S.O.S. Milan. Alta tensione fra i rossoneri. Squadra inceppata e senza vittorie. Theo-Leao: linea morbida del club

Fonseca minimizza sull’episodio riguardante il francese e il portoghese, isolati durante il “cooling break“. La società decide di non intervenire dopo le spiegazioni dei diretti interessati. Resta un bottino magro: 2 punti.

di LUCA MIGNANI
2 settembre 2024
Fonseca minimizza sull’episodio riguardante il francese e il portoghese, isolati durante il “cooling break“. La società decide di non intervenire dopo le spiegazioni dei diretti interessati. Resta un bottino magro: 2 punti.

Fonseca minimizza sull’episodio riguardante il francese e il portoghese, isolati durante il “cooling break“. La società decide di non intervenire dopo le spiegazioni dei diretti interessati. Resta un bottino magro: 2 punti.

"Non c’è nessun problema", da una parte. "Siamo tutti insieme", dall’altra. Tradotto: andiamo avanti. Anche se, certo, non così. Sosta per le nazionali e pausa che, paradossalmente, arrivano quasi a pennello, dopo il caso con protagonisti Rafa Leao, Theo Hernandez e, sullo sfondo, Paulo Fonseca.

Caso, sì: perché l’immagine dei due leader messi in panchina, quindi entrati e diventati subito protagonisti del 2-2, poi rimasti (a dir poco) distanti dal resto della squadra (e dall’allenatore) durante il successivo cooling break, è stata forte. E divisiva, così come i messaggi lanciati, seppur senza parole. Theo con la bottiglietta in mano, Rafa con le mani sui fianchi: tutti gli altri dall’altra parte del campo. Caso rientrato, però, la linea comune. Quella di Theo Hernandez: "Eravamo entrati da due minuti in campo, nulla contro squadra e allenatore, la gente parla e dice un sacco di cose non vere. Ora dobbiamo lavorare tutti insieme per vincere le altre partite. Non avevamo bisogno - le parole a Milan Tv - del cooling break. Io e Rafa siamo sempre con la squadra". Sempre, no. E di una pausa non avevano bisogno nemmeno i neo-entrati Musah e Abraham che, però, si sono comportati diversamente.

Conta il campo, comunque. Conta la risposta da 2-2. Conta la versione di Theo Hernandez come ribadito e controfirmato da Fonseca: "Ha già spiegato lui. Io non dico bugie, sono sempre serio e onesto: non c’è nessun problema con Theo e Rafa. E non dobbiamo crearne. Non hanno iniziato la partita, ho parlato con loro in settimana, hanno capito, è andato tutto bene. Hanno risposto in campo, se ci fossero stati problemi non sarebbero entrati così".

Il tutto sotto gli occhi di Gerry Cardinale, in tribuna all’Olimpico. Senza Zlatan Ibrahimovic che, invece, al Tardini era sceso negli spogliatoi. La società ha deciso di non intervenire, anche perché avrebbe smentito i protagonisti. Meglio non entrare a gamba tesa, dopo tre giornate, alla vigilia della sosta. Se ne riparlerà, a freddo. C’è un progetto da difendere. Le premesse estive erano state intriganti. Il campionato, fin qui, ha detto altro. Sei gol subiti in tre partite: "Tutti simili, per questo sono preoccupato", Fonseca dixit. Due punti, bottino così magro non si vedeva da tredici anni: "Ma si inizia a vedere il cambiamento. Certo, dobbiamo fare molto di più", il concetto base dell’allenatore espresso prima e dopo l’ultima partita.

Sosta, ora. Poi il tour de force, da domenica 15 settembre tre partite a San Siro: Venezia, Liverpool in Champions, derby con l’Inter. Una vittoria nelle ultime dodici partite ufficiali, da Pioli a Fonseca: i numeri, più delle parole, dicono forte e chiaro che (più di) qualche problema c’è. E che serve una svolta.

Continua a leggere tutte le notizie di sport su