Il fuoriclasse di tutti. Folla per l’addio a Riva: "Ha scelto lui sino alla fine»

In trentamila a Cagliari per l’ultimo saluto al campione che ha segnato un’epoca. Il ricordo del figlio, le lacrime di Buffon, l’applauso di un’isola e di una nazione. .

25 gennaio 2024
Folla per l’addio a Riva: "Ha scelto lui sino alla fine"

Folla per l’addio a Riva: "Ha scelto lui sino alla fine"

La testa si appoggia al feretro che naviga tra la folla. Le spoglie di Gigi Riva sono sorrette da un manipolo di campioni, Zola, Cannavaro... E c’è anche lui, Gigi Buffon: il capo-delegazione della Nazionale ha raccolto l’eredità di Rombo di Tuono, e si scioglie in un pianto commosso. Come i trentamila che ieri alla Basilica di Bonaria hanno dato l’ultimo saluto al campione dei campioni, l’eroe di Italia-Germania 4-3, scomparso per complicazioni cardiache l’altro giorno a 79 anni. E quando parte l’inno per il campione azzurro: "Tornerà la voglia di sognare, quando Gigi Riva tornerà" il sole tramonta sul feretro e su quelle maglie numero 11 dell’Italia e del Cagliari. Dalla folla sale il coro "Gigi, Gigi". Poi il commovente ’inno’ dei tifosi con la sciarpata degli ultras. "Un Gigi Riva, c’è solo un Gigi Riva" hanno cantato prima che la bara fosse depositata sull’auto diretta al cimitero monumentale di Bonaria per la sepoltura.

Commosse le parole del figlio di Riva, Nicola: "Mio padre non lo convinceva nessuno, anche ieri se n’è andato come voleva lui, era ’hombre vertical’ sino alla fine e anche ieri ha deciso quello che voleva fare", ha detto riferendosi alla decisione di Gigi Riva di non sottoporsi a un intervento al cuore che gli era stato prospettato dai medici dell’ospedale Brotzu di Cagliari dov’era stato ricoverato dopo il malore.

Caparbio fino alla fine, innamorato della terra che lo aveva adottato: "Perché è andato via non solo un padre per noi ma una persona che era come un familiare per le tante persone che gli volevano bene. Era la sua gente, quella che gli ha dato una famiglia, che lui aveva perso quando è venuto qua a 18 anni", agginge Nicola.

A salutarlo la gente, come il mondo del calcio. E c’era tutto il suo mondo per la messa celebrata dall’arcivescovo Giuseppe Baturi. La compagna di una vita Gianna, i figli Nicola e Mauro, le adorate nipoti. Le autorità locali in prima fila, dal sindaco Truzzu al governatore Solinas, poi il presidente della Federcalcio Gabriele Gravina, il ct Luciano Spalletti, l presidente del Coni Giovanni Malagò, il ministro dello Sport Andrea Abodi. Con loro anche Cannavaro, capitano dell’Italia campione nel 2006 che aveva Riva come team manager, Peruzzi, Perrotta, Albertini, Zola, Selvaggi, De Sisti e naturalmente i compagni di quello storico scudetto: Tomasini, Brugnera, Greatti, Reginato e tanti altri rossoblù che giocarono con lui sino a quel maledetto 1 febbraio 1976, giorno dell’ultimo, fatale infortunio.

"E’ stato il simbolo del Cagliari, di una Regione, della Nazionale e di tutto il calcio azzurro. Lo ricordo con grande emozione e ritengo doveroso il riconoscimento del Collare d’Oro". Commenta Giovanni Malagò, presidente Coni, seguito dal ministro dello Sport Andrea Abodi: "Gigi Riva ha profonde radici morali nel passato, nel presente e che vogliamo proiettare nel futuro". Presente anche il presidente della Figc Gravina.

Un campione immenso, Riva, a cui verà intitolato lo stadio del Cagliari. A un passo dalle lacrime Gianfranco Zola, anche lui bandiera della sua terra, poi approdato oltre Manica. La Sardegna intanto si è fermata, nel giorno del lutto regionale. Bandiere dei Quattro mori a mezz’asta negli edifici pubblici, tante le serrande abbassate in segno di lutto a Cagliari e non solo. A far loro eco, la bandiera italiana a mezz’asta a Zurigo, nella sede Fifa, e a Roma, in quella della Federcalcio.

Lo hanno voluto ricordare anche tanti grandi del pallone che non sono potuti volare in Sardegna. Dal Pupone Francesco Totti, al mito Roberto Baggio: celebre la foto in cui, sconsolato, il Divin Codino, appoggia la testa sulla spalla di Riva dopo aver sbagliato il rigore ai Mondiali del ’94: "Non ho mai dimenticato quei momenti e quell’abbraccio", scrive in una lettere.

Addio a Rombo di Tuono, che ha tenuto negli anni l’Italia incollata a televisori e radioline, perché, come ha detto nell’omelia il vescovo di Cagliari, Monsignor Baturi: "Lo sport è gioia, dono del Creatore: tutto questo si celebra in Gigi Riva. Corri di nuovo e tieni ancora alte le tue braccia al cielo, corri e guarda in alto, in cielo con i tuoi genitori e la tua amata sorella".

Gabriele Tassi

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