Il ritorno da leader. L’Inter ritrova Lautaro. Ora l’esame d’Europa

Il sortilegio è terminato, nel modo più rocambolesco. Lautaro Martinez ha segnato, si è sbloccato in quel di Udine. Il...

di MATTIA TODISCO
30 settembre 2024
Lautaro Martinez ha segnato una doppietta contro l’Udinese dopo sei partite tra campionato e Champions senza riuscire a segnare

Lautaro Martinez ha segnato una doppietta contro l’Udinese dopo sei partite tra campionato e Champions senza riuscire a segnare

Il sortilegio è terminato, nel modo più rocambolesco. Lautaro Martinez ha segnato, si è sbloccato in quel di Udine. Il suo primo gol in stagione. E subito dopo, il secondo. C’è voluta un pizzico di fortuna, per superare Okoye. Un liscio col sinistro che ha favorito un rimpallo con Bijol e l’ultimo tocco col destro. Per chi vuol essere romantico, quasi un omaggio a uno dei gol più famosi di Schillaci a Italia ’90: Totò che cerca la ribattuta vincente con un piede e la butta dentro con quello d’appoggio. Il momento magico del bomber che si palesa nel suo apice, quando tutto quel che tocchi diventa oro. Di recente, però, Lautaro si era trasformato in un Re Mida al contrario. Bastava tirasse lui e la palla non voleva saperne di entrare. Persino contro i friulani, prima del nuovo vantaggio interista: colpo di testa nella solitudine dell’area bianconera e palla incredibilmente a lato.

Il film poi visto lo conosciamo, è un remake di tanti altri predecessori. Improvvisamente la porta non è più la cruna di un ago, il brutto anatroccolo torna cigno, la palla esce dal collo del piede con la traiettoria pensata d’istinto. Se al primo acuto l’argentino aveva esultato col dovuto trasporto, al secondo non si è scomposto, forse in attesa di una conferma dal Var, forse (probabilmente) perché più leggero, liberato dalla sindrome di Paperino. Il nuovo obiettivo è riversare le ritrovate certezze in quel palco agognato che è la Champions League, sul quale l’Inter si ritroverà domani sera alle 21 contro la Stella Rossa, al Meazza. Qualche possibile cambio è alle viste: Pavard per Bisseck, De Vrij (provato a Udine anche da “braccetto“) per Acerbi, Carlos Augusto per uno tra Bastoni e Dimarco. Pronti anche Dumfries e Zielinski, forse Taremi in attacco. Ma non sostituendo Lautaro, presumibilmente. Il capitano ha già preso posto in panchina a Manchester, entrando solo nella ripresa contro il City. Dovrebbe quindi toccare a Thuram, restare fuori nel gioco delle rotazioni. Più di lui, l’argentino necessita di conferme, di cavalcare l’onda su cui si è appena poggiato e di farlo anche in Champions, dove le medie realizzative personali sono distanti da quelle in campionato.

Il punto strappato all’Etihad Stadium avrà senso solo se confortato da una vittoria in casa contro i serbi, da favoriti, a confermare lo status “europeo“ dell’Inter, uscita tra gli applausi dal faccia a faccia con i ragazzi di Guardiola. La differenza tra passato e presente, tra il gaudio di una sera e la continuità di squadra che serve per avvertire le antiche sensazioni, potrebbe tracciarla ancora una volta il “Toro“. Ma solo se in versione scatenato.

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