Giocando dietro le sbarre. Il CSI porta il calcio a San Vittore: "Amichevoli e terzo tempo. I San Victory boys sono pronti»
L’istruttore Simone Gioia: "In primavera vogliamo iscriverci fuori classifica al campionato di calcio a 5"
Todisco
Il progetto si chiama CSI Liberi di giocare. Porta lo sport nelle carceri, laddove ancor più che all’aria aperta l’attività fisica diventa svago, un modo per spegnere i pensieri quotidiani e lasciarsi andare alla corsa dietro a un pallone. L’idea è nata qualche anno fa, si è sviluppata già prima della pandemia di Covid e ora è arrivata a un punto cardine perché quel gruppo eterogeneo di partecipanti chiamati a raccolta per il fine unico di divertirsi laddove è difficile farlo, sta diventando a tutti gli effetti una squadra. Tra gli allenatori c’è Simone Gioia, istruttore del Csi Milano, che nei mesi scorsi ha guidato gli allenamenti e con l’arrivo di gennaio ha avuto l’opportunità di dirigere una ristretta “élite“ di talentuosi detenuti in amichevoli vere e proprie.
Simone, cosa prevede il progetto “Liberi di giocare“?
"Viene portato nelle carceri a Monza, al Beccaria e a San Vittore per introdurre lo sport nelle case circondariali. È ripartito dopo lo stop per il Covid, adesso siamo al secondo anno. La scorsa stagione ci allenavamo soltanto, sempre al sabato, da novembre a giugno. Era più un modo per sfogarsi: chi voleva scendere dal rispettivo piano, giocava. Facevamo dei mini tornei improvvisati, siamo arrivati ad avere anche una trentina di giocatori alla volta".
E ora?
"Quest’anno abbiamo avviato il progetto vero e proprio per far partecipare la squadra di San Vittore al torneo primaverile di calcio a 5 del CSI, come fuori classifica. Ci alleniamo martedì e sabato, il primo giorno è di allenamento vero e proprio e il secondo è dedicato a un’amichevole. Da ottobre abbiamo fatto una sorta di selezione tra una cinquantina di detenuti. Abbiamo purtroppo dovuto fare una scrematura per arrivare a una quindicina di elementi e sono quelli che compongono i SanVictory Boys".
Quando è stata giocata la prima amichevole?
"Il 13 gennaio contro il San Giorgio Albairate, poi ne abbiamo fatta una seconda contro il Kolbe vincendo 21-10. Sono squadre che orbitano nel CSI".
Come mai avete deciso di fare questo salto in avanti?
"All’inizio c’era qualche riserva sulla fattibilità del progetto, soprattutto per l’esperienza dell’anno scorso. Per far partecipare i ragazzi al campionato abbiamo dovuto creare un’organizzazione, con una lista di giocatori precisa. I futuri componenti del gruppo si allenano con costanza, ci sono quasi sempre tutti, se non per cause di forza maggiore. C’è un ottimo livello, è davvero come allenare in un contesto che non è il carcere. La prima amichevole abbiamo vinto con tre gol di scarto".
Cos’hanno significato per i detenuti queste prime amichevoli?
" Dopo tanto tempo hanno potuto incontrare persone che arrivavano da fuori, in un bellissimo clima e senza pregiudizi. Alla fine c’è stato anche un terzo tempo in una saletta in cui abbiamo mangiato assieme. Per i detenuti è importante come sfogo. Vivono in un contesto in cui non sai se c’è l’acqua calda, ma almeno sai che ogni sabato arriva qualcuno. Non vedevano l’ora di giocare l’amichevole".
Com’è il rapporto coi detenuti?
"Di fiducia e rispetto. L’obiettivo è che in un processo rieducativo lo sport faccia la sua parte. Per loro è un’occasione di riscatto, chissà che un domani uno di loro possa anche trovare una squadra, a pena conclusa".
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