Hakan Calhanoglu. "Scudetto o Champions all’Inter lottiamo per tutto. Sono il regista migliore»

Il campione turco è uno dei leader indiscussi della capolista: "Pirlo il mio idolo. Ringrazio Inzaghi che mi chiese di venire qui, è una persona che merita. Il futuro? Ho detto al club cosa voglio. Di sicuro in nerazzurro sono rinato". .

di GIULIO MOLA -
23 febbraio 2024

"Io sono il regista migliore, nessuna paura". Eccesso di sicurezza? Spavalderia? Autostima. Diciamo un po’ di tutto, perché il campo, l’unico che nei suoi giudizi raramente sbaglia dice proprio questo. Hakan Calhanoglu è uno spettacolo in quest’Inter spettacolare, perché nulla sta sbagliando. Non solo per quello che fa dalla metà campo in su, ma soprattutto per quello che fa dalla metà campo in giù. Giocatore totale arrivato a costo zero che con Simone Inzaghi è cresciuto in dismisura. Nel suo ruolo è uno dei migliori in questo momento, quando lo diceva lui lo scorso anno molti ridevano e invece si sta dimostrando tale. E bene fa a ribadirlo nella lunga e interessante intervista rilasciata a DAZN, in cui racconta la sua esperienza in nerazzurro, fissando obiettivi e confrontandosi con campioni nel suo ruolo: "Mesi fa ho detto di essere tra i migliori registi e nessuno mi ha creduto. Però io conosco le mie qualità e non ho paura di nessuno". Anche se poi ha parole al miele per Veron ("Grandi piedi, e mi piaceva la sua cattiveria"), Modric ("Da lui prenderei mentalità e professionalità"), Xabi Alonso ("Bei piedi e grande intelligenza") e Pirlo ("Era il mio idolo, uno che non sentiva lo stress").

Va oltre il turco. E spiega il motivo per cui sale direttamente sul gradino più alto del podio dei migliori: "Perché i gol e quello che faccio ad altri non riesce. Se controllate, io non segno mai da vicino, ma dai 25-30 metri o su punizione. Sono cose difficili. E se guardate gli altri non fanno come me. Poi tutti sono bravi a gestire, ma fare passaggi a cinque metri non mi piace. Io cerco sempre il passaggio finale, per aumentare la possibilità di segnare. Darla a destra o a sinistra non mi serve. Però c’è sempre da migliorare, anche perché ora gli avversari cercheranno di marcarmi uomo contro uomo, come nel primo tempo a Roma. Ero in difficoltà. Devo fare più spazio ed essere più intelligente in queste situazioni, ma con Barella e Mkhitaryan che mi aiutano ci riusciamo. Poi in fase difensiva sono cresciuto ma devo migliorare, analizzo i video con lo staff e commetto ancora degli errori".

Passiamo agli obiettivi. Quelli della squadra. Alla bellissima idea di vincere lo scudetto della seconda stella prima del Milan: "Io non guardo questo dettaglio, ognuno guarda in casa sua e noi lo facciamo. Poi vedremo", taglia corto Calha evitando di cadere nel trappolone delle polemiche. "Lottiamo per tutto, certo che l’Inter ha sempre un obiettivo e noi ci siamo".

Ma se Calhanoglu, anche tatticamente, è diventato uno dei punti di riferimento di quest’Inter con mentalità europea, tanti meriti sono pure di Inzaghi. "Io ne parlo sempre bene, lui mi ha chiamato per venire qui dopo l’Europeo. Lo ringrazio. Poi mi ha messo in quel ruolo, davanti alla difesa. Merita, è una persona che non parla tanto ma ha un cuore caldo con i giocatori. Sa come porsi. Se guardiamo la nostra strada dal primo anno abbiamo avuto una grande crescita insieme, lo sappiamo anche noi calciatori". Un motivo in più per restare legatissimo, anche in futuro, al Biscione. "Io voglio bene all’Inter, perciò non sono andato in Arabia. Quando sono arrivato qui Piero (Ausilio, ndr), il mister e i compagni mi hanno dato una grossa mano. Questa è una famiglia enorme. Poi sono arrivato a zero, alla fine decide sempre la società. Il mio futuro? Ho già detto che la decisione è la loro ma io voglio rimanere qua. All’Inter mi sento rinato. Ho avuto un periodo difficile, ma qui mi hanno risollevato, sono maturato come uomo. Sono una persona emotiva, vivevo una situazione pesante ma tutti qui mi hanno aiutato. Poi la canzone che mi hanno dedicato i tifosi mi ha trasmesso ancora più energia. Per questo dico che per me l’Inter è diversa, non si può spiegare...".

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