Jack, il corsaro viola. Quel genio antidivo che non tradisce mai

Giacomo Bonaventura, meglio conosciuto come Jack, è un calciatore sottovalutato che ha saputo conquistarsi un posto da titolare nella Fiorentina. Un campione che coniuga classe, intelligenza, temperamento, visione, agilità e prepotenza. Una storia di merito che ha portato anche la Nazionale a riscoprirlo.

11 ottobre 2023
Jack, il corsaro viola. Quel genio antidivo che non tradisce mai

Jack, il corsaro viola. Quel genio antidivo che non tradisce mai

Spalletti dice sia il Bellingham italiano e la definizione è impegnativa. Ma lui, probabilmente, quando lo ha letto sui giornali si è fatto uno di quei suoi sorrisi beffardi di adolescente colto a fare una marachella, che anche durante le gare spesso gli si appiccicano sul volto come coriandoli a carnevale. Perché Giacomo Bonaventura non è uomo da copertina. Piuttosto un calciatore inosservato alla luce fatua delle cronache sportive, che però sul campo raramente ha tradito. Un campione sottovalutato con la colpa forse di non bucare il video in una stagione sportiva, ahimè, più gonfia di apparenze che non di sostanza. Bonaventura, dunque. Di nome fa Giacomo, come il "tenero" omino con barba e bombetta che sulla "Settimana Enigmistica" era presenza fissa. Tutti, però, da sempre lo chiamano "Jack". Come Jack Sparrow, il pirata che nei Caraibi andava alla ricerca di forzieri fantasma. Quasi una profezia.

Perché Bonaventura è un trequartista corsaro che ama dare l’arrembaggio alle aree avversarie, tornando spesso con in mano la preda di un gol rubato: quest’anno in campionato ne ha già fatti 4 (più 2 assist). Dici poco. Marchigiano di San Saverino, figlio di un operaio e conosciutissimo in città dove gli hanno dedicato una canzone (si intitola "Il numero 10 tu sei", non è un capolavoro del pop ma conta il gesto) in Toscana Bonaventura ci era già arrivato giovanissimo in quella fucina di talento chiamata Margine Coperta. L’Atalanta lo vide e lo prelevò a 16 anni. Qualche tempo dopo fu il Milan a volerlo. All’ombra della Madonnina, Jack ci è rimasto 7 anni, annoverando 184 partite e 35 gol. Non poco. Eppure anche nella Milano rossonera dei Keisuke Honda e dei Montolivo, dei Boateng e di Jeremy Menez, nonostante le ottime prove non è mai riuscito a incendiare la fantasia. Un giocatore "buono per molti ruoli", un "ottimo jolly", per usare le definizioni dei media, ma niente più.

E anche quando nell’estate del 2020 arrivò in viola, per lui non si uccise il vitello grasso. Anzi. Con i riflettori accesi su altri acquisti, da Amrabat a Quarta fino a Callejon, Jack si presentò a fari spenti, con la prospettiva di essere una buona riserva presa a parametro zero per dare il cambio a Castrovilli o Duncan. E’ stata la forza del campo a spingerlo al centro del villaggio viola fino a farlo diventare un insostituibile. Di certo oggi a 34 anni, Bonaventura sembra godere del sole di un’infinita estate sportiva. Un calciatore che coniuga classe a intelligenza, temperamento a visione, agilità a prepotenza. E se dopo tre anni di assenza anche la Nazionale lo ha riscoperto richiamandolo, vuol dire che forse nel Calcio la parola "merito" ha senso più compiuto che non da altre parti. L’utile Giacomo, o anche Jack il corsaro, il giocatore rompicapo per gli avversari che non trovano mai la dimensione orizzontale o verticale per contenerlo. Comunque una bella storia da sfogliare nelle pagine migliori dell’Almanacco Viola.

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