Classe e difesa, l’Inter è prima. Lipsia battuto con un autogol. Balzo Inzaghi: Coppa di sogni

A San Siro decide una deviazione di Lukeba nel primo tempo: vittoria preziosa soffrendo un po’ nella ripresa. I nerazzurri devono ancora subire una rete in 5 gare e per una notte si godono la vetta davanti alle altre big.

di ALESSANDRO LUIGI MAGGI
27 novembre 2024
Lipsia battuto con un autogol. Balzo Inzaghi: Coppa di sogni

Denzel Dumfries, 28 anni

Sollievo Inter. Per la quarta vittoria in cinque gare europee. Per stare sempre più comoda, in vetta almeno per una notte, nel salotto buono di Champions League, quello delle prime otto. Per dimostrare ancora come il passo dello scorso anno possa essere tenuto anche senza il piglio della schiacciasassi. Non ora. Non subito. Per quello ci sarà tempo, anche se l’attacco dovrà alzare il tono presto, soprattutto Lautaro.

In tasca c’è un altro risultato positivo, pur con una ripresa in eccessiva sofferenza: 1-0 d’autorete (non d’autorevolezza) al Lipsia, avversario sulla carta ben più ostico di quanto non dica la classifica. E che prova a dare le carte in avvio, pressando altissimo, prima di rendersi conto di come Inzaghi abbia contromisure immediate. 4-4-2 in fase di non possesso (e anche in transizione, a dire il vero), nove minuti per sfondare tre volte a sinistra (due con Dimarco, una con Bastoni), venti per conquistare sei corner, ventisei per colpire.

L’autorete di Castello Lukeba non inganni: episodio sì sulla mancata spizzata di De Vrij a seguito della punizione-cross di Dimarco, ma sintomo di una squadra schiacciata e travolta da allarmi da ogni direzione.

E che rischia di ricadere quindici minuti dopo, quando Dumfries pare bruciare lo stesso Lukeba per un rigore che, secondo il portoghese Joao Pinheiro, è fallo in attacco. Lo dice il risultato, non è solo oro per l’Inter. La ripresa nasce bene, ma con il passare dei minuti la truppa nerazzurra di allunga, e paga la mancata intesa tra Lautaro (San Siro resta streagata) e un Taremi sempre più spaesato.

Va detto come sia l’argentino a sbagliare l’appoggio per il compagno in avvio di ripresa (la palla arriva a Dunmfries troppo decentrato), però bisogna poi attendere il settatesimo per assistere ad una sgroppata di Dimarco, che apre troppo tardi per il subentrato Thuram. Si riscopre addirittura in sofferenza l’Inter, Barella detta male il contropiede che può chiudere tutto con nove minuti da giocare e a Thuram viene annullato lo sforzo che poteva valere il raddoppio. Il fischio finale, sì, è un sollievo, ben più delle attese.

Sullo sfondo il nero imperante in Curva Nord: nessuno striscione in secondo verde dopo il messaggio minaccioso all’ex capo Beretta. Uno dei pochi aspetti negativi del momento Inter, unitamente all’infortunio muscolare che toglie Pavard dal campo a fine primo tempo. Quel che conta, a fine novembre, è la vittoria con vetta di Champions annessa. Non male. Si può sorridere, così come dopo la roboante vittoria di Verona.

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