Un’impresa quasi mundial, Pontedera come il Brasile. Battè l’Italia di Sacchi senza bisogno dei rigori

Trent’anni fa una partita storica: l’amichevole degli azzurri prima di partire per gli Usa, dove sarebbe arrivato il secondo posto, fu una sconfitta pesante. Baggio, Signori, Maldini e Baresi si inchinarono ai gol di Matteo Rossi e Aglietti

di ENRICO SALVADORI -
6 aprile 2024
Giuseppe Signori e Roberto Baggio facevano parte dell'Italia che dopo l'ultimo test arrivò seconda ai mondiali negli Usa

Giuseppe Signori e Roberto Baggio facevano parte dell'Italia che dopo l'ultimo test arrivò seconda ai mondiali negli Usa

Roma, 6 aprile 2024 – Ci sono imprese che diventano leggenda popolare, anche se non risultano in nessun albo d’oro. Oggi sono esattamente trent’anni che il Pontedera, squadra toscana all’epoca in C2, superò (2-1) in una amichevole ufficiale l’Italia di Arrigo Sacchi che tre mesi dopo sarebbe diventata vice campione del mondo perdendo soltanto ai rigori la finalissima di Pasadena contro il Brasile a Usa ’94.

Era il pomeriggio del 6 aprile, ultimo giorno a Coverciano di uno stage post-pasquale voluto da Sacchi che stava forgiando gli azzurri a somiglianza del suo Milan dominatore. Ma il lavoro giornaliero con il club era diverso da quello meno frequente in azzurro. I giocatori e le società erano visibilmente contrariati per questo stage. Il tecnico milanista Fabio Capello lo disse senza mezzi termini, Sampdoria e Parma addussero scuse argomentate per non spedire a Coverciano i loro tesserati.

C’erano comunque tanti big: da Baresi a Maldini, da Roberto Baggio a Donadoni. Sacchi rinuncia solo all’ultimo momento a convocare il giovane Bobo Vieri. Dopo due giorni di lavoro durissimo anche a livello atletico c’è il test conclusivo diretto da Pierluigi Collina, il top degli arbitri mondiali. Viene scelto come sparring partner il Pontedera per una ragione precisa che spiega Francesco D’Arrigo, allora tecnico dei granata toscani. "Noi stavamo facendo molto bene in C2. Siamo stati a lungo imbattuti in quella stagione finita con la promozione in C1. Ma soprattutto proponevamo una zona integrale che era una novità in terza serie: Sacchi ci seguiva e mi disse che voleva un’avversaria che giocasse come la Norvegia che era avversaria nel girone di qualificazione di Usa ’94. Noi interpretammo fin troppo bene lo spartito – spiega D’Arrigo – e ne venne fuori una giornata memorabile: pressing, difesa alta e fuorigioco. Una macchina perfetta. Noi pensavamo al Montevarchi avversario la domenica successiva. Solo alla fine capimmo cosa avevamo fatto".

L’Italia schiera inizialmente Marchegiani in porta, una difesa composta da Panucci, Baresi, Costacurta e Maldini. A centrocampo Albertini e Conte sono i centrali con ai lati Donadoni e Stroppa. L’imprescindibile 4-4-2 è completato in avanti da Roby Baggio e da Signori che per una volta torna attaccante e non esterno di centrocampo. Il Pontedera risponde con una squadra che per molti è composta da sconosciuti.

L’ex Juve Drago in porta, Vezzosi e Allori esterni bassi, Rocchini e Balli centrali difensivi. A centrocampo esterni Matteo Rossi e Pane (che sarà in A con l’Empoli e ora è nello staff azzurro con Spalletti), il vertice basso del rombo è Cecchi, Paolo Moschetti innesca le due punte Cecchini e Alfredo Aglietti che giocherà in serie A col Napoli e ora è allenatore di qualità in serie B. Il Pontedera gioca a memoria e passa al 19’ con Matteo Rossi. Tre minuti dopo su calcio d’angolo ancora Matteo Rossi impatta di testa, Marchegiani respinge e Aglietti insacca il 2-0. Sacchi nella ripresa sostituisce Baggio con Casiraghi e Signori con Massaro che segna al 52’ il 2-1. La partita viene conclusa da un recupero lunghissimo nella speranza che arrivi un pari che non matura.

"Giocavamo con serenità e a memoria – spiega Paolo Moschetti – e solo finita la gara ci accorgemmo di quanto valore aveva quell’impresa. Sacchi ci fece i complimenti, i tifosi ci aspettarono all’uscita".

Il bravo di Sacchi è rimasto impresso anche al tecnico D’Arrigo. "Sia lui che i giocatori azzurri non ce l’avevano con noi. Qualche stella della Nazionale in campo mugugnava perché Sacchi non prescindeva mai dagli schemi. E figuriamoci se Roby Baggio non dava spazio alla sua fantasia".

E a Usa ’94 proprio la giocate del Codino ci portarono a un passo dal trionfo. Ma questa è un’altra storia.

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