Il pallone secondo Contini. "Che tempi quando lottavo contro Ronaldo e Del Piero. Ma il peggiore era Cassano»

Più di 500 gare in carriera tra Serie A e Liga spagnola, ora allena il Desenzano .

di LUCA MIGNANI -
15 febbraio 2024
"Che tempi quando lottavo contro Ronaldo e Del Piero. Ma il peggiore era Cassano"

"Che tempi quando lottavo contro Ronaldo e Del Piero. Ma il peggiore era Cassano"

DESENZANO (Brescia)

Parlare con Matteo Contini dei campioni che ha sfidato è un po’ come giocare a scambiarsi le figurine. Solo che lui le ha praticamente tutte. "Messi? Ti faceva venire il mal di testa per una settimana con i suoi spunti. Cristiano Ronaldo? Per fortuna allora partiva dalla fascia, ma che qualità... E dovevo contemporaneamente stare attento a gente come Kakà e Guti". Solo due esempi di una carriera che ha fatto rima con scalata (e rimonta). L’esplosione ad Avellino, in B, nel 2003, con Zeman. E il Parma non se lo fa scappare.

Che ricordi ha del debutto il 26 settembre 2004?

"Fino a lì non avevo mai giocato neanche un minuto. Venerdì Silvio Baldini mi dà la casacca da titolare: ho pensato fosse perché chi aveva giocato in Uefa stava facendo allenamento differenziato. Casacca anche sabato, però. E lì mi sono tremate le gambe: San Siro, l’Inter di Adriano e Vieri. I primi due palloni li ho regalati, poi mi sono sciolto e ho fatto una buona partita. Vincevamo anche 1-0, sono uscito dopo due scatti di 40 metri con “Oba Oba“ Martins: crampi, ma era soprattutto per stress".

Da lì sempre in campo.

"In campionato e in Europa. Peccato non aver giocato la semifinale persa a Mosca: col Cska era andata in campo mezza Primavera, l’obiettivo era salvarsi in campionato, altrimenti sarebbe crollato tutto. Salvi allo spareggio col Bologna".

Giocava con Fernando Couto.

"Tra i più forti. Tecnicamente faceva quello che voleva, col destro e col sinistro. Ragazzo eccezionale. Poi una cattiveria... Sapevo che le palle aeree le avrebbe prese tutte lui: ero sereno e cercavo di tappare i buchi. Quando poi c’era da mettere qualcuno sotto pressione avevamo una grande intesa".

Dopo tre stagioni, Napoli.

"La piazza aveva ritrovato la serie A dopo sei anni, c’era grande entusiasmo. In casa un pubblico pazzesco: abbiamo battuto tutte le big tranne la Roma e ci siamo qualificati per l’Intertoto. Pierpaolo Marino è stato bravo a costruire una squadra di giovani promesse: Lavezzi, Hamsik, Gargano, Cannavaro, Zalayeta... Negli anni quella struttura si è rivelata fatta di top player. De Laurentis? Un presidente presente, ambizioso, con idee chiare a tutto campo. E l’anno scorso è arrivato dove voleva".

Gli avversari peggiori?

"I brevilinei: Cassano, Montella. Totti te la nascondeva, Del Piero non sapevi mai dove sarebbe andato. Il livello era alto anche nelle medio-piccole: Di Natale e Iaquinta all’Udinese, Brienza e Di Michele alla Reggina, Miccoli e Toni al Palermo, Flachi alla Sampdoria. Con le grandi non provavi neanche a giocare, ti chiudevi dietro. Col Milan di Shevchenko, Pirlo e Seedorf saremo usciti tre volte dalla nostra metà campo. Arrivava chiunque: Cafu, Seginho, pure Nesta. Potevi solo sperare in un contropiede o in un angolo".

A gennaio 2010 il passaggio al Real Saragozza.

"In piena zona retrocessione. Ma abbiamo preso a vincere, a parte, pur giocandocela, con Real Madrid e Barcellona: un rendimento da quarto posto, un grande gruppo in cui c’era gente come Gabi, poi capitano dell’Atletico Madrid".

Come si è trovato in Spagna?

"Benissimo, la città e la tifoseria mi apprezzavano. Altro clima: in spogliatoio musica a manetta a 5 minuti dalla partita. Più serenità allo stadio e in società. Era una super Liga: oltre a Messi e Ronaldo, Aguero e Forlan, ad esempio. Diego Costa? Ci siamo fatti tante “carezze”, un duello molto bello, fisico, tosto. Lui era giovane, ma aveva già forza, qualità, cattiveria".

Il ritorno in Italia: Siena, Atalanta. Poi la Serie B.

"Ricordo una salvezza storica con la Ternana: ci davano per spacciati, a nove partite dalla fine eravamo ultimi, ma con Liverani in panchina ci siamo salvati con un grande recupero".

Da allenatore ha portato in Serie C la Perolettese.

"In un campionato di big come Modena e Reggiana siamo stati i guastafeste. Grande gruppo, contro tutto e tutti".

Ora il Desenzano, in Serie D.

"Ad inizio campionato la società del presidente Roberto Marai puntava a entrare nel professionismo. Stiamo cercando di recuperare terreno per arrivare almeno ai playoff. Qui c’è una buonissima squadra, un bel mix di giovani di prospettiva e esperti importanti (Paloschi, ndr). La società è seria, ti fa lavorare con serenità, sono contento. Modulo? 4-3-3". Chiaro. Come il maestro Zeman.

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