De Rossi, la Roma ha il suo Capitan presente. Lukaku e Pellegrini al top, fischi per i Friedkin

Buona la prima per DDR, per il Verona c’è solo Folorunsho a spaventare i giallorossi. Cori anche per l’ex mister Mourinho .

di PAOLO FRANCI -
21 gennaio 2024
De Rossi, la Roma ha il suo Capitan presente. Lukaku e Pellegrini al top, fischi per i Friedkin

De Rossi, la Roma ha il suo Capitan presente. Lukaku e Pellegrini al top, fischi per i Friedkin

"Ho un solo rimpianto, poter dare alla Roma una sola carriera". Millesettecento giorni fa Daniele De Rossi si congedava così da capitano della Roma, trasformando in parole i mille battiti di un cuore in tumulto. Lui, come Totti, depositario della sacra trimurti giallorossa: romano, romanista, Capitano. What Else?

Diceva, DDR in quell’ormai lontano 2019, prima di indossare la maglia del Boca: "Sono di proprietà dei tifosi della Roma". E ’Dagnele’ - perchè a Roma la lettera ’i’ viene spesso ingoiata da una ’g’ - non ha smentito uno dei suoi credo più granitici, quell’essere tutt’uno con la sua gente, la maglia, la fascia di capitano che c’è ancora anche se non c’è più, assieme al fuoco sacro di chi se la "vuole giocare alla morte", come ha detto e ripetuto in questi giorni.

Ieri, in una sorta di ’bipolarismo del romanismo’ - perdonate il gioco di parole - se ne sono viste quante ne volete. I tifosi hanno celebrato DDR e contestato i giocatori - quasi tutti - alcuni dei quali, nelle leggende cittadine, considerati cospiratori. Fischiata sonoramente la Friedkin family, protagonista di un inedito: il viaggio da Trigoria in pullman con la squadra. Una chicca, considerando come era stato lasciato solo Mourinho negli ultimi tempi. Lo Stadio ha alternato gioia e dolore, cori con e cori contro in un’alternanza che ha reso il pubblico protagonista almeno quanto i giocatori.

Nessuno si dimentica Josè è il passaparola che all’Olimpico non ha bisogno di parole. Cori assordanti per Mou, striscioni, contestazione ai Friedkin. Fischi altrettanto assordanti alla lettura delle formazioni, a Pellegrini, Karsdorp, Spinazzola, Rui Patricio e tanti altri. Poi, la Roma di De Rossi. E’ altra cosa e si vede subito: 4-3-3 con El Shaarawy e Dybala ai fianchi di Lukaku, palleggio veloce possibilmente a due tocchi e verticalizzazione immprovvisa. Il primo tempo è una gran bel vedere, condito da due gol spettacolar e due assist di seta del Faraone. Segna Lukaku, segna un Pellegrini improvvisamente tornato a buoni livelli dopo mesi di calcio trascinato. "Lui deve toccare tanti palloni e stare sempre nel vivo", dirà De Rossi. La sua impronta si vede da subito e la squadra - onestamente - sembra essersi liberata dei mantra mourinhani, negli ultimi mesi pieni di nulla dal punto di vista delle occasioni da gol, della celeberrima forza difensiva e della partecipazione complessiva alla causa. Dai: si era visto chiaramente come la squadra non credesse più in certi spartiti tattici, pur provando a ’suonarli’. Nel secondo tempo la Roma è calata, si è avvantaggiata del goffo rigore di Djuric, Rui Patricio ha preso un gol da censura, ma alla fine tutti i giocatori sotto la curva a prendere fischi e applausi. Poi, è stata la volta di De Rossi, e il ruggito della Sud pieno di amore e gioia è la certificazione che Mou è passato e adesso c’è ’Dagnele’.

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