Tempo effettivo nel calcio? Favorevoli e contrari, ecco perché

L’era dei maxi-recuperi dopo il mondiale del Qatar ha riacceso il dibattito su una possibile modifica del regolamento. Secondo le statistiche, su 90 minuti ne viene giocato circa il 60%

di FEDERICO DI MAIO -
10 ottobre 2023
La lavagna dei tempi di recupero

La lavagna dei tempi di recupero

Roma, 10 ottobre 2023 - Tempo effettivo parziale e calcio possono coesistere? E’ un tema che ogni tanto torna d’attualità, a maggior ragione dopo la scelta di adottare tempi di recupero molto più lunghi, adottata dagli arbitri dagli ultimi mondiali in poi. Tra i possibili cambiamenti nelle regole, uno dei più controversi riguarda il tempo effettivo. Le statistiche dicono che su novanta minuti, circa il sessanta per cento sono quelli realmente giocati. Rimesse laterali, falli, infortuni, esultanze e Var contribuiscono a ingenti perdite di tempo, che rendono la durata di gioco sempre minore. A rendere la situazione ancora più complessa non sono state solo le tattiche di molteplici squadre che hanno fatto del rompere il ritmo il loro punto di forza, bensì anche l’incremento di alcuni strumenti, come il Var in campo. Dai mondiali in Qatar si è tracciata una nuova linea, sono arrivati i maxi-recuperi. Ci si interroga se tutto ciò sia sufficiente, almeno parzialmente, per risolvere il problema. Gli spunti più importanti arrivano dal mondo del rugby, che a livello regolamentare ha sempre fatto molta invidia agli appassionati di pallone. Partite di ottanta minuti con tempo parzialmente effettivo, gioco che prosegue anche con lo staff medico in campo (a meno di gravi infortuni), var presente da tempi non sospetti e dialoghi arbitrali in diretta. In caso di intervento del Var o di gravi infortuni il tempo viene fermato. Il sogno per ogni tifoso di calcio è vedere applicati gli stessi criteri nel rettangolo di gioco delle loro squadre. Ma sarebbe possibile applicare tutto ciò in questa realtà?

Secondo alcuni mettere un tempo effettivo totale (come nel basket), rovinerebbe l’anima tattica di questo sport, che ha sempre fatto dell’astuzia e dei vari modi di interpretare il gioco un punto di forza. Dai campi di provincia insegnano a sistemarti lentamente il calzettone in caso di fallo subito con la squadra in vantaggio. Il portiere è consapevole che la possibilità di prendere un cartellino giallo per perdite di tempo, se fatto nel momento giusto, rappresenta un ipotesi tecnico- tattica da prendere in considerazione. I raccattapalle che ritardano la consegna del pallone alla squadra ospite fanno parte dell’ostile sportività alla quale le squadre vanno incontro durante una trasferta, da sessant’anni a questa parte. Nonostante ciò, la verità sta nel mezzo, nel mezzo dell’innovazione, che va accolta e accompagnata con i giusti strumenti. Il var, quando richiede la “On Field Review” dovrebbe rappresentare una parentesi di un gioco che si ferma, e così si dovrebbe fermare il tempo durante queste lunghissime revisioni proprio come capita nel mondo della palla ovale. Il calcio non potrà mai essere come il rugby sul piano etico (nello sport della palla ovale i giocatori non perdono mai tempo, questione di cultura del gioco), ma sicuramente potrebbe rubarne qualcosa a livello regolamentare, come il tempo effettivo parziale, per accompagnare l’innovazione verso una dolce accoglienza.

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