Milan, tre passi indietro. E’ un Toro formato Europa. La difesa fragile di Pioli

Gara a senso unico, il Diavolo torna sulla terra dopo la manita al Cagliari. Leao entra e prova a dare la scossa, per l’ultima a San Siro servirà ben altro.

di LUCA MIGNANI -
19 maggio 2024

Il Torino ci mette la testa, il Milan no. Così i rossoneri fanno tre passi indietro rispetto al 5-1 rifilato al Cagliari settimana scorsa, tornando quelli delle sei partite senza vittorie. Tiepidi palla al piede, soprattutto terribilmente fragili in fase difensiva. È un tema che ritorna, quello della retroguardia e delle sue pause tanto puntuali quanto fatali. "Prendiamo troppi gol", il ritornello di Pioli ribadito anche alla vigilia. Sarà un problema del suo successore. Probabilmente di Fonseca che, in pole, prende tempo pubblicamente: "Non ho ancora deciso, devo valutare tante cose".

Mentre De Zerbi e il Brighton annunciano la separazione e il Bayern Monaco si dice non interessato. Chissà. Chi sa che si può, anzi si deve fare di più, soprattutto fuori dal campo, è la Curva: ancora niente tifo, in un clima reso inizialmente surreale anche dai colleghi granata che non hanno perdonato gli insulti di qualche giocatore nel giorno della commemorazione di Superga. Il Torino può ancora sognare l’Europa, comunque. Mentre il Milan non ha più obiettivi: si vede. Perché il Diavolo tesse, tesse. Anche benino, grazie alle uscite avviate dalla pulizia di Reijnders. Ma la fame è un’altra cosa. Così il Toro assorbe il tutto, gioca uomo contro uomo in ogni zona del campo, rincula e fa spallucce al dunque: al limite dell’area, infatti, il palleggio rossonero è senza guizzi (zero tiri nello specchio nel primo tempo). Mentre i granata mordono quando devono: l’apertura di Ilic trova i rossoneri scoperti a destra, Rodriguez ha così tutto il tempo di avanzare e mettere la palla in mezzo, laddove Zapata si fa trovare dopo essersi mosso alle spalle di Thiaw. 1-0 e il bis è simile: basta un contrasto vinto a centrocampo (Pellegri su Bennacer) perché si apra una voragine. Deja-vù: questa volta è Bellanova a poter ragionare e comodamente crossare. Il resto lo fa Pellegri che si butta nello spazio facendo abboccare Kalulu e Tomori, così Ilic è solo soletto e può inzuccare.

Il tè non porta consiglio: immediata staffilata all’incrocio di Rodriguez. È Pulisic a cercare di dare la scossa: due guizzi, il terzo porta al fallo di Masina in area. E Bennacer spiazza Milinkovic Savic. Non è uno squillo di tromba, però: la carica resta nel campo delle intenzioni, nonostante il 4-2-4 finale, eccezion fatta per una fiammata di Leao. Settimana prossima, nel saluto a San Siro, servirà ben altro.

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