Lazio, Baroni: "Trasferta complicata, ma squadra preparata. Dia e Taty? Possono convivere"

Le parole dell'allenatore biancoceleste alla vigilia della sfida contro l'Udinese, valida per la seconda giornata di campionato

di FILIPPO MONETTI -
23 agosto 2024
Marco Baroni

Marco Baroni

Roma, 23 agosto 2024 - Dopo il successo all'esordio contro il Venezia, Marco Baroni sogna il bis, per farlo però dovrà superare la trasferta di Udine, di fronte a una squadra, quella di Kosta Runjaic, capace di uscire dal Dall'Ara con un punto, ottenuto lottando con le unghie e con i denti. Il gap tecnico sulla carta c'è, ma la lunga trasferta e il gioco fisico della formazione friulana, non sono ostacoli da poco conto da superare. Sono state queste e altre le considerazioni fatte da Marco Baroni nella conferenza stampa di presentazione alla sfida della seconda giornata di Serie A. Ecco le sue parole. 

Su Pellegrini 

La prima domanda ha chiesto al tecnico quali nuovi passi in avanti si aspetta dalla sua Lazio, a cui l'allenatore ha aggiunto anche una piccola considerazione circa la situazione di Luca Pellegrini e l'incidente stradale che lo ha coinvolto, tenendolo così fuori dalla trasferta in Friuli. "Facciamo gli auguri a Luca di riprendersi presto da parte mia, di tutto lo staff e della squadra. Fortunatamente sta bene. Stiamo lavorando, per noi ogni giorno è prezioso. Abbiamo messo alle spalle la gara passata e studiato questa trasferta complicata, la squadra ha lavorato molto bene".

L’Udinese 

Baroni ha poi analizzato più nel dettaglio la sfida parlando così della sfida contro i bianconeri: "Per noi è un bel test perché giochiamo contro una squadra che ha struttura fisica e ha un calcio verticale. Lavora sulla pressione, ci saranno delle difficoltà, ma la squadra è preparata a questo. Ci serve una partita accesa. Dal punto di vista nostro dobbiamo migliorare nella manovra e nella velocità, ma la squadra sta facendo bene e sta lavorando con dedizione e questa per me è la cosa importante. Da chi è andato in campo a chi è rimasto fuori, tutti stanno lavorando bene e nella giusta direzione. Mi aspeto una partita importante".

Sulla squadra 

Si è poi chiesto all'allenatore se c'è da aspettarsi una squadra capace sì di creare tanto, ma anche alle volte altrettanto propensa a subire. Questa la risposta dell'allenatore biancoceleste: "Dobbiamo trovare gli equilibri e anche maggior compattezza. Ci serve aggressività e pressione in avanti. Devo dire che la squadra mi è piaciuta dal punto di vista mentale: non è facile andare sotto dopo tre minuti e poi riuscire a reagire. La squadra è rimasta dentro la partita e non si è scomposta, chiedo sempre alla squadra di rimanere in partita perché la gara può cambiare in qualsiasi momento e portare gli episodi dalla tua parte".

I singoli 

Le domande si sono spostate poi su alcune individualità e le differenze tra le stesse, chiedendo al tecnico innanzitutto del centrocampo, parlando di quali differenze ci siano tra Rovella e Vecino. "Non dobbiamo migliorare nella manovra, ma nella velocità della manovra. Abbiamo fatto tanti passaggi e questo non voglio toglierlo. Avevamo il dominio del gioco come volevo, ma serve avere velocità, così possiamo creare ancora di più. Rovella e Vecino sono giocatori diversi, c'è anche Cataldi e sto valutando a seconda della partita chi far giocare. Le sfide sono diverse l'una dall'altra. Rovella ha fatto molto bene secondo me, è rientrato da un infortunio e aveva perso mobilità, ho messo Vecino che è entrato molto bene perché è un giocatore importante, così come Cataldi. Cerco di articolare e gestire al meglio la rosa, non dobbiamo pensare a undici titolari perché quando ogni giocatore sa quello che deve fare sul campo ci saranno partite in cui si possono fare leggeri cambiamenti, anche in base all'avversario".

Continuando a parlare di singoli, si parla poi delle condizioni di Nuno Tavares e Castrovilli, aggiungendo alla domanda anche quali siano gli obiettivi tecnici dell'allenatore. "Noi si lavora ogni giorno per migliorarsi. Chiaro, ogni settimana è una verifica del lavoro svolto. È impossibile fare tutto insieme, però la squadra deve arrivare alla partita con quell'atteggiamento voglioso e desideroso di andare in campo e di condurre la gara. I ragazzi da questo punto di vista stanno rispondendo molto bene. Castrovilli e Nuno stanno lavorando, mettiamo dentro settimane di lavoro per raggiungere la miglior condizione fisica e sono vicini".

Novità in attacco? 

Parlando di singoli era inevitabile che il tema si spostasse anche sull'attacco, chiedendo di Dia e della possibilità di vederlo in campo assieme a Castellanos. "Non lo voglio escludere. Intanto Dia sta bene, ha lavorato un po' a parte dopo la partita di coppa con la Salernitana. Il giocatore sta bene e lo stiamo portando dentro le nostre richieste, lo stiamo inserendo bene e lui si è calato molto bene perché ha le caratteristiche che ricerchiamo. Ha grande mobilità, sa fare gol e attacca la profondità. Non escludo una sua coesistenza con Castellanos, ci dobbiamo lavorare".

Da Dia a Castellanos, si è chiesto poi all'allenatore un parere sull'MVP della sfida con il Venezia e su cosa si aspetti da lui domani. "Per me è un giocatore forte che deve giocare con ferocia, questo lui lo sa e lo fa. Lavora molto bene per la squadra. Credo che l'ultima partita, oltre al gol che è stato cercato e voluto con la pressione, ha fatto bene. Ha indotto l'avversario all'errore, ha avuto altre due occasioni ed è stato presente per tutta la partita. Lì davanti sanno che devono portare le prime pressioni, devono ripartire immediatamente. C'è tanto lavoro da fare e sul campo lui è voglioso e desideroso. Quando parlo di ferocia per l'attaccante è questo, quello che fa la differenza, si segna solo con questa cattiveria".

Si è chiesto al tecnico, infine, se nella sua ipotesi di convivenza Castallanos-Dia ci siano delle idee specifiche e anche se ci siano gerarchie sulle fasce. "Come ho sempre detto io parto da come far gol, ho giocato spesso anche con quattro attaccanti. Il problema non è il numero degli attaccanti ma il lavoro che fanno, se stanno fermi non possono giocare in quattro. Se portano pressione e hanno mobilità ci possiamo arrivare, senza equilibrio non si può giocare a calcio. Non metto un giocatore o un altro perché vado sotto, stiamo cercando l'equilibrio e lo troveremo nel lavoro. Abbiamo attaccanti forti che cercano occasioni e noi gliele daremo. Non mi piace parlare di gerarchia, la gerarchia la fa il lavoro in settimana. Chi si allena forte e dimostra di voler andare in campo gioca. Questo è rispettoso verso i calciatori e alza il livello della competizione, tutti sanno che chi si allena forte, gioca".

Gli avversari

Dopo le diverse analisi sui singoli a propria disposizione, Baroni ha fatto anche l'analisi sugli avversari. "L'Udinese è una società che stimo, è lungimirante e lavora con una programmazione. All'interno ci sono giocatori strutturati e bravi, l'allenatore nuovo che abbiamo visto. C'è una ricerca di un calcio diverso e più verticale, ci sono le condizioni per far bene ma dipende tutto da noi. Sono molto curioso perché ci aspetta una partita complicata".

Su Runjaic 

Si parla ancora dell'Udinese e in particolare del fatto se abbia incontrato o meno difficoltà nel preparare la sfida contro un allenatore nuovo alla Serie A e in generale al calcio italiano. "Lo conoscete poco voi (riferito ai giornalisti, ndr), io l'ho studiato ed è un allenatore che tendenzialmente gioca 3-4-3 o 3-4-2-1, in caso 3-5-2. Sicuramente troveremo una partita difficile, questo è certo. Io sono convinto però che la squadra sia pronta".

Dele-Bashiru

L'ultima domanda ha chiesto all'allenatore di Dele-Bashiru, tra i più sorprendenti nel debutto in campionato. "Il ragazzo va costruito. Ha delle potenzialità fisiche e tecniche importanti, va costruito perché viene da un calcio diverso e un modo diverso di allenarsi e di stare in campo. Quando parlo di forzare è chiaro che parlo di fiducia, senza fiducia non si va da nessuna parte, specialmente per un calciatore. Ho visto durante gli allenamenti una crescita importante proprio nell'applicazione e nella ricerca di fare le cose che gli chiediamo. Ho detto forzato, forse era meglio dire anticipato, perché sembra quasi una parola brutta, se l'è conquistato con il lavoro sul campo e mi aspetto tanto anche dagli altri. Quando dico che non abbiamo tempo, spesso abbiamo visto campioni che hanno avuto bisogno di sei mesi o un anno di adattamento. Qui non c'è tempo, dobbiamo bruciare le tappe e più c'è partecipazione, più si può anticipare un processo di integrazione".

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