"Inter, esito prevedibile”, Paolillo guarda al futuro: "Oaktree di alto livello ma non resterà a lungo”

L’ex ad nerazzurro: "Massimizzeranno i ricavi e andranno via entro cinque anni"

di MATTIA TODISCO -
22 maggio 2024
Paolillo guarda al futuro: "Oaktree di alto livello ma non resterà a lungo"

Paolillo guarda al futuro: "Oaktree di alto livello ma non resterà a lungo"

Adesso che la situazione sta per diventare più chiara, c’è anche chi potrà dire di averlo previsto per tempo. Ernesto Paolillo, che l’Inter la conosce bene avendo agito da dirigente del club per diversi anni (come amministratore delegato), da mesi ripeteva che tutto sarebbe dipeso da Oaktree e oggi il fondo americano è a un passo dall’escutere il pegno relativo alle quote societarie. Non una soluzione dai soli aspetti positivi per il futuro in viale della Liberazione, ma comunque uno step che può avere delle buone ricadute. Soprattutto un epilogo, per come si è sviluppata la vicenda, ormai divenuto inevitabile, una volta che (per mancanza di un acquirente credibile e con valutazioni del club in linea con quelle di Suning) Steven Zhang ha provato invano a cercare un creditore diverso, incagliandosi in una situazione che Oaktree non riteneva vantaggiosa per sé stessa.

Paolillo, cosa è successo secondo lei tra Oaktree e Zhang?

"Io vengo dal mondo della finanza: quando un fondo prende in pegno delle azioni e si arriva a scadenza, l’esito è quello che si è visto. La matematica non è un’opinione e la finanza lo è ancora meno".

Come mai Steven Zhang si è ridotto all’ultimo momento per una situazione che conosce da tre anni?

"Credo non abbia trovato le soluzioni a una situazione particolare in cui è costretto ad operare. Ha dovuto agire in mezzo a mille vincoli che lo hanno legato anche a livello di operatività".

Si parla di un tentativo in extremis per tenersi il club...

"Le avrà anche tentate tutte, ma parliamo di un presidente che non ha potuto nemmeno venire a Milano a festeggiare lo scudetto, così come non aveva raggiunto la squadra a Riyadh per la Supercoppa".

È d’accordo con chi afferma che il passaggio a Oaktree potrebbe essere una buona notizia per l’Inter?

"Finanziariamente sì. La società passa in mano a un creditore che non ha l’onere di un debito con interessi al 12%, una cifra altissima".

Qual è il possibile aspetto negativo?

"Conosciamo tutti le regole dei fondi d’investimento, pur seri e di altissimo profilo come Oaktree. L’obiettivo è sempre quello di massimizzare i ricavi".

Si aspetta quindi che gli americani cedano la società dopo un breve interregno?

"L’orizzonte temporale che questi fondi si danno per cedere è di non più di cinque anni. È chiaro che per l’Inter questo passaggio di consegne non può essere vista come una soluzione di lungo periodo".

Non si può pensare quindi a un proprietario che abbia a cuore le sorti dell’Inter...

"Ce le avranno nella misura in cui si tratta di una società in cui hanno investito, mi pare evidente".

Nel frattempo i bilanci dell’Inter mostrano numeri migliori: questo può favorire il ritorno di un investitore italiano come ai tempi di Moratti?

"Non credo ci siano imprenditori italiani che vogliano investire nel settore calcio. Quell’epoca è terminata".

Più facilmente si andrà quindi verso una soluzione estera?

"Oggi i soldi sono altrove. Qualcosa è rimasto negli Stati Uniti, ma come abbiamo visto si tratta soprattutto di fondi".

L’Arabia quindi.

"Lo vede anche lei dove girano le risorse".

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