Nuovo modulo, Nico e la svolta di Italiano. E c’è il rinnovo dell’argentino fino al 2027

Mossa voluta dalla società, come quella del tecnico: dalle due punte alla linea a 5, ’basculante’. La partita di Udine spartiacque

di GIAMPAOLO MARCHINI -
26 settembre 2023
Nuovo modulo, Nico e la svolta di Italiano. E c’è il rinnovo dell’argentino  fino al 2027

Nuovo modulo, Nico e la svolta di Italiano. E c’è il rinnovo dell’argentino fino al 2027

Rinunciare al Nico Gonzalez dell’ultimo periodo sarebbe un’eresia. Tanto che la Fiorentina si starebbe cautelando dall’assalto delle big e nei prossimi giorni gli allungherà il contratto di un anno fino al 2027 (con opzione fino al 2028). Mossa apprezzata in primis da Italiano che se potesse lo farebbe giocare sempre. Insieme ad altri, per carità (il pensiero corre subito a Bonaventura e magari Arthur). Ma può capitare che un contrattempo fisico costringa Nico ai box e chi potrebbe sostituirlo non sia al massimo (Ikone). Una difficoltà che l’allenatore viola ha provato a girare a proprio favore e il risultato gli ha anche dato ragione. Il tanto invocato cambio di modulo, o se preferite dell’atteggiamento tattico, l’utilizzo insieme delle due punte e la difesa a 3 (poi vedremo anche a 5) sono scelte generate dall’andamento della partita, certo, ma anche e soprattutto proprio dall’assenza di Nico. L’argentino è probabilmente l’unico giocatore che faresto fatica a schierare nel 3-5-2 (o 5-3-2), perché la sua collocazione naturale, quella dove fa più male agli avversari è proprio nel tridente del 4-3-3 o come ’braccetto’ offensivo nel 4-2-3-1. Tutti numeri che si adattano all’atteggiamento degli interpreti. E in questi ultimi due, Gonzalez è perfetto e lo si è visto. Sarebbe depotenziato in un centrocampo a 5 (costretto a coprire buona parte di campo) e non a proprio agio come seconda punta. Ecco perché Italiano alla fine non si è mai schiodato dal modulo base, fino a prendersi l’etichetta di talebano della difesa 4 e dei suoi derivati.

Senza Nico, pur partendo sempre con il medesimo atteggiamento, è stato più libero di cambiare in corsa, proponendo una difesa a 3, con Milenkovic, centrale (lo fa anche in nazionalre) insieme ai due esterni di corsa e copertura come Quarta e Ranieri. Con il primo pronto a scambiarsi dalla sua parte con Kayode che ha caratteristiche che lo portano a fare tutta la fascia, coprendo anche le avanzate, stringendo al centro però, dell’argentino. Dunque scambiandosi, o se preferite, basculando come direbbe Paulo Sousa. Accade meno sulla fascia opposta, con Biraghi che sulla linea dei 5 arriva meglio sul fondo, coprendo anche Ranieri nei suoi più rari (ma preziosi affondi) affondi. Nel mezzo, tra Kayode e Biraghi centrocampo di fosforo e geometrie. Bonaventura la posizione e l’interpretazione le trova da solo, considerato il suo talento e intelligenza. Arthur (o Maxime Lopez) dirige l’orchestra al centro, mentre Duncan (o Mandragora) sono gli uomini di gamba e interdizione.

Atteggiamento, e qui veniamo al tema al centro di queste ultime giornate, che si riflette sulla scelta offensiva. Nzola e Beltran hanno caratteristiche fisiche e tecniche ben assortite e il loro utilizzo insieme, in questo sistema di gioco non è eresia. Anzi. E Italiano non ha certo improvvisato. Ha provato convinto che anche questa sia un’arma in più.

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