L’analisi. Quando il calcio è cosa semplice
Il Pisa dimostra una grande prestazione nella vittoria contro il Lecco, con una squadra compatta e giocatori in forma. Aquilani schiera i migliori interpreti, con Calabresi e Veloso che si distinguono. Torregrossa e D'Alessandro migliorano il gioco offensivo, mentre Mlakar mostra le sue qualità.
Stai a vedere che il calcio di Aquilani non è quel trattato di fisica quantistica che sembrava fino a qualche settimana fa. È questo, più o meno, il pensiero che ha attraversato la mente della maggior parte dei tifosi nerazzurri dopo la convincente vittoria a Lecco. Squadra compatta sul terreno di gioco, pochi fronzoli ogni volta che l’avversario ha scoperto il fianco a verticalizzazioni e accelerazioni in ripartenza, istinto killer vicino alla porta e, soprattutto, gli uomini più forti al posto giusto. Valoti e, anche se ormai da troppo tempo, Matteo Tramoni a parte, tre giorni fa abbiamo assistito a una delle migliori versioni possibile dello Sporting Club. Aquilani ha schierato dal 1’ tutti gli interpreti che per qualità individuale e spessore umano rappresentano – attualmente – il meglio della rosa. La prima vittoria con tre reti all’attivo è nata su queste basi: la ferocia agonistica di Arturo Calabresi ha dato sostanza alla fase difensiva (senza considerare la splendida galoppata conclusa con la prima gioia in nerazzurro), le geometrie di Miguel Veloso hanno "messo in ombra" il moto perpetuo di Marius Marin al suo fianco, l’ottima condizione fisica ha permesso a Marco D’Alessandro ed Ernesto Torregrossa di marcare un’abissale differenza con tutti gli avversari in maglia bluceleste. E proprio nella manovra nella metà campo offensiva abbiamo notato i miglioramenti più evidenti. Grazie a una tenuta finalmente ottimale, Torregrossa finalmente ha potuto esibirsi nel pezzo forte del suo repertorio: svariare sull’intera trequarti, "portando a spasso" un paio di marcatori, per liberare spazi nei quali si sono gettati i compagni. Meno gioco spalle alla porta quindi e una maggiore capacità d’azione che ha fatto lievitare il livello delle combinazioni, supportare da un Marco D’Alessandro in "versione Monza": il giocatore letteralmente imprendibile dei playoff vinti proprio a danno del Pisa due anni fa si è finalmente visito al "Rigamonti-Ceppi".
Con i progressi di questi due interpreti anche Jan Mlakar ha tratto giovamento: lo sloveno ha potuto districarsi con meno frequenza nella gestione dei palloni lontano dalla porta, abilità in cui ha mostrato parecchi difetti da inizio stagione, per concentrarsi invece negli ultimi trenta metri di campo. Non a caso, nella prima occasione in cui è stato servito in verticale all’interno dell’area, anche lui ha dimostrato di avere le qualità per colpire le difese avversarie. M.A.
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