I favoriti della Liegi-Bastogne-Liegi 2024, la griglia: tutti contro Pogacar, compreso Van der Poel

L'iridato olandese prova a sfidare il rientrante sloveno che sulla strada del Giro va a caccia del bis. Formolo guida la pattuglia italiana

di ANGELO COSTA -
19 aprile 2024
Tadej Pogacar

Tadej Pogacar

Ammesso che le altre non lo siano, la Liegi-Bastogne-Liegi gode del titolo di classica più dura di primavera, almeno quanto il Lombardia lo è d’autunno. Non senza ragione: lungo un tracciato di 254,5 chilometri, assomma quasi 4.300 metri di dislivello, distribuiti in undici salite lunghe e con pendenze severe, compresa l’ultima, la Cote de La Roche aux Fachons, coi suoi 1.300 metri all’11 per cento. Se poi ci si mette il meteo, che può riversare sulla corsa vento, freddo, acqua e persino un mix di tutti e tre, risulta chiaro dove stia il prestigio della Decana delle grandi classiche, quella nata prima di tutte le altre: a vincere è sempre il più forte. Manca il più forte degli ultimi due anni, Evenepoel, attualmente in officina per risistemare le ossa, manca pure Roglic, che l’ha vinta quattro anni fa, in compenso torna il confronto fra fenomeni mancato a Fiandre e Roubaix, perché al via ci sono Pogacar e Van der Poel, uno con la testa al Giro e l’altro alle vacanze. Ecco la griglia di partenza dell’ultima classica del Nord.

In pole

TADEJ POGACAR. Torna a correre dopo un mese, riparte da sei vittorie in nove gare, compresa la straordinaria Strade Bianche. Vuole prendersi la rivincita sulla sfortuna che un anno fa gli impedì il bis e gli costò la salute, vuol far la prova generale prima del debutto al Giro: quando dice di averne voglia, meglio attrezzarsi.

Prima fila

MATHIEU VAN DER POEL. Sulla carta è il grande sfidante di Pogacar. Lo spinge una primavera eccezionale: tre vittorie in sei gare, con tanto di Fiandre e Roubaix. Alla strada dire se l’iridato è capace di superare se stesso su un tracciato che è più adatto allo sloveno: dei fenomeni come lui, sempre meglio non fidarsi…

TOM PIDCOCK. Fra i due possibili litiganti cerca spazio anche il piccolo britannico, che un anno fa su queste strade chiuse al secondo posto. Arriva con la leggerezza di chi una classica (l’Amstel) l’ha appena vinta, ma anche con la consapevolezza che il salto di qualità per arrivare nel Gotha della bici si fa in corse come questa.

Seconda fila

MATTIAS SKJELMOSE. Uscito congelato da una delle edizioni della Freccia più flagellate dal maltempo, il danese va all’assalto della classica che gli si addice di più: ha dalla sua una forma ottimale e una squadra forte con Mollema e Bagioli come alternative, chissà se può bastare per sorprendere Pogacar…

ROMAIN BARDET. Reduce da un’ottima prova generale in Trentino, sulla strada del Giro il francese si concede il blitz alla Liegi, classica dove ha già raccolto un podio e altri tre piazzamenti nei dieci: è la conferma che le classiche più dure fanno per lui, anche se per esser ricordati bisogna finire nell’albo d’oro.

Terza fila

TIESJ BENOOT. Alla sua brillante primavera, in cui ha infilato tanti piazzamenti e la nascita del secondo figlio, il belga vorrebbe aggiungere quel sigillo che vale una carriera: lo cerca nella corsa che gli è riuscita meglio, consapevole che la fatica di un mese ad alta velocità potrebbe presentare il conto. DAVIDE FORMOLO. Della pattuglia italiana, insieme al tricolore Velasco è il nome più spendibile, vuoi per il secondo posto centrato cinque anni fa, vuoi per l’inclinazione a lottare sui percorsi più duri. Si presenta da leader e non più da aiutante maggiore, magari è l’occasione buona per trasformarsi anche in sorpresa.

Outsiders

SANTIAGO BUITRAGO. Terzo un anno fa, nella gelida Freccia ha appena ribadito di esser uno dei sudamericani che va forte nelle classiche. Qui le salite non gli mancano, né gli manca la compagnia giusta (Bilbao, Poels e il nostro Tiberi, fra gli altri), quel che manca per passare da protagonista a vincitore deve mettercelo lui.

DYLAN TEUNS. Nella classica che in carriera ha interpretato meglio prova a far valere la salute mostrata in questa primavera. E’ uomo più di lotta che di governo, ha il profilo giusto per calarsi nel ruolo di uomo che non ti aspetti, anche se da quando ci sono in giro i mostri alla Pogacar questa figura è scomparsa.

ALEXEY LUTSENKO. Se non ha smarrito la brillantezza che gli ha consentito di dominare il giro d’Abruzzo, il kazako ha la chance di correr da protagonista una classica che gli si adatta, ma nella quale non ha mai fatto faville: ha forza e gamba per andar lontano, l’importante è riuscire a sfruttarli bene.

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