Zola, doppio assist: “Fiorentina e Cagliari, si può fare”

Ha allenato il West Ham prossimo avversario della Viola, ha vinto uno scudetto col Napoli e tifa per i sardi che si stanno giocando il ritorno in serie A

di DORIANO RABOTTI -
6 giugno 2023
Gianfranco Zola in divisa Chelsea: ci ha giocato e lo ha allenato

Gianfranco Zola in divisa Chelsea: ci ha giocato e lo ha allenato

Bologna, 6 giugno 2023 _ E’ più forte di lui, si trova al centro del gioco anche senza volerlo: Gianfranco Zola è legato in qualche modo a tutti i protagonisti del calcio italiano di questi giorni. Perché nella sua esperienza inglese (ormai vive stabilmente a Londra) è stato anche allenatore del West Ham che domani affronta la Fiorentina nella finale di Conference League. Perché sa che cosa vuol dire vincere uno scudetto a Napoli, essendoci passato oltre trenta anni fa. E perché vede il ‘suo’ Cagliari giocarsi la finale promozione per tornare in serie A con un amico come Claudio Ranieri in panchina.

Zola, partiamo dal West Ham: la Fiorentina può batterlo?

“Credo che sia la finale più equilibrata, tra le tre delle coppe europee. La Fiorentina è allenata benissimo e ha tutte le carte in regola per giocarsi la finale alla pari, anche se del West Ham è meglio non fidarsi perché in campionato non ha espresso, per svariati motivi, il suo vero valore. E’ una squadra scomoda da affrontare”.

Domenica il Napoli ha festeggiato lo scudetto.

“E io so che cosa si prova, perché ci sono passato. C’ero quando vincemmo il campionato nel 1990, è stato fantastico giocare in quella squadra con tanti campioni e so quanto sia bello il clima della città in un momento come questo. Non è un caso se tanti professionisti passati da Napoli, anche senza vincere un titolo, dopo raccontano sempre di essersi trovati molto bene. E’ un posto speciale, Napoli e i napoletani si meritano tutta questa gioia che stanno vivendo”.

Un po’ come la sua Sardegna che ora lotta per tornare in A. Il segreto è Claudio Ranieri?

“Claudio è sicuramente la persona più giusta in quel ruolo in questo momento, quando è arrivato la piazza era un po’ agitata e lui ha saputo riportare la calma. E’ un tecnico esperto che non ha rigidità tattiche e sa adattarsi bene ai giocatori, ha un bellissimo rapporto con i tifosi e sa mantenere la calma nei momenti che contano. E’ sicuramente un valore aggiunto che spiega perché il Cagliari sia in finale dei playoff”.

Anche se la semifinale contro il Parma, con cui pure ha giocato, sarà stata una tortura per lei.

“Diciamo che è stato un momento un po’ particolare sul piano umano, sì. La partita dell’andata a Cagliari è stata bellissima, vibrante, con i sardi che l’hanno saputa riprendere in rimonta dopo aver rischiato di andare sotto anche di più di due gol. Poi al ritorno il Cagliari l’ha giocata benissimo, ai punti ha sicuramente meritato di passare”.

Come mai un sardo come lei e un romano del Testaccio come Ranieri si sono inseriti così bene in Inghilterra?

“Io e Claudio siamo legati da bei ricordi, ci siamo incontrati due volte durante la mia carriera. L’ho avuto a Napoli, quando iniziavo ed ero un giovane che aveva bisogno di consigli, e poi a fine carriera al Chelsea, dove ormai ero uno dei giocatori maturi. Abbiamo molte affinità”.

Zola, lei è anche vicepresidente della LegaPro. Ormai è chiaro che il sistema calcio italiano ha un problema con i giovani.

“E’ vero, è un problema molto serio. Da noi non si riescono a lanciare e così finisce che per giocare devono andare nei campionati stranieri, dove c’è un atteggiamento diverso”.

Vedi il caso di Casadei, protagonista con l’Under 20 che è in semifinale mondiale e gioca in Inghilterra. Ma perché da noi non funziona, il lancio dei giovani, e all’estero sì?

“E’ una questione di mentalità, di accettazione dell’errore. Da noi non si perdonano gli sbagli dei giocatori maturi, figuriamoci quelli dei ragazzini. In altri campionati invece sanno che a 18 anni è normale che tu possa sbagliare, anzi: sa che cosa vuol dire, se un giovane non sbaglia mai?”

Che è un alieno?

“No, che è un mediocre. Che non mette alla prova il suo limite. Per crescere bisogna andare oltre quello che si sa già fare, e solo sbagliando si può imparare. E’ il processo fondamentale della crescita, senza errori non può avvenire. Dovremmo trovare il coraggio di affrontare il lancio dei ragazzi con questo spirito”.

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