Vis Obi: "Il mio calcio felice a piedi nudi"

L’ex campione di Inter e Torino si racconta: dal suo villaggio in Nigeria dove ora aiuta i poveri, all’arrivo da migrante, alla carriera in A

26 giugno 2024
Vis Obi: "Il mio calcio felice a piedi nudi"

Vis Obi: "Il mio calcio felice a piedi nudi"

Joel Obi, centrocampista della Vis: lei ha giocato in tanti club importanti, l’esperienza più significativa?

"Devo tanto all’Inter, sono cresciuto con loro e mi hanno dato la possibilità di fare il professionista salendo dalle giovanili a 14 anni fino alla prima squadra. Poi a Torino ho disputato un campionato importante e anche a Chievo. Ovunque sono stato ho imparato qualcosa"

Il suo arrivo in Italia?

"Nel 2000 a nove anni con mia mamma e la mia famiglia. Eravamo migranti. Sono nato in Nigeria. Giocavo a piedi nudi sulla sabbia, segnavamo le porte con due sassi o con bastoni. Di normale c’era solo la palla che qualcuno portava da casa. Ma eravamo felici anche senza nulla, bastava poco...".

Quando ha pensato di volere fare il calciatore?

"Fin dal mio arrivo in Italia ho sempre detto a mia mamma che avrei voluto giocare a calcio. Abitavamo a Parma, ho cominciato nell’Fc Castello, dilettanti. Giocavo nei tornei di provincia ed è lì che il Parma si è accorto di me. Ma non è stato facile il grande salto".

Perché?

"Il primo anno non sono potuto andare a Parma. Mia mamma non era convinta, avevo dodici anni e avrei dovuto fare trenta minuti di auto ogni giorno per allenarmi. Mi ha detto: è troppo presto, sei troppo piccolo, devi studiare".

Poi però ha ceduto...

"Il Parma è tornato all’attacco l’anno dopo, e a tredici anni la mamma ha detto sì. Sono rimasto a Parma nelle giovanili per due stagioni. Anche in questo caso i tornei sono stati determinanti per me. Giravano osservatori e quelli dell’Inter mi hanno notato. Ma anche lì non è stato facile".

Di nuovo la mamma?

"Beh, sì, per lei la scuola aveva la precedenza. Ho potuto andare a Milano, all’Inter, solo dopo il diploma della terza media e promettendo a mia madre che mi sarei diplomato. E infatti sono diventato ragioniere. Studiavo e giocavo".

Si sente un po’ ragioniere anche in campo?

"Sì cerca di ragionare e fare bene, ma non sempre ci si riesce"

Torniamo alla sua carriera, quando il primo stipendio importante?

"Fino a 24 anni non ho visto un soldo".

In che senso?

""Li davo alla mamma, era lei a gestirli, io pensavo a giocare"

A cosa sono serviti i guadagni di un giocatore di serie A?

"Alla famiglia oltre che a me. In Nigeria ho una fondazione che aiuta persone del villaggio dove ho passato la mia infanzia. Ogni anno una finalità diversa: quest’anno abbiamo aiutato le vedove".

Ha avuto tanti allenatori di grido, da Mourinho a Benitez a Mihajlović: il maestro?

"Ho imparato moltissimo da ogni allenatore, Benitez mi ha fatto esordire e con Mihajlović a Torino ho vissuto la stagione più importante nel 2017-18"

Com’ è arrivato a Pesaro?

"Seguivo la Vis da un paio di anni, conosco molto bene il direttore Menga e il presidente Bosco, parlando con loro è nata l’opportunità di venire e non ci ho pensato troppo. Sono persone valide che se si pongono un obiettivo fanno di tutto per raggiungerlo".

Che campionato è stato il suo primo a Pesaro?

"Molto difficile, le cose non sono andate come si pensava, ma è servito per crescere, tutto serve per crescere. Il campionato era duro e l’abbiamo scontato, bisogna stare sul pezzo e non mollare".

La città?

"Bellissima, qui si può lavorare benissimo, ci sono tutti i presupposti per fare bene"

Viene dalla Reggina, tornerà in B con la Vis un giorno?

"Nella vita sono abituato a non pormi limiti. Certo, bisogna fare le cose passo per passo e credere in quello che si fa, ma senza fretta. Non bisogna saltare passaggi, non mi precludo nulla".

A 33 anni come si sente?

"Mi sento bene, sono contento del percorso che ho fatto e della mia scelta, ho tanta voglia e ho obiettivi".

Abbiamo visto il miglior Obi?

"No di certo. Arrivavo da un percorso difficile, un anno fermo dopo il fallimento della Reggina. Ancora non avete visto il miglior Obi, spero quest’anno".

Regista: corretto?

"Sono un centrocampista moderno: preferisco definirmi così. Ho giocato in quasi tutti i ruoli, bisogna saper fare tutte le fasi. Poi dipende dall’allenatore. L’importante è sapere stare bene in campo".

Non c’è un altro Cesena all’orizzonte, ma non mancano tanti club di grido: come la mettiamo?

"La C è difficile e non basta il nome. La Carrarese lo dimostra. Quest’anno se la giocheranno in tante".

Come si sta muovendo la Vis di Stellone e che ruolo potrà recitare?

"E’presto per dirlo, ora ognuno ha il suo programma pre ritiro che sta seguendo a casa, bisogna aspettare il raduno"

Dove si trova adesso?

"A Milano con la mia famiglia, la mia compagna e tre figli, ma verremo al mare a Pesaro presto"

Il prossimo stipendio ancora alla mamma?

(ride).. "Beh, no, ormai sono adulto, se dipendessi ancora dalla mamma sarebbe un casino...".

Davide Eusebi

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