Moneyball a casa Milan: che cosa è la sabermetrica

La disciplina resa famosa dal film sul baseball con Brad Pitt sbarca nel calcio in modo massiccio

di DORIANO RABOTTI -
6 giugno 2023
Brad Pitt nel ruolo di Billy Beane in 'Moneyball-L'arte di vincere'

Brad Pitt nel ruolo di Billy Beane in 'Moneyball-L'arte di vincere'

Milano, 6 giugno 2023 - Chi ha visto il film, non ha bisogno di scoprire niente. Chi non l’ha visto (e ha perso molto, fidatevi) si chiederà di che cosa stiamo parlando, quando ci riferiamo a Moneyball, uscito in Italia col titolo L’arte di vincere, al suo protagonista principale Brad Pitt che si ispira a un personaggio reale, Billy Beane. Del quale si sta avvalendo anche la nuova proprietà del Milan che fa capo a Gerry Cardinale.

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Proviamo a spiegare, allora. Il film sembra solo dedicato allo sport, ma in realtà è uno specchio dei tempi, di ere che si scontrano. Racconta in modo molto chiaro come il vecchio modo di gestire il baseball, sport tradizionalista come pochi soprattutto negli Stati Uniti, venga spazzato via dall’esperimento apparentemente folle di un general manager, Billy Beane appunto, con la squadra degli Oakland Athletics. Senza spoilerare troppo, ci limiteremo a dire che Beane caccia tutti gli scout che seguivano i metodi ‘classici’, andando a vedere i giovani talenti di persona e seguendo il proprio intuito, facendo in definitiva ‘quello che si è sempre fatto’. Lui cambia tutto per affidarsi completamente alle convinzioni di un giovane analista con la faccia da nerd (nel film è Jonah Hill, nella realtà il profeta della sabermetrica si chiama Bill James), che applica criteri puramente statistici all’analisi delle prestazioni dei giocatori. La sabermetrica utilizza i dati e li elabora con un algoritmo, e anche in questo caso siamo al centro di una guerra tra mondi a pensarci bene, per decidere se un atleta è sottovalutato o sopravvalutato, se vale la pena investire su di lui oppure no. Col tempo la disciplina di analisi statistica è stata raffinata, arrivando a fare previsioni accuratissime anche sui risultati delle elezioni negli Stati Uniti, per esempio.

Torniamo al calcio. Col passare del tempo, sono molti i club che si stanno basando sull’analisi delle statistiche per fare le proprie valutazioni. Lo fanno tutte le squadre della galassia Red Bull, dal Lipsia al Salisburgo. Ma lo fanno anche realtà più piccole. In Inghilterra il Brentford e il Barnsley, in Danimarca il Midtjylland, in Norvegia il Bodo Glimt. In Italia ci stava provando il Genoa, con l’allenatore tedesco Alexander Blessin, ma poi ci ha dovuto pensare Alberto Gilardino a riportare il Grifone in serie A.

Il calcio somiglia molto al baseball, anche se non lo sa. Certi metodi tradizionali sono duri a cambiare, eppure sempre più club stanno almeno unendo le due scuole, quella dell’intuito personale e quella dell’analisi fredda dei dati, nei quali ora finiscono anche alimentazione, sonno e tutta una serie di elementi che finora venivano lasciate a scelte...artigianali. 

Tanto alla fine decidono sempre i risultati. E quelli non sono programmabili, suprattutto in uno sport episodico come il calcio. Perché come ci disse una volta una esperta pallavolista bulgara, ‘ricordatevi che la palla è femmina, e può cambiare idea’.

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