Ibrahimovic, l’ora della verità. Atteso l’annuncio del ritorno al Milan. Non vuole essere solo uomo di campo e lo ha detto chiaramente a Cardinale

Zlatan non sarà inserito nell’organigramma e per questo la sua posizione al momento sembra indefinibile. Nessuna delegittimazione per Pioli ma lo spogliatoio è perplesso: lo svedese resta un ex compagno di squadra.

di GIULIO MOLA -
16 novembre 2023
Atteso l’annuncio del ritorno al Milan. Non vuole essere solo uomo di campo e lo ha detto chiaramente a Cardinale

Atteso l’annuncio del ritorno al Milan. Non vuole essere solo uomo di campo e lo ha detto chiaramente a Cardinale

Torna? E quando torna? Ma soprattutto, per fare cosa? L’Ibrahimovic-ter al Milan è una lunga e intrigante telenovela con un finale forse già deciso. E che solo Gerry Cardinale e il totem svedese conoscono. Eppure più passa il tempo e più si ha la sensazione che ci siano ancora margherite da sfogliare e dettagli da sistemare, nonostante una mezza dozzina di incontri fra giugno e novembre. Ma c’è chi è convinto che per l’annuncio sia solo questione di giorni. O di ore. E che solo il “comunicato ufficiale“ (dell’Ac Milan o di RedBird, ancora non si sa) chiarirà ogni aspetto riguardante il nuovo incarico dell’ex attaccante. Il quale, al di là dei criptici indizi “social“, nulla dice ufficialmente. Alimentando dubbi e interrogativi amplificati dalle dichiarazioni di Maignan alla vigilia del match di Champions col Pag: "Ibrahimovic? Fa parte del passato, questa squadra ha altri leader". Parole che non sono passate inosservate e qualcosa vogliono dire, anche perché pronunciate da uno dei “big“ del gruppo proprio nei giorni in cui si parlava insistentemente di Ibrahimovic come “uomo-spogliatoio“ indispensabile per i rossoneri.

Può essere, dunque, che una figura ingombrante come quella di Zlatan possa dar fastidio o comunque essere “sgradita“ a qualcuno dalle parti di Milanello? Magari ad alcuni ex compagni, proprio perché di quello spogliatoio faceva parte come giocatore, mentre ora tornerebbe da uomo di fiducia della proprietà. O forse farebbe ombra all’ad Furlani (che di recente ha definito Ibra anche “un uomo di spettacolo“), grande manager ma con pochissima esperienza di campo, il cui ruolo verrebbe ridimensionato dal ritorno dello svedese. Di sicuro non delegittimerebbe Stefano Pioli, che in questo momento ha bisogno anche del management in prima linea, visto che nella trasferta di Lecce a rappresentare il club c’era solo il ds D’Ottavio.

E l’allenatore sarà ben felice di ricevere un fondamentale aiuto nella gestione del campo e degli uomini. Ibrahimovic certe cose le ha percepite, e nei colloqui avuti con Cardinale, ha fatto intendere di voler cambiare approccio al calcio: quindi non solo un dirigente domiciliato a Milanello per ricucire eventuali strappi nello spogliatoio e dire la sua sul mercato, ma vero e proprio manager di spessore internazionale. Insomma, l’advisor di Cardinale. Il 19 settembre e il 6 novembre si è parlato proprio di questo: un incarico direttamente riconducibile alla proprietà. Non un ruolo da inserire in organigramma ma una posizione ancora indefinibile che metta d’accordo tutti. Questione di tempo. E anche di forma. Ora è vietato sbagliare.

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