"Vergara può essere decisivo col Catanzaro"
Michelangelo Galasso: "È il giocatore giusto per aumentare la qualità in attacco. I calabresi sono una squadra lenta"
Conosce bene sia l’ambiente granata che quello giallorosso: è Michelangelo Galasso (58 anni), ex giocatore, tra le altre, proprio di Reggiana (2 presenze con Pippo Marchioro in B nel 1991-92) e Catanzaro (20 gare in C2, con 1 gol, nel 93-94). In carriera anche Mesagne, Squinzano, Bagheria, Enna, e diverse società dilettantistiche reggiane come Casina, San Faustino, Brescello, Lentigione, Castellarano, Scandiano e il Reggiolo di un 17enne Vincenzo Iaquinta. E’ stato anche allenatore nelle giovanili della Reggiana.
Galasso (ex centrocampista di grande corsa), è pugliese di nascita, ma da una vita vive a Reggio.
Michelangelo Galasso: oggi cosa fa nella vita?
"Sono insegnante di educazione fisica in un liceo reggiano, e sono osservatore per il Torino (chiamato da un altro ex granata, Davide Caprari, che da anni scova talenti in tutta Italia, ndr)".
Una vita nello sport.
"Al sud mi chiamavano ’cavallo pazzo’ per le mie galoppate sulla fascia. La passione di correre mi è rimasta: mi alleno sui 200, 400 e 800 metri. A febbraio ad Ancona avrò una gara nella mia categoria, la senior. Sto ottenendo buoni risultati, mi piace tenermi in forma".
A proposito della sua carriera: è un doppio ex di Reggiana-Catanzaro di domenica. Come la vede?
"Mi aspetto un pari. Il Catanzaro dello scorso anno di Vivarini era qualcosa di unico: ora non è così, la squadra è lenta. A differenza del Cosenza, non credo verrà a prendere la Reggiana alta. I granata, però, devono aumentare la qualità offensiva".
La Reggiana si salverà?
"Ci sarà da soffrire: lo scorso anno Nesta trovò la quadra, esaltando molti singoli, penso a Girma, e trovando una buona fase difensiva. Quest’anno con Viali la squadra è ancora in evoluzione: col Cosenza ho visto delle difficoltà. C’è bisogno di attaccare con più qualità".
Quale giocatore potrebbe portarla?
"Chi smuove le emozioni è quello che va uno contro uno e che tira. Come Vergara. Poi ammiro sempre Cigarini anche se l’età avanza, ma gli allenatori amano giocatori di qualità da cui passano tutti i palloni".
Facciamo un salto indietro nel tempo: nel 1991 arriva nella Reggiana di Marchioro.
"Il maestro. Erano davvero altri tempi: il calcio era più genuino, io ero una seconda linea ma mi scelsero con un progetto. La Reggiana era una grande macchina: Marchioro, la sua comunicazione, Villa Granata: tutto perfetto e i risultati in campo si sono visti. Io arrivavo dal profondo sud e mi sono ritrovato al fianco di Walter De Vecchi. Altri tempi. Il mio cuore è diventato reggiano".
Un calcio diverso, diceva.
"Se ripenso a 30 anni fa sì. Oggi le grandi squadre dominano, hanno tanti giocatori sparsi in giro. Per squadre come la Reggiana chiaramente ci sono difficoltà di fronte ai colossi, e mi riferisco anche alle giovanili visto che mi occupo di quello".
Conosce qualcuno della Reggiana odierna?
"Marcello Pizzimenti: quando giocavamo in Sicilia negli anni ’80 ci siamo affrontati diverse volte sul campo".
Chiudiamo con uno sguardo sul suo futuro: progetti?
"Come ho detto da due anni sono tra gli osservatori del Torino e vorrei crescere proprio nel settore dello scouting. Esperienze ne ho avute tante: ho allenato nel vivaio granata, la squadra femminile del Bologna, nelle scuole calcio, insomma, di calcio ne ho masticato".
Domenica sarà allo stadio? "No, dovrò seguire diverse formazioni del Toro. Lunedì, però, la vedrò in differita".
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