Firenze aspetta e rivuole il "vero» Gonzalez. Caro Nico, tocca a te riportarci sul Pordoi

L'assenza di Nico Gonzalez ha pesantemente influenzato le prestazioni della Fiorentina, che ha perso il suo talento e la sua determinazione in campo. La squadra viola ha subito una caduta in classifica senza di lui, dimostrando quanto sia fondamentale il suo contributo. La speranza è che il giocatore argentino possa tornare presto a brillare e guidare la squadra verso una nuova rinascita.

3 aprile 2024
Caro Nico, tocca a te riportarci sul Pordoi

Caro Nico, tocca a te riportarci sul Pordoi

Manca, eccome se manca. Mancano le sue accelerazioni sfrontate, quell’affrontare il terzino avversario come fosse una gara di braccio di ferro in cui vince chi piega la volontà dell’altro. Mancano i suoi guizzi di testa in area e mancano soprattutto i suoi gol. Ne aveva segnati 6 all’avvio di questo campionato (più altri 3 in Conference), e se la Fiorentina si era issata sul Pordoi della classifica fino al 4° posto, il merito era anche suo. Poi, l’infortunio nella trasferta col Ferencvaros poco prima di Natale, una lunga assenza dal campo e dal ritorno col Bologna, a metà febbraio, una serie di prestazioni cupe lontane dallo scintillìo dei tempi migliori. Con la squadra gigliata che da allora è precipitata in classifica. Si, da quando Nico non gioca più (o almeno da quando gioca peggio) per la Fiorentina sembra quasi non sia più domenica, e ci scusiamo se il paragone musicale oggettivamente sfiora l’eresia.

Perché senza Nico Gonzalez da Belen d’Escobar, paesone della cintura di Buenos Aires che i fondatori vollero dedicare a Betlemme, la squadra viola è oggettivamente un’altra cosa. Come nella lirica, nella quale va bene il direttore d’orchestra, va bene il coro, ma senza il bravo tenore è uno spettacolo a metà, così nel calcio senza il giocatore di maggior talento perdi per forza armonia e qualità. E che Nico sia il tenore con più classe potenziale dentro nell’intera rosa viola, sono in pochi a dubitarlo. Uno con più elettricità del compassato Arthur, con più potenza dell’esperto Bonaventura, come dimostra fra l’altro l’offerta ipermilionaria che il Brentford aveva fatto l’estate scorsa per averlo. Certo, quel talento nel suo percorso sportivo a Firenze lo si è visto in maniera nitida solo per piccoli tratti di strada, condizionato da una lunga serie di infortuni che lo ha depotenziato. E lo cosa non è una novità, visto che anche a Stoccarda nei tre anni precedenti al suo arrivo in viola, era stata la stessa cosa. Un estro, quello di Nico, con caratteristiche più atte alla cristalleria che non al ferramenta. Lo stesso, pensare di poterne fare a meno con leggerezza sarebbe un errore. Intanto perché Gonzalez non solo ha talento potenziale ma pure carattere, come dimostra la risurrezione dopo i fischi pre-mondiale alla sua uscita dal campo con l’Inter.

Allora la sua avventura empatica a Firenze sembrava finita e, invece, lui ha saputo correggere il destino grazie a grandi prestazioni sul campo. E poi perché le buone squadre si costruiscono assommando talento a talento, non scambiandolo con operazioni ad alto rischio come sarebbe quella ventilata di una permuta con Zaniolo. Batti dunque un colpo Nico, torna a ribaltare questo piano inclinato che rischia di far precipitare tutto. E magari fallo da stasera con l’Atalanta in coppa, in una gara che vale mezza stagione viola. Perché il calcio è il figlio legittimo dell’istante. Un luogo dove tempeste e risurrezioni appartengono all’attimo e sono sempre all’ordine del giorno. E Firenze non aspetta altro che poter raccontare una nuova storia di rinascita.

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