Juve, il sorriso della festa. Motta rimette la freccia con McKennie e Nico
La Signora ritrova la vittoria a Monza dopo quattro pareggi consecutivi . Ma con uno schieramento molto offensivo arriva qualche rischio di troppo.
Così è la legge in area di rigore: se ci entri convinto fai gol e vinci, senza queste premesse ti rimane solo l’ennesimo rammarico grande così. La Juve ha vinto, il Monza no, quindi ha ragione Thiago Motta che torna a sorridere in campionato dopo l’ultimo successo di inizio novembre. Sembrava passata un’era. E non fermatevi alla classifica, che potrebbe far sembrare il risultato un atto formale e scontato: Nesta, anche lui falcidiato dagli infortuni (9), alza il muro e si mette a cinque dietro, con la sorpresa Birindelli mezz’ala. Superare la linea, insomma, non è cosa di poco conto.
Thiago non sconvolge i piani della vigilia: Danilo dà forfait per una distorsione, McKennie inizia terzino a sinistra per poi avanzare a trequartista nella ripresa, con l’ingresso di Cambiaso, rientrante, dove agiva Nico alle spalle di Vlahovic. Chi esce è invece Koopmeiners: una prima frazione volenterosa con Locatelli in mezzo, poi la sostituzione all’intervallo per un fastidio all’adduttore. Proprio le due scelte "mottiane" squarciano il gelo della Brianza. Neanche un quarto d’ora e l’americano fa centro: angolo di Koop e girata da due passi di Weston che se la ritrova lì, e non gli sembra vero. A perderlo è Carboni, ingenuo anche al minuto 39: campanile in area che nessuno colpisce, solo Locatelli alleggerisce a Nico Gonzalez che scarica il più facile dei gol.
Nel mezzo uno spartito che non manca di note del Monza: a sinistra si va a raddoppiare su Conceiçao, davanti si tenta con Caprari in più di un’occasione, ma il gol arriva quando la superiorità arriva dal gioco moderno dei braccetti. A salire è Carboni, che pennella sul mancino di Birindelli per il momentaneo pari volante. Era il minuto 22 e c’era tutto il tempo di tenere le cose a posto. Anche perché nella ripresa i padroni di casa hanno saputo legittimare la presenza sul campo: c’è il ritmo, anche qualche giocata, meno la lucidità negli ultimi sedici metri. Dall’altra parte menomale che Yildiz: il 10 turco è l’unico a impegnare davvero Turati, prima col sinistro, poi di testa. Vlahovic c’è, ma lui non si vede: Pablo Marì stravince il duello.
Ma anche da questo, se vogliamo, Motta recepisce un bel segnale: anche senza Dusan, uscito all’85 in ombra come ai tempi peggiori, la sua Juve vince con spirito e gruppo. Nesta, ancora, può tirarsi su solo per una prestazione coraggiosa: chissà se basterà per sorridere al brindisi.
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