La Juve si ritrova all’ultima occasione. Milik regala la finale, Tudor vittoria inutile

Coppa Italia La Lazio va sul 2-0 con Castellanos, Allegri la vince con i cambi e potrà giocarsi l’unico titolo della stagione all’Olimpico

24 aprile 2024
La Juve si ritrova all’ultima occasione. Milik regala la finale, Tudor vittoria inutile

La Juve si ritrova all’ultima occasione. Milik regala la finale, Tudor vittoria inutile

LAZIO

2

JUVENTUS

1

LAZIO (3-4-2-1): Mandas 6.5; Casale 6, Romagnoli 5.5, Gila 6 (1‘st Patric 6); Marusic 6, Cataldi 6 (36‘st Rovella sv), Guendouzi 6.5 (40‘st Pedro sv), Hysaj 6; Felipe Anderson 5.5 (16‘st Vecino 6), Luis Alberto 6.5; Castellanos 7.5 (36‘st Immobile sv). Allenatore: Tudor 6.

JUVENTUS (3-5-2): Perin 6; Danilo 6, Bremer 6.5, Alex Sandro 5; Cambiaso 6 (25‘st Weah 6), McKennie 5 (37‘st Yildiz sv), Locatelli 6, Rabiot 6, Kostic 5.5; Chiesa 5.5 (46‘st Alcaraz sv), Vlahovic 5.5 (37‘st Milik 7). Allenatore: Allegri 5.5.

Arbitro: Orsato di Schio 5.5.

Reti: 13‘ pt e 3‘ st Castellanos, 38‘ st Milik.

Note: ammonito Locatelli. Angoli: 5-2 per la Juventus. Recupero: 1‘; 5‘.

Un cambio azzeccato, il passaggio trasversale di Weah e la zampata sotto porta di Milik. La Juventus all’inferno e ritorno, risorge dalle ceneri di una partita complicata contro la Lazio ed è la prima finalista della Coppa Italia in programma il 15 maggio. Il risultato definitivo è una sconfitta (2-1 per i biancocelesti all’Olimpico), ma vale come una vittoria per Max, forte del 2-0 dell’andata. Perin aveva evitato di chiudere il primo tempo sotto di due rete, dopo essersi arreso a Castellanos al 13’.

Passano tre minuti della ripresa per il raddoppio dell’Aquila, ancora con lo stesso Taty, che anticipa un Bremer morbido in chiusura su un passaggio in profondità di Felipe Anderson e non dà scampo a Perin. Mancano più di 40 minuti, la Juventus abbozza anche qualcosa che somiglia a una reazione e va vicina al gol con Vlahovic, anticipato nell’area piccola da Marusic su un pallone servito da McKennie. Poco dopo lo stesso Vlahovic si apre lo spazio per un diagonale sciabattato a lato. L’impressione è che la Juve ci metta un impegno pari alla confusione delle sue idee, mentre la Lazio a quel punto si mette ad aspettare provando a ripartire con ordine, ispirata dalle giocate di Luis Alberto.

È la solita Juve, quella del vorrei ma non posso, velleitaria nei suoi tentativi di cross che non producono alcun pericolo, più incisiva quando riesce a duettare palla al piede, ma nella poca capacità di pungere di Chiesa e dell’attacco in generale sembra specchiarsi tutta la mancanza di idee del momento bianconero. Il simbolo di questa identità ancora da trovare è Chiesa, che a volte gioca largo, a volte dietro Vlahovic, col risultato di non riuscire a trovare il modo per accendersi con continuità, la responsabilità non è soltanto sua.

Allegri però azzecca i cambi: entra Weah per un Cambiaso per nulla convinto, entra Milik e al primo pallone la mette in porta, su diagonale proprio dell’americano. Cambia tutto, pure il destino della Signora.

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