Leao-Abraham, il Milan c’è. Diavolo almeno ai playoff. Fonseca è più tranquillo
Il club cerca di evitare la squalifica del tecnico, in campo contro la Stella Rossa i tre punti decisivi arrivano nel finale. Ma Morata e Loftus-Cheek si fermano.
Poker, in fondo a tutto. Con fatica, con un ruggito. Il Milan non inciampa sulla Stella Rossa e, soprattutto, sulle sue fragilità. Assalto alle prime otto posizioni (che ora distano solo un punto) confermato dalla quarta vittoria consecutiva. Diavolo in versione prudente, inizialmente: "Serbi forti in contropiede...". Scelta in linea con l’Ibra-pensiero ("manca equilibrio"). Fuori dal campo lo svedese archivia definitivamente le proteste bergamasche di settimana scorsa del suo allenatore contro gli arbitraggi: "Si è sfogato un po’". Sul campo invece fa il punto a modo suo: "Quando giocavo io, qui, era un’altra cosa". Di fianco a lui Thiago Silva, a Milanello anche lunedì, sorride. "Ma siamo più forti dell’anno scorso - prosegue Ibra - e non dipendiamo più da alcuni giocatori. Manca la continuità nel vincere le partite". Dichiarazione di intenti a un anno esatto, ieri, dall’inizio del suo percorso dirigenziale. Una giornata iniziata con l’eliminazione della Primavera (due volte in finale negli ultimi due anni) dalla Youth League. E proseguita decisamente meglio. L’incipit ingolfato sembra un oscuro presagio. Il Milan sfiora infatti anche picchi pari al 70% di possesso palla. Palla che gira, ma non canta. Gli uomini di Milojevic si rintanano su una linea difensiva che diventa anche a sei, escono telecomandati sul portatore ma sempre senza scomporsi. Attendono, in pratica. Il Diavolo mira a stanare, a lavorare ai fianchi. Con una manovra dal ritmo (troppo) cadenzato che si accende solo quando Reijnders squilla. O quando Leao, sempre più seconda punta, ma sempre poco continuo, si accende sull’imbucata di Morata, lui sì sempre uomo ovunque fino a che può. I brividi però, ai 53.717 cuori di San Siro (trasferta vietata ai tifosi serbi) arrivano sulla traversa di Maksimovic, sugli sviluppi del “solito“ cross indigesto. È il primo momento no, seguito dal risentimento all’adduttore per Loftus-Cheek e dallo stesso problema al flessore per Morata. Cambi (forzati). Che cambiano davvero: soprattutto Abraham, immediatamente presentissimo nel concludere, rifinire, ringhiare. Anche se il vantaggio è quasi un controsenso: dopo tanto palleggiare, dolcissima palla sopra e verticale sfoderata da Fofana, movimento a mezza luna e fiammata con tanto di tocchi pregiati. Morale: l’apoteosi del nuovo Leao. Niente discesa, comunque. La Stella Rossa prende a bussare con più convinzione. Quella che manca a Musah, quando si fa soffiare un pallone sanguinoso dall’ex Torino Radonijc che chiude col botto infilando l’incrocio. La reazione resta un’intenzione (anzi Ivanic sfiora il bis). Poi entra la “stellina“ Camarda che mette la testa, Abraham fa il resto in tap-in. Ruggito e sospiro di sollievo. La rincorsa continua.
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