L'attesa della Fiorentina, tra speranze e ricordi

30 settembre 2023

Vincenzo Italiano, alla sua terza stagione con la Fiorentina

I lunghi sospiri nel tempo dell’attesa. Quando aspetti la fidanzata con un mazzo di fiori in mano, la campanella che ti lancerà fuori da scuola, il primo giorno di ferie che aspetti da una vita, il week end che comunque ti rimetterà un po’ a posto. Oppure quella promozione sul lavoro che meriti da un pezzo, ll tram che ti porti in centro o ti riporti a casa, quel treno che è in ritardo di 10, 20, no adesso di 50 minuti. L’attesa, magari anche del centravanti che la butta dentro. Dopo un anno passato a discutere se era meglio Cabral che segnava poco ma ci metteva il cuore o Jovic che segnava poco ma ci sentiva il giusto, siamo ancora qui no ad attendere che la nuova coppia di 9, chi per maglia chi per vocazione, ci rimetta al mondo.

Beltran per la verità il campo lo vede poco perché il titolare del momento si chiama Nzola. Fisico alla Lukaku senza essere Lukaku, accento alla Drogba senza essere Drogba, per ora è servito solo a trasformare il gioco della Fiorentina, squadra alla scoperta dei lancioni lunghi, una bestemmia fino a non troppo tempo fa. Noi che abbiamo visto Batistuta sappiamo bene che non avremo visto a stretto giro (e nemmeno a largo) un altro Batistuta. Noi che abbiamo visto Toni e Gilardino non ci illudiamo di sognare per un nuovo Toni o un Gilagol. Però noi che abbiamo sbirciato Kokorin ci chiediamo se poi fosse cosi male. Questa è solo una provocazione affettuosa, sia chiaro. Ma il problema è questo. E non lo è per fomentare polemiche. E’ un problema per la squadra, per fare quel salto che serve partendo da una base importante.

La classifica questo ci raccontava prima di Frosinone. Ma il nostro karma molto spesso somiglia a uno scatto prepotente di Sottil: vai, vai vai, vai… ah no. Peccato. Si giocasse a bandierina saremo in zona Champions. Ma è anche giusto dire che la classifica non è così male. C’è un po’ di delusione per l’occasione sprecata e poi Nzola avrà i suoi problemi ma pure noi non stiamo messi benissimo. Italiano un genio a Udine: legge la partita, cambia la squadra in corsa e porta a casa tre punti con due tiri n porta. A Frosinone la Fiorentina per un tempo gioca a calcio, spreca, si fa rimontare e addio, il tecnico unnè bono. Invece la vera domanda che dovremmo porci è una sola: ma questa Fiorentina è realmente più forte di quella della scorsa stagione? La risposta al campo, ovvio. Ma il tecnico lasciamolo lavorare in pace. Se lo merita. Che già ha i suoi problemi: i centravanti che non segnano, due giocatori forti (Nico e Bonaventura) che non possono risolvere tutti i problemi e un terzino destro da reiventare, perché Kayode da solo non basta. E così noi siamo sempre qui ad aspettare col mazzo di fiori in mano ricordando i bei tempi quando bastava dare la colpa a Tomovic. Anche quando non era in campo.

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