Il Milan finisce in rosso e rischia il derby. Pulisic è un’illusione, ora Juve o Feyenoord

Errore di Gabbia, Musah espulso: il gruppo di Conceiçao manca l’accesso agli ottavi, il sorteggio di domani può portare la Signora

di ALESSANDRO LUIGI MAGGI
30 gennaio 2025
Rafa Leao non è riuscito a lasciare il segno neanche contro la Dinamo Zagabria, il Milan paga moltissimo i problemi del reparto offensivo

Rafa Leao non è riuscito a lasciare il segno neanche contro la Dinamo Zagabria, il Milan paga moltissimo i problemi del reparto offensivo

Il Milan si butta via. Nella grigia notte di Zagabria i rossoneri perdono partita, accesso agli ottavi di finale e quindici milioni tondi tondi di premi Champions. Sergio Conceicao fallisce il primo obiettivo, anche per colpa delle sue scelte. La fortuna, questa volta, non ci mette lo zampino.

C’è chi prova a dare responsabilità al campo, in effetti pesante, e chi agli assenti. Una cosa è certa, il Milan del primo tempo è velleitario, svagato e soprattutto slegato. Quello della ripresa sbagliato nelle scelte di Conceicao e penalizzato da una decisione del signor François Letexier. Di fatto, surclassato da una Dinamo solo più ordinata e attenta, come da volere della leggenda vivente azzurra Fabio Cannavaro. Ovvio che due episodi come quelli dell’errore di Gabbia e del rosso di Musah non possano che incidere sull’umore di una squadra in una serata così attesa, ma chi è causa del suo mal pianga sé stesso. Perché Torrente si fa gioco facilmente di Pulisic, Baturina predica tra le linee e Stojkovic a destra come a sinistra è troppo per Theo e Tomori, la sostanza è che è il Milan a creare le condizioni per complicare tutto. Il vantaggio croato è quasi un concorso di colpa di Pavlovic che si fa troppo schiacciare e Reijnders che non offre riferimenti ai difensori, Gabbia mette tutti d’accordo incespicando sul pallone e innescando la fuga di Baturina. L’inferiorità numerica è invece totale, e innegabile, responsabilità di Musah, in sette minuti ammonito prima per un accenno di rissa poi per un netto placcaggio a palla ormai lontana.

Va detto, la squadra di Conceicao barcolla e cade messa alle strette, come un pugile che ha sottostimato un avversario forse osservando una tribuna chiusa per ristrutturazione dal 2020. In mezzo non riescono due passaggi in serie, sugli esterni Pulisic e Leao non creano superiorità numerica, davanti Alvaro Morata ormai è un caso. Lo spagnolo avrà la “colpa” di essere centravanti di manovra più che di profondità, al mese di gennaio è però ormai evidente come l’accoppiata con il portoghese sia inesistente, con i due spesso a ritrovarsi troppo vicini, incapaci di comprendere le mosse dell’altro. Conceicao cambia, e forse l’uscita di Morata è l’unica mossa azzeccata, un 4-4-1 in cui Terracciano imbarca acqua a destra e Chukwueze si fa sentire solo per qualche sparuto istante. La Dinamo segna due volte prima di colpire al terzo tentativo su sfondamento da sinistra, per qualche istante Pulisic pareggia grazie alla papera di Nevistic. Colpe, aggravate dalla decisione arbitrale di non concedere un netto rigore a Leao per una manata involontaria e ben inscenata da Mmaee. Conceicao decide anche di rinunciare alla sua verve nei dieci minuti finali per Abraham e un Okafor ancora rossonero solo per questioni fisiche, come dimostra il tiraccio al minuto ottantasette. Ultimo errore di una notte da dimenticare. Anzi, da ricordare molto bene.

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