Milan, la sferzata di Pioli. Rivoluziona la squadra e dà una sberla alla crisi. Ma Conceiçao è pronto
Il portoghese aspetta una chiamata dai rossoneri, da ieri aritmeticamente secondi
Una cinquina per uscire dalla crisi. E per provare, in casa Milan (da ieri aritmeticamente secondo), a guardare tutto da un’altra prospettiva. Dopo sette vittorie consecutive tra campionato e coppa, la crisi da sei partite senza successi: tre pareggi, soprattutto tre ko. I due con la Roma: addio anche all’Europa League. Poi il sesto di fila con l’Inter: scudetto consegnato ai cugini, per di più in casa propria. Arriva anche il rumore del silenzio da parte della Curva, sia con il Genoa che sabato sera: "Noi pretendiamo e meritiamo una società forte e vincente". La squadra, intanto, si riscopre quantomeno forte. Pur senza Giroud, ormai in riserva, a 37 anni, dopo aver dato tantissimo: 16 gol stagionali, 48 nel triennio rossonero che si chiuderà quest’estate, con partenza per Los Angeles. Con un super Pulisic: 15 centri alla prima stagione, più 9 assist. "Un top: come professionista, come giocatore, nelle scelte, nell’intensità", Pioli dixit. Con un Reijnders capace di sfornare una percentuale del 96 per cento in merito ai passaggi riusciti, schierato regista. E capace di fare un gran gol: "È talmente intelligente e tecnico che più si muove e meglio è. Quando costruisce porta pulizia di gioco, continuità di movimenti. Deve segnare di più, ma è solo al primo anno". Con un Bennacer ritrovato (rete e assist, nel mezzo maree di situazioni gestite con piglio e tecnica), idem per Kalulu (ben 103 palloni giocati). Soprattutto, con un Leao tornato a fare il Leao: dopo quattro partite di digiuno e una panchina in stile tiratina d’orecchio, un secondo tempo nel segno di quell’incisività che gli si chiede con continuità: 4 tiri, 3 in porta. Una traversa, un assist, un gol. Beffa del destino, nella giornata in cui tutti i giocatori hanno giocato con il cognome della mamma, sulla schiena del portoghese c’era scritto Conceiçao. "Se me ne fossi accorto non l’avrei fatto entrare", ha scherzato Pioli che oltre a lasciare in panchina il numero dieci, ha escluso inizialmente anche Tomori e Theo Hernandez, oltre a Calabria: questione di energie.
Quelle della società sono quasi tutte proiettate sul nuovo allenatore. Conceiçao ha parlato chiaro e pubblicamente: "Non mi aggrappo al mio posto, non faccio ora bilanci, non parlo del mio futuro. Rispettatelo". Contratto col Porto fino al 2028 rinnovato prima dell’arrivo alla presidenza di Villas Boas, con clausola che gli consente di liberarsi. Aspetta il Milan. Come il connazionale Fonseca. Il Lille vorrebbe rinnovare (è in scadenza), il Marsiglia punta forte sull’ex Roma: "Non ho firmato alcun accordo con l’Olympique. Sono totalmente concentrato sulle ultime partite, deciderò dopo. In questo momento tutto è possibile. Tutto". Anche lui aspetta il Milan. Sullo sfondo non vanno dimenticati Conte e De Zerbi. Mentre Pioli, ormai alle ultime due partite in rossonero, piace al Napoli. Intanto incassa i complimenti di Ranieri: "Come ci siamo alzati ci hanno fatti a fettine. Sapete cosa significa correre dietro a campioni che ti giocano a uno o due tocchi, ti fanno girare palla, ti rientrano e ti rifanno tutto da capo? Livello altissimo. Sono secondi, i tifosi rompono le scatole alla società perché la vorrebbero ancora più grande. Ma questa è un’ottima squadra, con ottimi campioni". Ora, però, le scelte. In primis quella dell’allenatore. Palla a Moncada, Furlani e (soprattutto?) Ibrahimovic: lo svedese ha postato un’immagine che lo ritrae mentre guarda lontano. Visione e missione, il sottotitolo. Nel riflesso degli occhiali da sole il Mapei, dove due anni fa arrivò lo scudetto. La Milano rossonera ricorda bene e aspetta, in rumoroso silenzio, le prossime, decisive, mosse.
Continua a leggere tutte le notizie di sport su