Il commento. Dolori e gioie. Il doppio volto di un’identità

La Fiorentina vince contro il Bruges con un gol al 91' di Nzola. Italiano guida la squadra con identità forte ma ambivalente, pronta per la sfida a Bruges.

di COSIMO -
3 maggio 2024

Zetti

In Europa non esistono più partite facili. Il livello è cresciuto, nessuno ti regala niente, ma questo lo sapeva anche Vincenzo Italiano. Frasi fatte? Fino a un certo punto. La gara col Bruges non era semplice, anche se le basi per il passaggio del turno andavano messe proprio davanti al pubblico del Franchi. La Fiorentina è riuscita a farlo resuscitando i suoi attaccanti, rischiando la beffa per aver subito il pareggio in superiorità numerica, ma rimettendola in sesto grazie all’exploit di Nzola, forse l’ultimo da cui ti saresti aspettato il gol vittoria al 91’, dopo soli 3 minuti dal suo ingresso in campo. Andiamo a Bruges felici e con la consapevolezza di poter centrare la finale, ma resta la sensazione di una squadra che sembra imbrigliata in un copione da cui è impossibile uscire. Il dogma è uno, tutto il resto si deve adattare. Non è detto che si tratti di un difetto, anzi. L’identità che Italiano ha dato alla Fiorentina è quella che lo scorso anno ci ha regalato due finali e che quest’anno potrebbe portarci ad Atene. Ma è anche quella che ci ha fatto perdere la finale di Conference e che ha permesso all’Atalanta di batterci in Coppa Italia. A Bruges non saranno ammessi errori. La speranza è che che alla fine, ad avere la meglio, sia il lato più luminoso di quella identità che è diventata croce e delizia del calcio firmato Italiano.

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