"D’Angelo può aprire un ciclo vincente". Parola di D’Adderio che allenò il mister

"Lo conosco dal 2001, ai tempi della Fermana: era un giocatore serio e affidabile. Grande felicità per la salvezza delle Aquile"

di FABIO BERNARDINI -
21 maggio 2024
"D’Angelo può aprire un ciclo vincente". Parola di D’Adderio che allenò il mister

"D’Angelo può aprire un ciclo vincente". Parola di D’Adderio che allenò il mister

Il cuore di mister Salvo Fulvio D’Adderio batte più forte quando gli si nomina lo Spezia: "Grande felicità per la salvezza delle Aquile. D’Angelo può aprire un ciclo vincente".

Mister D’Adderio, che emozioni ha provato nel vedere in tv il match tra lo Spezia e il Venezia?

"Una grandissima felicità per il raggiungimento della salvezza da parte delle Aquile. Io ho allenato anche il Venezia, ma ho fatto il tifo per lo Spezia. Non nego che inizialmente ero preoccupato perché non era una partita semplice, ma la sconfitta sarebbe stata una beffa, i bianchi hanno meritato il successo".

Ha ammirato lo straordinario pubblico del ‘Picco’?

"Conosco perfettamente la passione e la forza del popolo spezzino. Ho rivissuto ciò che accadde nel match contro il Latina nel 2010, so cosa si prova, ho rivisto il ‘Picco’ a quel livello. La città si è unita perché ha avvertito l’importanza del momento, i tifosi hanno festeggiato come una vittoria del campionato. Il ‘Picco’ sposta gli equilibri, la gente trasmette una partecipazione massimale ai giocatori, che sono portati a dare qualcosa in più. Il popolo bianco è stato determinante, come del resto sempre nella storia dello Spezia".

Una salvezza targata D’Angelo, che lei allenò nella Fermana.

"È vero, lo conosco dal 2001, era un giocatore serio e affidabile, litigai con il presidente della Fermana perché lo voleva mandare via. Quando è arrivato a Spezia sono stato contento perché ne conosco la serietà e la competenza. È un uomo che non vende fumo, un grande lavoratore. Agli spezzini non piacciono gli allenatori che stanno in silenzio, ma i passionali com’è D’Angelo. Forse è un po’ burbero, ma ci mette l’anima".

Lei, con il suo passato alla Reggiana, non fu accolto benissimo a Spezia ma poi conquistò tutti, D’Angelo è entrato subito nel cuore dei tifosi.

"La Spezia è una città del nord, ma gli spezzini hanno la passionalità del sud. È gente di temperamento che apprezza chi dà tutto per la causa comune. Io mi integrai alla grande, i supporter mi diedero tanta forza. Ricordo ancora un tifoso che, in un momento critico, mi disse di continuare a lavorare certo che sarei riuscito a ottenere i risultati prefissati. Quelle vissute nel Golfo sono sensazioni che mi porterò dentro tutta la vita, a volte non riesco a vedere le partite perché subentra la nostalgia. A D’Angelo sta succedendo lo stesso, lui è un po’ più introverso, però è la persona giusta per lo Spezia per ripartire perché conosce il gruppo e l’ambiente. Ha lavorato in un momento molto difficile, ha fatto benissimo".

Il tecnico abruzzese potrà aprire un ciclo allo Spezia?

"È la persona giusta perché è un uomo serio che sa di calcio, un pragmatico. Ora va di moda il possesso palla, ma in Serie B bisogna trottare e lottare".

La società opererà con un budget limitato. E le ambizioni?

"Sono convinto che non sia importante, in tal senso, guardare al monte ingaggi o acquisire giocatori dalla Serie A, bensì arruolare gente in grado di rispecchiare l’ambiente, che abbia voglia di sacrificarsi. Ci sono giocatori che in B possono dire la loro anche per campionati di vertice. Ciò che è davvero importante è la programmazione, non affidandosi solo a procuratori".

"Quando vedo Spezia è come se fosse la prima volta, come se fosse l’ultima, come se fosse l’unica". È una celebre frase da lei pronunciata nel 2010, cosa prova nel risentirla?

"Ho i brividi. Così come è emozionante avvertire nelle sue parole il classico accento spezzino".

Continua a leggere tutte le notizie di sport su