Un tentativo di rinascita dopo un altro mese di marzo assurdo. Barone è tornato a casa. L’omaggio della sua gente. In tanti per l’ultimo saluto

Il feretro del direttore generale viola in Palazzo La Pira, sede del Comune

23 marzo 2024
Barone è  tornato a casa. L’omaggio della sua gente. In tanti per l’ultimo saluto

Barone è tornato a casa. L’omaggio della sua gente. In tanti per l’ultimo saluto

Sole, pioggia. Luce, buio. Sorrisi, lacrime. Felicità, dolore. Pensavamo di avere già dato, invece siamo rimasti fermi immobili davanti a un altro addio inatteso. Le stagioni dei nostri sentimenti corrono veloci insieme a noi, che proviamo emozioni forti, a tratti violente. Quelle che purtroppo conosciamo già. Lo smarrimento.

E’ l’istante dello shock: scuoti la testa, sussurri "Non è possibile" e ti chiedi "Ma perché sempre a noi?". Noi che in un altro marzo maledetto avevamo pianto. Mandi messaggi, cerchi notizie, ti aggrappi a speranze impossibili. Ti guardi dentro e scopri un’altra ferita sulla tua pelle. Quando sei smarrito non vedi più la strada, hai le batterie scariche e il domani somiglia a un buco nero. Sai che tutto ricomincerà ma non sai né quando né come. Il presente ha cancellato ogni discorso e ogni certezza. Eppure sai che dovrai ricominciare a correre. L’abbraccio.

E all’improvviso l’io si trasforma in noi. I tuoi problemi sono gli stessi dei tuoi amici, dei tuoi compagni di stadio o di trasferte. Ora arriva quel momento in cui è il sentimento in purezza quello che può salvarti dal buio. Il tuo dolore lo devi comprimere per far posto al dolore degli altri. Ora quel noi deve essere forza ed energia per asciugare le lacrime di chi ha perso un padre, un marito, un amico vero. E poi la squadra e di tutti quelli che lavoravano insieme nella normalità quotidiana e che adesso sono davanti a un muro difficile da scavalcare. Noi dobbiamo aiutarli a saltare oltre. Con un coro, un abbraccio, un pensiero, una sciarpa, un fiore. Il noi non è una somma di io. Il noi è qualcosa di più. Il brivido.

Guarda quei giocatori in cerchio in mezzo al campo. Siamo di nuovo tornati sulla terra degli uomini, quella dove ogni frase fatta sembra non aver più senso, dove le parole pesano come pietre difficili da spostare. L’allenatore diventa un fratello maggiore costretto a fare quello che mai avrebbe mai pensato di fare. Empatia, solo quella. Assisti da lontano al primo passo di un tentativo di rinascita. Lo avevi già vissuto questo momento. Lo devi rivivere ancora. Le lacrime dovranno trasformarsi in coraggio. Non hai scelta. Nessuno dovrà fare un passo indietro. Nessuno lo farà. Lui non lo avrebbe fatto mai. Il futuro.

Nessuno di noi può raccontare ciò che sarà. Quello che è certo è che il dolore unisce, che non serviranno altre motivazioni se non quella di mantenere fede a un patto sottoscritto tutti insieme. Tutti quei sentimenti mescolati nell’ombra dovranno trasformarsi in energia per correre verso la luce. Il rispetto per quella promessa ti indicherà la strada. Sai che questa ferità guarirà il giorno in cui ritroverai un abbraccio di felicità e ti commuoverai guardando il cielo. Forza Fiorentina, ritroverai la strada, ritroverai la tua e la nostra felicità. I nostri sentimenti hanno delle regole. La parola che li riunisce è una sola: insieme.

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