Senza Lautaro non è la stessa Inter. È meglio di Haaland e Mbappè

Nessuno in Europa è già in doppia cifra come Martinez: a Salerno doveva riposare, ne ha fatti quattro

di MATTIA TODISCO -
2 ottobre 2023

Da previsioni doveva essere il weekend del riposo. Quello in cui il lavoro lo sbrigavano gli altri e se poi c’era da metter mano, si chiamava lo specialista. All’Inter, riveduta e corretta per l’occasione a Salerno, non è riuscito di imboccare la strada in discesa prima dell’ingresso dell’abituale capitano, la cui fascia è passata per l’occasione al braccio di Barella. Il ruolo di stella polare è invece rimasto sul capo di Lautaro Martinez. Gli sono bastati 27’ per ribadire la sua centralità nel progetto, con un poker che ha cambiato radicalmente la gara.

Oggi il “Toro” è la cartina di tornasole delle prestazioni di squadra. Se gioca male, l’Inter fatica. È vero che nel derby Martinez non ha segnato e i nerazzurri ne hanno comunque fatte cinque, ma il contributo c’è stato lo stesso sotto forma di un assist e di un rigore procurato. Nelle due partite in cui Lautaro non ha segnato o sfornato un passaggio vincente, l’Inter ha vinto 1-0 a Empoli con grandi problemi a concretizzare quanto prodotto e pochi giorni dopo ha perso col Sassuolo in casa. La coppia con Thuram funziona e l’Arechi ha fornito nuove prove a sostegno, visto che il francese ha prima mandato a rete il compagno e poi si è procurato il penalty del tris. Il nuovo acquisto del reparto offensivo ha però ancora importanti margini di miglioramento nella finalizzazione. È più il complemento dell’argentino che non un suo possibile sostituto quando c’è da buttarla dentro. Per quello serve Martinez, soprattutto ora che Arnautovic è ai box per infortunio e che Sanchez ha giocato una sola partita da titolare.

Contro il Benfica, il “10” tornerà dal 1’. La speranza di Inzaghi è che l’ora di gioco (poco meno) in cui è rimasto a bordo campo in Campania sia stata sufficiente per ricaricare le batterie e che il poker sia benzina nel motore dell’autostima. Quello di oggi è il miglior Lautaro di sempre, numeri alla mano. Non era mai partito così in stagione, sembra aver fatto quell’ultimo salto in avanti che gli serviva per entrare nell’élite delle punte più forti del mondo. Nemmeno Haaland (otto reti in Premier e nessuna in Champions) o Mbappé (sette in Ligue 1 e una in Europa) hanno segnato quanto l’interista, che ha già raggiunto la doppia cifra.

Ovvio che con uno score del genere diventi più probabile l’assalto dei possidenti arabi e di club europei che già si sono presentati in passato alla porta dell’Inter. Il Barcellona ci provò quando aveva ancora Messi in squadra, giocò al risparmio e alla fine rimase senza accordo in mano. Le altre potenze ci hanno pensato, senza affondare realmente il colpo, ben sapendo che difficilmente avrebbero trovato una sponda in Lautaro per tirare sulla spesa. Persino nell’era del player trading, dove chiunque ha un prezzo (a maggior ragione in una Lega non più ricca come quella italiana), l’Inter si guarda bene dal vendere un calciatore che non perde occasione per far capire quanto si senta bene nel suo attuale status.

A breve inizieranno i discorsi per un ulteriore prolungamento del contratto oggi previsto fino al 2026. Non è uno scudo contro una futura fuga, che nemmeno il diretto interessato esclude a priori, ma un riconoscimento ulteriore per un giocatore più che mai consapevole della sua grandezza.

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