Il tallone d’Achille. Il Milan si scopre fragile. La difesa subisce troppo: numeri da metà classifica

Da Kjaer a Thiaw: tutto il pacchetto arretrato non ha convinto col Sassuolo .

di LUCA MIGNANI -
16 aprile 2024

"Ci prendiamo sempre dei rischi per come teniamo il campo. Il nostro è un calcio offensivo, moderno: ritmo, intensità, imprevedibilità nelle posizioni e nelle giocate". Pioli dixit, settimana scorsa. Tutto un altro paio di maniche, però, se il rovescio della medaglia presenta un conto di tre gol incassati dalla penultima in classifica. Emergenza difesa, insomma: concetto attuale da tempo, seppur con sfumature di significato. Gli infortuni a go-go hanno sparso sale sulla ferita: Kalulu in campionato ha giocato la miseria di sei partite, Thiaw è stato fuori due mesi tra dicembre e febbraio, idem Tomori. Ma i conti non tornano lo stesso. Non tornavano nemmeno durante la striscia di sette vittorie consecutive, spezzata dalla Roma in Europa League e dal Sassuolo domenica: in più della metà di quelle sette gare (4), una rete al passivo era comunque arrivata (5 in tutto). Il male minore per un totale di 37 gol subiti in 32 giornate di A.

Nei cinque principali campionati europei (Inghilterra, Spagna, Germania, Francia oltre all’Italia) sono 19 le squadre in zona Champions League tra Premier, Liga, Bundes, Ligue 1 e Serie A. A livello difensivo il Milan è appena tredicesimo con la media attuale di gol al passivo (1,15). Peggio solo Aston Villa (1,53), Monaco (1,35), Girona (1,25), Bayern Monaco (1,24), Stoccarda (1,17), Atletico Madrid (1,16). E in Italia le cose vanno anche peggio: nei numeri, la difesa è da metà classifica.

Troppi tiri subìti. La percentuale di cleen sheets di Maignan è 39,3%. Meglio di lui - e giocando anche di più - Skorupsky (42,9%), Szczensy (46,7%), Di Gregorio (48,3%), Milinkovic-Savic (51,6%) e Sommer (56,7%). Ma non è certo sul francese, o su Sportiello, che va gettata la croce. I rossoneri in Italia sono sesti nella classifica delle parate: 98, alle spalle di Frosinone (105), Lecce (107), Salernitana (108), Empoli (117) e Monza (120). Non certo squadre di primissima fascia. Non va meglio in quella delle conclusioni concesse: ottavo posto. Stefano Pioli aveva puntato il dito sulla fase difensiva già all’andata di Europa League: "Si riesce ad essere aggressivi quando le distanze sono giuste. La squadra è stata molto generosa, ma non col coraggio che serve. Sapevamo che Dybala sarebbe andato alle spalle dei nostri centrocampisti, ma all’inizio abbiamo tenuto troppo il due contro uno di Lukaku con i nostri difensori. Siamo stati alti, ma non aggressivi". Quasi copia e incolla contro il Sassuolo: baricentro alto (55 metri), tre gol incassati. "Non volevamo concedere il palleggio": 67% di possesso palla, ma tre gol incassati. I numeri della partita di domenica sono beffardi: 23-10 le conclusioni totali in favore dei rossoneri, 7-5 in porta. Ma sulla prima rete tutto il pacchetto arretrato esce morbido, tardi, male: Theo su Toljan, Thiaw su Volpato, Kjaer su Thorstvedt, Florenzi su Pinamonti. Kjaer ha faticato a leggere la posizione di Thorstvedt, vedasi il secondo gol nel quale Florenzi lascia troppo spazio a Laurienté e Thiaw chiude in ritardo. Ancora scarsa reattività, poi, sulla doppietta di Laurienté. Sui taccuini di via Aldo Rossi, per il Milan del futuro, sono segnati diversi nomi: Buongiorno (Torino), Lacroix (Wolfsburg), Aradabioyo (Fulham). Quel che è certo è che un centrale servirà.

All’Olimpico, quantomeno, Pioli avrà più scelta del passato. Recuperato Maignan, pronto anche Tomori che ha saltato l’andata per squalifica e domenica ha riposato essendo in diffida e dunque a rischio derby. Con l’Inter sarà invece squalificato Thiaw, ma a Roma sarà a disposizione: nulla di grave il problema muscolare accusato nel finale di Reggio Emilia. Per Kjaer, invece, infortunio al flessore: nessuna lesione, ma niente Europa League. Pioli sceglierà Gabbia e Tomori centrali, Calabria a destra e Theo a sinistra. Magari non nel segno del "primo: non prenderle" raccomandato da Enzo Bearzot nel 1982. Sicuramente più in linea con la frase che il ct disse subito dopo: "Secondo, è imperativo vincere".

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