Le altre belle, affascinanti e leggendarie semifinali della storia viola. Dal trionfo al Marakanà. Al ’silenzio’ di Batigol

La Fiorentina rivive emozioni e delusioni in semifinali europee storiche, dalla vittoria epica alla sconfitta amara. La speranza di un nuovo trionfo si accende in Belgio.

8 maggio 2024
Dal trionfo al Marakanà. Al ’silenzio’ di Batigol

Dal trionfo al Marakanà. Al ’silenzio’ di Batigol

Un’altra notte di calcio oltre confini, adrenalina e paura, con la finestra semiaperta a lasciare intravedere una finale europea di coppa. Quante ne ha vissute Firenze di serate così. Serate di semifinale, da dentro o fuori a un passo dal traguardo. La prima volta, forse la più romantica, 67 anni fa. Aprile 1957, in Coppa dei Campioni la Fiorentina affronta la Stella Rossa Belgrado. La squadra jugoslava schiera otto undicesimi della nazionale che, nel maggio di quell’anno, avrebbe poi massacrato l’Italia per 6-1. Al Marakanà i ragazzi di Bernardini reggono in trincea gli assalti degli slavi e poi, a due minuti dal termine, li affondano con un colpo del siecese Maurilio Prini. Una vittoria storica. La gara di ritorno è una Maginot dell’anima. 65mila tifosi sugli spalti del Comunale sostengono Chiappella & C chiusi a riccio a difendere il vantaggio minimo e alla fine è trionfo. "La Fiorentina va a Madrid", titola in apertura di prima pagina la Gazzetta a celebrare l’impresa. Ci penserà poi l’arbitro Horn a gelare tutto.

Altra semifinale altra corsa: primavera 1961, Coppa delle Coppe, ancora una squadra jugoslava: la Dinamo Zagabria. All’andata a Firenze la Fiorentina vince 3 a 0. Sembra fatto ma al ritorno la Dinamo va avanti 2 a 0. Ci pensa l’ex maestro di sci friuliano Petris a rimettere a posto le cose: l’1 - 2 finale spedisce i viola alla doppia finale con i Rangers e all’epopea dei leoni di Ibrox. L’anno dopo una Fiorentina ancora più forte affronta sempre in Coppa delle Coppe gli ungheresi dell’Ujpest Dozsa. Semifinale senza storia: 2 a 0 per i viola a Firenze con doppio Hamrin e 1 a 0 a Budapest grazie a Bartu. Si va di nuovo in finale ma stavolta a spuntarla dopo la ripetizione della gara è l’Atletico Madrid. Peccato.

Nel 1990 il Werder Brema è la squadra più accreditata per vincere la coppa Uefa. Ha travolto nei quarti il Napoli di Maradona, ma con i tedeschi la piccola Fiorentina operaia del tempo compie un capolavoro calcistico. Prima, grazie a una fuga vincente di Marco Nappi e a una papera di Landucci, va a pareggiare 1-1 al Wohninvest-Weserstadion. Poi, a Perugia, nella gara passata alla storia per il colpo da foca dello stesso Nappi, riesce a portare a casa uno stoico e tellurico 0-0. La finale è conquistata ma sulla beffa di Avellino meglio stendere un velo pietoso.

Sette anni dopo è di nuovo semifinale: stavolta in Coppa delle Coppe la squadra da affrontare è l’imbattile Barcellona di Hodgson che tiene assieme Ronaldo, Figo, Guardiola e Stoichkov. Come è finita si sa, ma quel dito di Bati a zittire il Nou Camp è ancora oggi poesia calcistica (mentre la fuga interrotta di Robbiati verso la porta fa ancora sacramentare).

Il resto è storia recente. L’incredibile sconfitta ai rigori col Rangers nel 2008, poi il Siviglia nel 2015 con Montella e la storia delle dimensioni di Firenze. Quindi l’anno scorso il collasso emozionale di Basilea. Con la speranza oggi in Belgio di poter rivivere quegli stessi brividi svizzeri. In fondo Atene è lì, dietro l’angolo, come si intravede dalla finestra semi aperta dello stadio di Bruges. Buona strada Fiorentina.

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