, gli altri sono tutti con una patrimonializzazione che puoi sfruttare bene. Cataldi ha solo un prestito con diritto di riscatto. Lo abbiamo cercato con il mister, ci serviva questo suo senso di leadership, lo conosco fin da bambino”. Com'è stata l'estate di Kayode? “Lui neanche sa se ci sono state offerte. C’è un ottimo rapporto con l’agente, offerte ce ne sono state più di una. Ci abbiamo anche pensato a cederlo, ma al presidente non l’abbiamo neanche detto, perché sennò quello che abbiamo in testa, il Viola Park, il nostro patrimonio. Non potevamo sennò neanche spiegarlo. Forse non era neanche pronto per un passo così grande adesso, lo dimostra anche Iling Jr e Barrenechea che sono andati in un grande club e poi sono partiti subito in prestito. Puntiamo tanto su Kayode. C’era un top club su di lui e un non top club, ma in Premier tutti sono top per quello che fatturano. La squadra media in Inghilterra fattura più della top da noi”. Mangala e Tessmann? “Mangala lo voleva fortemente Goretti, da quando è arrivato voleva lui. Ma Mangala era stato pagato tanto dal Lione, con uno stipendio importante. All’inizio non c’era apertura, poi quando gli agenti ci hanno detto che lo avrebbero mandato a giocare ci abbiamo provato. Con il ragazzo abbiamo trovato un accordo economico, poi il Lione aveva un accordo con gli inglesi con cui avevano secondo loro dei vantaggi ed è andato lì. Tessmann? Non abbiamo trovato i numeri. Era un obiettivo, sì. Il calciatore che ci hanno più richiesto era Richardson, le Olimpiadi ci hanno dato le conferme di tutto. Anche a costi maggiori di Tessmann abbiamo preso Richardson. Lo scouting parte sempre da lontano, il reparto che abbiamo creato, valorizzato, ci costa tanti soldi. È importante condividere le scelte con loro. A partire dalle relazioni di Adli al Bordeaux”. Cosa vuol dire essere ambiziosi? “Do una risposta razionale. Trovatemi un club che dice che non ha ambizione. Tutti hanno ambizione, ci sono squadre che hanno speso un sacco di soldi, top club. La nostra ambizione è stare lassù, cercare di essere felici di un giocatore come De Gea che viene da noi. Vincere le partite, essere vincenti, giocare in qualsiasi campo per vincere. Qual è l’obiettivo finale? Non te la posso dare questa risposta, arrivare il più in alto possibile. Abbiamo perso tre finali, ce le abbiamo tutti ancora addosso. Ma vincere non te lo garantisce nessuno. Noi vogliamo sempre vincere, andiamo ovunque per fare terreno di conquista. Mi mette un po’ paura il fatto che noi avevamo il grande vantaggio di giocare in un campo che tutti temevano. Chi viene al Franchi non sa mai come esce. Oggi questa situazione dei lavori te lo fa vedere un po’ diverso, i giocatori si girano e non vedono la Fiesole. Io vedo la partita tante volte nel Parterre, non c’è quella sensazione di fortino o di arena che c’era. Per tutti prima metteva paura. Questa cosa mi mette ansia”. E' una rivoluzione simile a quella del 2012? “Siamo partiti da quello, sapevamo di dover fare una rivoluzione. Tutto parte dalla sconfitta di Atene. Vincendo lì parlavamo di tutt’altre cose. La sconfitta ha portato al cambio di allenatore e di squadra. Le sconfitte portano a cambiare, capire che qualcosa non è andato”. Parisi poteva essere ceduto? “Non abbiamo mai pensato di cederlo, deve fare il suo lavoro, il suo percorso di crescita. Con giocatori come Gosens e Biraghi, i loro consigli, sarà un giocatore importante”. Come mai Amrabat è andato via? “Amrabat a nome di tutta la società, e gliel’abbiamo detto personalmente, lo ringraziamo. Lui aveva già trovato l’accordo definitivo con il Fenerbahce, è voluto partire con noi, ha giocato come leader 120 minuti rischiando di farsi male in Ungheria. Qualcosa c’è stato ma a livello suo personale, abbiamo capito le sue motivazioni e lo abbiamo lasciato andare, è stata un’operazione fortemente valida anche per noi”. Ancora sulla rivoluzione... “Subito dopo il cambio di allenatore abbiamo parlato di quella ricostruzione del 2012. Cercando non di copiarla, sarebbe stato impossibile, ma prendendo giocatori con contenuti importanti, abbassando l’età. Siamo ripartiti dalla testa. Speriamo di ripetere quello che abbiamo fatto allora, anche se perdemmo la Coppa Italia. Però il concetto è quello, siamo ripartiti da lì. Abbiamo preso giocatori strutturati, aumentato la fisicità della squadra. Oggi il lavoro di Raffaele è più difficile di quanto fatto nel 2012, gli impegni sono ravvicinati. Quell’anno non avevamo una competizione europea. I tempi sono stati lunghi, come per gli altri, ma quando abbiamo visto i calendari mi sono tranquillizzato, nessuno di noi pensava di fare una battaglia contro la Puskas Akademia. Avevamo paura del Parma, perché era il 3° anno che giocavano insieme. Le altre le vedevamo più abbordabili. È stato il ragionamento fatto, se fosse stato diverso magari avremmo affrettato i tempi ma spendendo di più”. Ci spiega la scelta di Pongracic? “E’ una situazione di mercato. Ti dicono che Milenkovic può partire e poi sostituirlo con Pongracic. Non aveva ancora fatto con il Rennes, così lo abbiamo preso. Poi se mi dici se è meglio a 4 o a 3, non è una valutazione della società, ma dell’allenatore. Deve essere bravo lui ad utilizzarlo, poi come ho detto prima non bisogna giocare per forza a 3, si può fare anche a 4, abbiamo i giocatori giusti per giocare in modi diversi”. Martinelli poteva andare a giocare? “Ci abbiamo pensato tanto. Martinelli voleva andare a giocare, l‘abbiamo convocato con il suo agente. Deve stare con De Gea e Terracciano questi sei mesi, almeno, imparare da loro, prendere quello che hanno a livello tecnico e professionale. Acquisirà più che andare 6 mesi prima in Lega Pro, è troppo giovane per fare il titolare in Serie B. Abbiamo valutato altri percorsi di crescita, come quello di Carnesecchi, e così abbiamo fatto con Martinelli”. Manca un leader in difesa? “Io spero che i leader siano Quarta, Pongracic, Ranieri. Ranieri è un giocatore forte, che ci è stato chiesto da un club forte e da un allenatore di livello mondiale. E lo abbiamo voluto tenere. Puntiamo tanto sulla crescita di Comuzzo e poi su Valentini, che arriverà il 2 gennaio. L’abbiamo ragionata questa cosa, prendere un giocatore come Gosens che aveva caratteristiche diverse. E giocare con Biraghi che può fare il terzo a sinistra”. La squadra è più forte dello scorso anno? “Abbiamo speso quasi 70 milioni, più quasi 50 di riscatti tra diritti e obblighi. Quanto hanno fatto le altre lo guardiamo, professionalmente, ma dobbiamo anche vedere noi. La nostra ambizione è essere la Fiorentina, vogliamo sempre di più. Abbiamo preso giocatori che ci possono dare subito e in crescita. Una ricostruzione, con dei passaggi, perché il lavoro importante sarà quello del nostro allenatore. Per crescere e diventare una squadra sempre più solida. Poi se manca un tassello lo andremo a prendere. Siamo partiti subito da allenatore e centravanti. E prendere subito Kean ci ha fatto prendere con una serenità diversa”. Siete tornati su Ruben Vargas? “Ruben Vargas era un nostro pallino da sempre. Se fossero prima Barak e Brekalo può darsi che prendessimo anche Ruben Vargas. Quando lo volevamo prendere l’anno scorso c’erano state un sacco di critiche, ma lo scouting ci credeva fortemente e ci abbiamo riprovato. Noi crediamo tanto in Colpani che era arrivato dopo un infortunio, il mister è innamorato di Ikoné, ha chiesto di tenerlo, è un ragazzo stupendo, prima o poi esploderà, sennò sarà un incompiuto. Gli faccio vedere sempre quella foto con Mbappé. E gli esterni giocano in modo diverso rispetto a Vincenzo”. Avete pensato a Hummels? I rinnovi sono vicini? “A Hummels ci abbiamo pensato, ma voleva aspettare. Non era pronto per prendere delle decisioni, è successo anche con il Bologna e la Real Sociedad, con cui aveva fatto e poi ci ha ripensato. Sutalo abbiamo parlato con il mister dell’Ajax ed era un giocatore incedibile per lui. Baturina il nostro mister e il nostro direttore tecnico dicevano che poteva essere provato anche nei due di centrocampo, che potesse fare anche la fase difensiva, una mezzala che facesse anche le due fasi. Rinnovi Kouame e Comuzzo? Siamo vicini a farli, sì”.

Alessandro Latini

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