Paulo Fonseca al Milan: tensioni interne e sfide cruciali contro il Genoa
Fonseca affronta tensioni interne al Milan mentre si prepara per la sfida contro il Genoa, con infortuni chiave e pressioni crescenti.
L’immagine è quella di un uomo sempre più solo al comando. Sei mesi spaccati dall’annuncio del contratto biennale con opzione sul terzo, 160 giorni dal suo atterraggio a Malpensa, a inizio luglio: nessun dirigente di spicco ad accoglierlo all’aeroporto, nè a Milanello. Quasi un oscuro presagio. I conti sembravano già non tornare allora, figurarsi ora che, pur dopo quattro vittorie di fila in Champions, il tappo è saltato. Non la prima volta. Ma la più rumorosa.
Al centro del tutto, Paulo Fonseca: ieri, come al suo arrivo, solo. Dopo il metaforico pugno sul tavolo sferrato in coda al 2-1 sulla Stella Rossa, non c’era nessuna figura chiave della società alla ripresa degli allenamenti. L’incontro con la dirigenza qualche ora più tardi, in occasione della festa natalizia del settore giovanile a San Siro: lì, colloquio tra l’allenatore e Ibrahimovic, presente insieme a Furlani e Moncada. Spiegazione, distensione. Non sarebbero volati gli stracci nemmeno in spogliatoio.
Il tecnico ha ritrovato la squadra ieri mattina dopo le parole del mercoledì sera: il filo del discorso è stato riallacciato e nei prossimi giorni un vero e proprio confronto è tutt’altro che una supposizione. Quiete (quantomeno apparente) dopo la tempesta (quanto più evidente).
Dal day after sono arrivati in primis gli esiti degli esami per Loftus Cheek (lesione del bicipite femorale destro, nuova valutazione fra 7-10 giorni), e Morata (trauma elongativo in regione adduttoria, escluse lesioni). Tradotto: 2024 finito per l’inglese, lo spagnolo potrebbe provare a rientrare il 29 dicembre contro la Roma. Poi l’allenamento e la sensazione crescente che le conseguenze del “J’accuse” di Fonseca si vedranno contro il Genoa, domenica.
Di fatto, scricchiolii a go-go: nel presente, nel passato recente e non solo. Dopo il primo ko, a Parma: "Impossibile vincere se difendiamo così". Già allora "un problema di atteggiamento", anche se solo difensivo, al Tardini. Tappa successiva, l’Olimpico: Theo Hernandez e Leao esclusi dall’undici iniziale e auto-esclusi dal cooling break. Qui, scelte secche ma poi acqua sul fuoco: "Nessun problema".
Insomma... Basti pensare al Franchi: due rigori scippati a Pulisic ("non deve succedere più"), capitan Theo espulso per proteste, il gol del ko "che non si può prendere". E ancora il "non me ne frega un c...o del nome del giocatore", il tris di panchine punitive a Leao, il tris di reti incassate a Cagliari: "Non puoi pensare di vincere senza aggressività".
Torna l’elefante nella stanza: l’atteggiamento. E l’isolamento del tecnico. Basti pensare alla recente sfuriata di Bergamo. Da una parte Scaroni: "Gli arbitri hanno sempre ragione". Dall’altra Ibrahimovic: "Si è sfogato". Nel mezzo Fonseca. Triste, non arrabbiato. Che vede cose difficili da cambiare e a volte è stanco di lottare. Che tira in ballo anche monetine e montagne russe. Tra un "impressionante" e un "io do tutto, non tutti possono dire lo stesso". Prima dell’ultima frustata: "Mai mi fermerò. Io ho la coscienza a posto. E se ci sarà bisogno di chiamare i ragazzi di Milan Futuro o della Primavera nessun problema".
Ce ne sono eccome. Sul banco degli imputati, seppur non citati, Theo Hernandez (giallo inutile, non incisivo), Calabria (rabbioso e poi glaciale al momento della sostituzione). Indiziati anche Tomori (ammonito in panchina, era diffidato) e Loftus-Cheek (impalpabile prima del ko). Si vedrà contro il Genoa: altro bivio. In Champions prima della bufera sono arrivati punti dal peso specifico elevato. Ne servono altri in campionato per avvicinarsi all’Europa. In tempi dagli equilibri sottilissimi.
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