Sull’ottovolante Sassuolo. Viaggio tra imprese e tonfi

Dopo i successi su Juve e Inter che squadra sarà quella di lunedì contro il Monza?. Come il passato insegna l’imprevedibilità è neroverde, nel bene e nel male. .

di LORENZO LONGHI -
30 settembre 2023
Sull’ottovolante Sassuolo. Viaggio  tra imprese e tonfi

Sull’ottovolante Sassuolo. Viaggio tra imprese e tonfi

Qual è il vero Sassuolo? Dopo sei partite di campionato, la domanda è legittima ma la risposta impossibile e, probabilmente, non la sa nemmeno Alessio Dionisi. Il quale, dopo la vittoria contro la Juventus, in sala stampa, a un quesito simile, aveva risposto con sincerità che, probabilmente, il vero Sassuolo non era né quello che aveva imbrigliato e abbattuto i bianconeri con relativa facilità, minuti iniziali a parte, né quello, per dire, che a Frosinone aveva buttato a mare un vantaggio che meritava altra sorte. Così, dopo avere battuto con autorità e in rimonta anche l’Inter a San Siro (foto), ragionare oggi sull’identità del Sassuolo è un esercizio di stile, più che un tentativo di arrivare alla soluzione dell’enigma. In realtà, da quando è allenato da Dionisi, il Sassuolo ha abituato a discese ardite e risalite, cioè a una discontinuità di risultati – e, non di rado, anche di prestazioni – che non ha mai intaccato o messo veramente in pericolo gli obiettivi stagionali, sempre raggiunti, ma ha vissuto di picchi e crolli di difficile lettura psicologica prima ancora che tecnico-tattica o atletica. Così, per esempio, nella stagione 2021-22, i 13 punti in 6 gare tra febbraio e marzo (da Sassuolo-Roma a Sassuolo-Spezia), una media da Champions League, fanno a cazzotti con i 7 punti fatti registrare nelle ultime 8 partite di campionato, i quali peraltro invece facevano il paio con l’inizio stentato nello stesso (8 punti in 8 partite, con 3 ko consecutivi). La scorsa stagione, invece, l’abisso delle 8 sconfitte in 10 giornate tra il nono e il diciottesimo turno si interruppe con il clamoroso trionfo di San Siro sul Milan, un 5-2 francamente imprevedibile che aprì a un periodo di 6 vittorie (4 consecutive) in 8 partite, per poi chiudere il campionato senza vincere alcuna delle ultime sei gare.

Per paradosso, allora, la vera forza del Sassuolo è che si tratta di una squadra dalla quale gli avversari non sanno effettivamente cosa aspettarsi, perché magari studiano dei neroverdi partite che, per capacità di lettura e rispetto delle consegne tattiche, sono in fondo poco assimilabili l’una all’altra proprio per questa discontinuità. Quasi per confondere eventuali osservatori, non fosse che però non esiste nessuna strategia in questo ottovolante, ma solamente un insieme di aspetti contingenti (forma individuale, attenzione specifica, approccio dell’avversario) che infine producono una sensazione di straniamento. Inutile girarci attorno: al netto dell’assenza di Berardi, e dell’alea fisico-atletica di un campionato appena cominciato, le prime due partite dei neroverdi avevano aperto al pessimismo, eppure gli stessi meccanismi che lì non erano riusciti si sono rivelati poi decisivi e perfettamente oliati in quattro giorni nei quali, tra Juventus e Inter, la squadra da scudetto è parsa il Sassuolo, proprio per come si è espressa in campo e non semplicemente per i risultati, conseguenza pressoché ineluttabile di quanto messo sul terreno di gioco. E ora? Tutto da vedere, perché il Sassuolo sinora sfugge a qualsiasi incardinamento classificatorio e le prossime avversarie sono squadre all’altezza dei neroverdi, Monza e Lecce, ma diversissime tra loro, con allenatori di stile opposto (Palladino e D’Aversa). E, col Sassuolo, l’unica previsione valida è la tripla.

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