Superlega, la battaglia dei soldi. E’ un affare da cinque miliardi. Sfida alla Uefa, decisivi i tifosi

Si allarga con altre big il fronte del no al nuovo progetto ’liberato’ dalla sentenza della Corte di Giustizia Ue. A22 punta su una distribuzione meno sbilanciata delle risorse, e le gare gratuite in tv possono cambiare tutto .

di PAOLO GRILLI -
23 dicembre 2023

La battaglia è appena iniziata. Con il caos come orizzonte certo. Il verdetto della Corte di Giustizia UE sull’abuso di posizione dominante di Fifa e Uefa nel pretendere di autorizzare o meno nuovi tornei apre certamente le porte alla Superlega: entità titanica dai contorni però non ancora definiti, che per taluni è la rivoluzione, e per altri è semplicemente il male.

Il fronte del no si irrobustisce. Giusto ieri si sono dichiarati contrari al progetto di ’A22’ Liverpool e Arsenal, altre big d’Europa che oggi si affrontano ad altissima quota in Premier. Se non fosse per i sorrisoni da rivalsa di Real e Barcellona, le uniche due squadre rimaste sul carro che fino a giovedì sembrava quello degli sconfitti, il veto al super campionato europeo sembrerebbe unanime. Esce dal coro Aurelio De Laurentiis, che al Corriere dello Sport ha rivelato il suo sogno di Superlega all’italiana: 14 squadre di élite, una ’Serie E’ che comprenda solo società di blasone e con un un ampio bacino di utenza. Bari e Palermo, secondo la visione del presidente del Napoli, avrebbero accesso di diritto al torneo delle elette in virtù del loro seguito. Non sarebbe invece così per quelle squadre arrivate al top per merito, ma con la colpa di non avere un numero adeguato di tifosi. E la Serie A? Un campionato di livello inferiore, a due gironi da venti squadre – così lo vede De Laurentiis – sotto del quale ci sarebbe poi solo il dilettantismo del pallone, vivaio per i piani superiori.

ADL declina in salsa italiana lo scenario che a livello continentale può sancire la rivoluzione del calcio. Ma i tempi non saranno brevi.

E’ quasi tutta una questione di soldi, di risorse da assegnare a partire da quella gallina dalle uova d’oro che è il pallone. Con il paradosso, poi, che ora i fautori della Superlega vestono i panni di chi può distribuire ricchezza anche a chi non l’ha mai afferrata, mentre Fifa e Uefa si ergono in difesa delle big del pallone fuoriuscite dal progetto già da tempo. La Uefa, nel 2021-2022, ha distribuito ai club partecipanti alla Champione due miliardi e 100 milioni di euro. A partire dalla prossima edizione del massimo torneo continentale, quella da 36 squadre inizialmente nel maxi girone, le risorse promesse alle squadre salgono a 2,5 miliardi, a fronte dei 4,4 che si incasseranno per tutte le competizioni europee. La parte del leone la fanno i diritti tv, pari all’84 per cento degli introiti della Uefa.

La Superlega prova il contropiede, col suo torneo a 64 divise in tre serie, solo l’ultima delle quali ad accesso ’per merito’. ’A22’ promette di distribuire ancora più risorse grazie a introiti ancora maggiori, nell’ordine dei cinque miliardi. E 400 milioni spetterebbero comunque ai club che non partecipano, considerati ’di base’.

L’asso nella manica sarebbe però lo streaming gratuito per tutte le partite. Questa rischia di essere la vera rivoluzione. Perché il tifoso può e deve avere l’ultima parola. La ebbe nel 2021, quando il progetto fu lanciato e si alzarono le barricate. Ora quello sbarramento non sembra più così solido.

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