Lippi, una vita da film: "Spalletti è l’uomo giusto per la nostra nazionale. E la Juve tornerà grande"

Il ct campione del mondo è il protagonista del docufilm ’Adesso vinco io’, in proiezione fino a stasera nei cinema. "Non ho mai gareggiato soltanto per partecipare, ho avuto la fortuna di avere a disposizione tanti campioni"

di ENRICO SALVADORI -
27 febbraio 2024
Lippi solleva la Coppa del Mondo nel 2006

Lippi solleva la Coppa del Mondo nel 2006

Roma, 27 febbraio 2024 – E’ una bellissima storia di vita e di sport e non poteva che essere uno splendido docufilm. Una storia di carisma e di trionfi. Perché Marcello Lippi è un eroe moderno, le cui gesta rimarranno scolpite per sempre nella storia del calcio. C’erano tantissimi suoi ragazzi protagonisti nei trionfi con la Juventus, ma anche con la Nazionale alla presentazione di "Adesso vinco io" il docufilm che è destinato a fare incetta di premi.

Perché quando uno è vincente sul campo può esserlo anche davanti alle telecamere in un lavoro che racconta la vita e i successi di un italiano che il mondo ci invidia. Ma il docufilm è anche il momento dei ricordi più belli vissuti in famiglia, da marito, padre (emozionante il racconto del figlio Davide) e nonno. Marcello l’altra sera nella prima a Roma era raggiante e questa sua felicità non si stempera con le ore. Rimarcando quei concetti che il tecnico ha espresso a Sky Sport. Marcello Lippi a lungo calciatore di serie A ma senza successi, poi la carriera di allenatore con un’ascesa travolgente da serial winner. Trionfi italiani, europei e mondiali. Talento, determinazione, bravura di un allenatore che ha saputo unire anche i tifosi di varie fedi calcistiche soprattutto col successo azzurro ai Mondiali del 2006.

"I docufilm al cinema si sprecano e questa volta – spiega Lippi - hanno deciso di farlo su di me per raccontare la mia carriera ma anche l’aspetto umano. E di questo sono felice. Sicuramente tra i momenti più emozionanti quelli in cui si parla della mia famiglia che ha rappresentato tantissimo per me".

Come si convive col successo e come si coltiva l’arte della vittoria?

"E’ sempre stata una mia caratteristica, una mia filosofia. Trasmettere alle persone che lavorano con me la voglia di essere vincenti. Non mi è mai piaciuto partecipare solo per fare bella figura. Il mio obiettivo è sempre stato quello di vincere soprattutto quando hai a disposizione giocatori bravi. Io ho avuto questa fortuna e ci aggiungo anche abilità nello sceglierli. Poi i giocatori bravi bisogna metterli nelle condizioni psicologiche e fisiche per rendere al massimo delle loro possibilità e in quello forse sono stato un po’ bravo anch’io. Il Mondiale 2006 è arrivato anche grazie alla qualità umana di quei giocatori e alla grande voglia che avevano di mettersi a disposizione l’uno dell’altro. Ero convinto che saremmo andati lontano. Tra i tanti successi è quello che mi ha emozionato di più".

Il ricordo di Gianluca Vialli?

"Un ragazzo, Gianluca, con il quale ho avuto un rapporto fantastico. E’ stato un grande giocatore, insieme abbiamo raggiunto risultati importanti ma soprattutto era una persona di grande spessore e di grande qualità. Quando ho saputo che il suo destino era segnato ci sono rimasto veramente molto male".

Parecchi protagonisti della Juventus e della Nazionale lippiana sono diventati allenatori di assoluto valore.

"Ce ne sono tanti. L’ultimo è Daniele De Rossi alla Roma che sta facendo davvero bene. Mi fa molto piacere che questi ragazzi si siano realizzati anche come tecnici con una mentalità che ho cercato di trasmettere loro".

Su quella panchina azzurra che fu di Lippi ora c’è Luciano Spalletti.

"E’ il massimo che ci possa essere, è una persona di grande capacità e grande cultura calcistica. Riesce a trasmettere sensazioni positive. Sta forgiando la squadra a sembianza delle sue qualità".

Tra gli allenatori che privilegiano il gioco e chi i risultati Marcello Lippi chi preferisce?

"È sempre meglio essere capaci di ottenere i risultati che giocare bene. Ma è semplice pensare che senza il buon calcio non si vince. Giocare un buon calcio utilitaristico è il miglior modo".

Cosa serve alla Juventus per tornare a primeggiare di nuovo ?

"Servono grandi giocatori come ne ho avuti io nella mia permanenza in bianconero. Abbiamo fatto tre finali di Champions, vinto cinque scudetti, la Champions, la Coppa Intercontinentale. Nel calcio esistono da sempre i cicli e la Juventus tornerà presto a farlo perché è la storia che lo dice. Ora deve fare i conti con un’Inter dominante".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su