Milan, contro l’Empoli si cambia. Fonseca adesso gioca in difesa: "Subiamo troppi gol? Non è vero»
Il tecnico portoghese respinge le critiche sulla fragilità della retroguardia: "Inter e Lazio come noi. Solo quattro squadre prendono meno gol". Contro l’Empoli pronta la carta Musah a centrocampo .

Paulo Fonseca, 51 anni, è alla prima stagione sulla panchina del Milan
Non chiude gli occhi davanti ai problemi. Dorme poco, ma bene. E niente sassolini nelle scarpe: se li toglie mettendo gli altrettanto proverbiali puntini sulle “i”. Posato, ma non in posa, fa poi spallucce di fronte alla pressione: "Il calcio è per persone forti". Nel mentre, prepara un’altra alzata d’ingegno tattica. Paulo Fonseca, anche in versione spalle al muro, è fedelissimo a se stesso.
Spalle al muro: per via, in ordine sparso, di classifica, fase difensiva, gestione Leao. E ci si mettono pure i bookies che insistono nel prevedere la soluzione al prossimo scivolone col ritornello Allegri-Sarri-Tudor, in ordine di quotazione. Il portoghese non ci pensa. Bada all’oggi, l’Empoli a San Siro alle 18. Ragionando anche sul passato in ottica futura. E dunque: "Si continua a parlare della retroguardia, ma siamo la quinta difesa del campionato. Come Inter e Lazio, meglio dell’Atalanta (i rossoneri hanno una partita in meno, ndr). È un problema, ci lavoriamo, ma non facciamolo diventare un mostro".
E ancora, sull’aver utilizzato tutte le coppie centrali possibili: "Non viene rimarcato, non mi piace dirlo, ma fin qui abbiamo avuto pochi infortuni anche grazie alla gestione dei giocatori". Ribatte col sorriso e con la clava, il tecnico. Motivando sempre, anche di fronte all’elefante nella stanza: il divario di punti con le altre big.
"I giocatori più influenti li ho avuti otto giorni prima dell’inizio del campionato. Il Napoli, senza coppe, può allenarsi per tutta la settimana. Inter e Atalanta hanno lo stesso tecnico da anni. Sono il primo a dire che chiuderemo davanti quanto meno ad alcune di queste e a volere più punti. Stiamo migliorando, ma quando si cambia tanto è più difficile".
Chi è cambiato è Leao, un assist e tre gol nelle ultime quattro gare: "Ho usato due strategie. La prima non ha funzionato e non la dico. La seconda, sì: sono molto soddisfatto della reazione alle panchine, ma voglio continuità. La squadra ha bisogno di questo Rafa". Poi, la questione "doppia faccia". Per il tecnico ne serve una contro le grandi e una contro le piccole. La faccia di oggi, con ogni probabilità, è quella di Musah, provato durante la rifinitura sotto gli occhi di Zlatan Ibrahimovic. Per una via di mezzo tra il 4-2-4 da assalto visto nel derby col doppio centravanti Abraham-Morata, e la difesa a cinque anti-Vinicius del Bernabeu con proprio Musah a fare l’ago della bilancia tattica. Lo statunitense ha già giocato più alto, a destra, nell’ultima partita di campionato contro la Juventus. Allora, era finita tra i fischi dei 75.502 di San Siro e con un solo tiro in porta.
Ora è un altro Milan, soprattutto grazie all’altra, sempre più fondamentale, pedina “Born in the Usa“: Pulisic. Fonseca pare non voler prescindere dal ridisegnato “Capitan America“ sulla tre quarti (che è già a otto gol e cinque assist tra campionato e coppa). Così come non può prescindere da Fofana. A Bratislava "può riposare in hotel". Contro l’Empoli "può riposare a Milanello". Due risposte, stesso concetto. In attesa del ritorno in gruppo di Bennacer. E in attesa dei rinforzi di gennaio, con una lista che sembra allungarsi sempre su due posizioni: il vice Fofana e il vice Theo Hernandez. Da Frendrup (Genoa) a Bondo (Monza) passando per Belahyane (Verona). Da Dorgu (Lecce) e Parisi (Fiorentina) passando per Pezzella (Empoli). Futuro. Quello che si gioca Fonseca. Che sorride e l’ha ben presente: "È così dal primo giorno".
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